Quella mattina, il sole illuminò le chigi dorate di un palazzo in lutto

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Quella mattina, il sole illuminò le chigi dorate di un palazzo in lutto.

Kosaki uscì dalla Buke-zukuri che condivideva con le altre dame avvolta in un kimono bianco. Il vento le scompigliò i capelli con carezze secche, che la portarono a rendersi conto della realtà: Uchigawatana Hiyori e Togashi Eiko erano morte, e tutta la Città Celeste avrebbe dovuto onorarle con un funerale.

"Si dice che un rito funebre prima del capodanno sia di cattivo auspicio." la raggiunse Hiromi, seguita dal suo immancabile gruppo di amiche. Tutte e tre, sotto la veranda, si erano cosparse il viso di belletto, come se non potessero sopportare la semplicità. "Speriamo e preghiamo che il Nuovo Anno ci porti lieti eventi."

Kosaki non riuscì a sorridere. Mancavano poco più di due giorni alla festa più importante di Nihon, e lei non aveva niente da festeggiare. Era preoccupata per i suoi amici, chiusi nel Giaciglio della Dolenza, ed era preoccupata per Mei, che non aveva più visto dopo l'aborto. "Dovremo cercare di trarre il meglio anche dagli eventi più tristi, Hiromi-san."

"Sarà come dici, ma una vita triste non piace a nessuno." sorrise lei, incamminandosi verso il quartiere che avrebbe dovuto addobbare per il funerale delle donne.

Kosaki non le rispose e poggiò i gomiti sul corrimano di legno, poi i suoi occhi vennero attirati da una figura alta, slanciata, che camminava elegantemente verso di lei. Seta blu e rossa fasciava il suo corpo e i capelli castani erano stati tenuti insieme da una coda alta che spiccava sopra la sua testa.

Non lo riconobbe, sul momento, nonostante il suo viso possedesse dei tratti che aveva già visto qualche giorno prima, addosso a uno Yūrei.

La giovane scese le scale e si inchinò innanzi l'uomo. "Ohayou gozaimasu. In cosa posso esservi utile?"

"Ho saputo che nel Padiglione delle Begonie offrono dell'ottimo tè, sareste così gentile da farmelo assaggiare?" persino la sua voce era familiare, melliflua e ipnotica.

Kosaki sollevò il viso e, quando incrociò gli occhi scuri di quell'uomo, per poco non si lasciò andare a un singulto. Anche lui parve riconoscerla, perché le sue labbra si incurvarono in un sorriso che le suscitò inquietudine.

"Posso offrirvi il mio, di tè, ma non riesco a equilibrare bene i sapori. Ditemi, quale aroma preferite?" domandò la giovane, sperando che fare finta di niente sarebbe bastato per scoraggiare quell'uomo.

"Gradisco il tè al gingko." rispose lui, andandosi a sedere intorno al tavolino di pietra che si ergeva davanti la dimora. Sulla superficie liscia era disposto tutto il necessario per preparare la bevanda.

Kosaki deglutì e afferrò le foglie verdi del gingko da un cesto di vimini, versò l'acqua calda in una tazzina di porcellana e attese che la trasparenza prendesse colore, subito dopo porse il tè al suo ospite. "Ecco a voi."

"Le somigli così tanto..." si lasciò sfuggire l'uomo, sorridendole di nuovo.

"Scusatemi?"

"Pensavo ad alta voce."

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora