18(Parte I/II)

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"Tachibana Kyoden sta complottando alle spalle dell'Imperatore?"

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"Tachibana Kyoden sta complottando alle spalle dell'Imperatore?"

"No."

"Bugiarda."

Era una bugiarda, sì, eppure non poteva rivelare la realtà.

Kotori chiuse gli occhi e sopportò quando la colpirono ai polpacci con un'asticella di bambù. Sopportò anche quando la spinsero per terra e le puntarono una katana alla gola, minacciandola per l'ennesima volta. La ragazza si costrinse a tenere la bocca chiusa e a farsi coraggio. Pensava che se avesse dato prova della sua innocenza, forse, l'avrebbero lasciata andare.

Si stava solo illudendo.

La lama calò sul suo corpo e tagli verticali si aprirono sulla sua pelle. Stille vermiglie sporcarono la veste immacolata che, in una tacita dimostrazione di sofferenza, si macchiava sempre di più, ogni volta che la carne si apriva.

Quando la tortura finì, Kotori venne gettata come un sacco di riso stantio all'interno della cella. Poi toccò a Nobu.

Il ragazzo, in quanto figlio del sospettato, ebbe diritto a un trattamento particolare. Venne scaraventato al suolo dopo essere stato picchiato ferocemente, poi, un mantello di foglie secche era calato sulla sua schiena. Allo stesso, il carceriere aveva dato fuoco.

Nobu aveva urlato, si era dimenato, ma niente era riuscito a sottrarlo alle incombenze della tortura. Era da solo, solo e inerme, ad ascoltare la carne sfrigolare, le vesciche tirare, la schiena consumarsi sotto il peso di un fuoco che lo stavano divorando.

Ryo aveva sofferto subito dopo Nobu. Il giovane erano stato irruento e, in un moto di rabbia, aveva sferrato un calcio alle sbarre della cella, innescando un sistema di sicurezza che in pochi si sarebbero aspettati: tre serpenti erano sbucati dalle fenditure delle pareti e lo avevano morso alle caviglie, facendo sì che ricadesse riverso al suolo, privo della vista. Tre giorni dopo, terribili piaghe si erano formate sulle sue caviglie, e i rettili erano scomparsi sotto il letto di paglia.

Shiori e Ichiro parevano essere gli unici che avevano, in silenzio, accettato i loro dolori senza rendere partecipi nessuno. Eppure, non erano stati risparmiati.

La donna era stata immersa più e più volte in una vasca d'acqua bollente, capace di annientare le difese del suo corpo di ghiaccio. Shiori aveva sperato di morire affogata, ma il carceriere non le aveva concesso quella grazia e l'aveva marchiata con un ferro rovente sul petto, sulle braccia e sulle gambe.

Ichiro, invece, si era ritrovato legato, sia per le braccia che per le gambe, su uno strumento di tortura. Gli avevano chiesto di tradire la fiducia di Kyoden, ma lui si era rifiutato, e le conseguenze erano state terribili: due uomini avevano cominciato a spingere due ruote di legno ai lati della struttura, capaci di tirare le corde che gli avevano stretto ai polsi e alle caviglie, fino a fratturargli le ossa.

Ichiro, però, non si era scomposto.
Potevano ucciderlo e prendersi ciò che restava della sua anima sporca, non avrebbe parlato.

E come lui, nessun altro.

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora