6(Parte I/II)

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Kyoden aveva ottenuto il permesso di allontanarsi dalla Città Celeste.

Quando Hideaki aveva acconsentito quasi non ci aveva creduto, ma la sua gioia era durata poco. Oltre a Nobu e Ryo, l'Imperatore aveva suggerito che sarebbe stato un bene portare anche Ichiro, cosa che all'uomo non era affatto piaciuta. Per quanto lo Shinigami Reale si sforzasse, non riusciva a fidarsi di quel ragazzo. Ichiro era un doppiogiochista, e tanto gli bastava per voler prendere le distanze.

Quando si diresse verso il palazzo della Regina, la luna a spicchio illuminava il cielo. L'uomo avrebbe voluto parlare con sua moglie, rassicurarla e abbracciarla, ma non ebbe modo di farlo. Gli bastò oltrepassare il muro di foglie per notare la presenza di Itami ed Eiko, posti a guardia del palazzo, a osservarsi intorno quasi stessero aspettando la sua venuta.

Kyoden sapeva che non avrebbe potuto rischiare, farsi vedere nei pressi della pagoda gialla sarebbe stata interpretata come una provocazione.

Con l'amaro in bocca e i pugni stretti, il Ronin si diresse verso il luogo di incontro, nel giardino Seiren, dove Nobu, Ryo e Ichiro lo stavano aspettando. Quando i ragazzi lo videro arrivare si sollevarono in piedi, come dei soldati.

"Otousama." lo chiamò Nobu. "Siete riuscito a vedere Okaasama?"

Kyoden scosse la testa, inacidito. "No, a quanto pare ha due nuove guardie del corpo: Eiko e Itami."

"Quindi adesso la trattano da vera e propria prigioniera?" chiese Ryo, con voce flebile. Risentiva ancora del sangue che il padre gli aveva iniettato quel pomeriggio. Arinori aveva esagerato e lui ne stava pagando le conseguenze. "Kosaki mi ha detto che alle selezioni per le dame di corte l'hanno chiamata Imperatrice."

Kyoden strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche e, non sapendo su chi scaricare la propria frustrazione, lanciò un'occhiataccia a Ichiro.

Quest'ultimo abbassò lo sguardo, avvertendo il senso di colpa strisciare lungo la sua schiena fino a invaderlo. Non aveva avuto il tempo di salutare Yori, non aveva avuto il tempo di chiedere spiegazioni sebbene le direttive fossero state chiare. Doveva spiare i Tachibana e riferire tutto all'Imperatore, c'era qualcosa nella sua testa che glielo stava suggerendo e che lui stava cercando di ignorare, una volta per tutte.

"Quindi ha deciso di disonorare anche mia moglie?" Kyoden fece un cenno al figlio, come a dirgli di aprire il portale. "Andiamocene, prima che la rabbia mi distragga dal nostro reale obiettivo. Sta' attento, Nobu, se non riuscirai ad aprire il varco..."

"Ci riuscirò, vedrai." il ragazzo tentò di sorridere incoraggiante e si inginocchiò davanti lo stretto tempio che si ergeva al centro del giardino. Congiunse le mani in grembo e cominciò a parlare in lingua arcaica. Parole colme di significato e potenza si dispersero nell'aria, dando vita a un cerchio luminescente dai riflessi confusi Non c'era la magione Usui, raffigurata sulla sua superficie, solo un paesaggio di campagna.

"Qualcosa mi dice che dovremmo andare a piedi comunque... Ryo, Ichiro, ascoltatemi." li richiamò a sé Kyoden. "Quello degli Usui è un feudo chiuso, e noi ci stiamo dirigendo laggiù privi di una convocazione ufficiale. La Nobile Chi non permette neppure agli altri Nobili di farle visita, perciò state allerta. Se la notizia della nostra venuta raggiungesse le orecchie di Hideaki, lei, invece di aiutarci, ci rispedirebbe alla Città Celeste in catene."

"Ma la Nobile Chi è dalla nostra parte, vero?" chiese Ichiro, notando la riluttanza di Kyoden nel rispondergli.

"Lo è."

"Kyoden-sama." la voce di Ryo lo distrasse dalle sue parole, e lo portò a fissare gli occhi sulla figura di Nobu. Più il portale prendeva forma, più la sua voce si faceva tremante e il suo corpo pallido. Sembrava stesse soffrendo. "Nobu ha qualcosa che non va."

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora