12(Parte I/II)

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"Aiutami a prepararmi in fretta, Kosaki

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"Aiutami a prepararmi in fretta, Kosaki. Hai saputo, vero?" Mei sorrideva davanti la specchiera dorata, mentre la dama di corte passava agilmente le dita fra i suoi capelli, intrecciandoli con maestria. "Sono tornati, mio marito e i miei figli sono tornati."

Kosaki avrebbe voluto sotterrarsi. Si sforzò di sorridere, senza incrociare gli occhi della donna. Era troppo felice, e lei non avrebbe voluto rovinare quel sorriso lucente con l'oscura verità. "Sì, ho saputo che Ryo e Nobu sono tornati, ma..."

Mei si irrigidì, mentre Kosaki le infilava un kanzashi al centro del nugolo di trecce che aveva fermato alla base della testa. "Ma?"

Kosaki si voltò e andò a recuperare la sopraveste violacea che Mei avrebbe dovuto indossare sul kimono celeste, con il cuore pesante. Non poteva mentirle ancora, prima o poi qualcuno le avrebbe riferito la situazione e, allora, avrebbe sofferto di più. "Non c'era traccia di Kyoden-sama... Ryo-kun e Nobu-kun sono tornati da soli, denka-sama."

Mei sgranò gli occhi a quelle parole e strinse le dita sopra il ventre appena più gonfio, come a volerlo proteggere da quella sgradevole notizia riportatole nel modo più gentile possibile. Tanto gentile da farla innervosire. "Kosaki, tu devi..."

Le shoji si spalancarono in quell'istante e la figura di Hiromi ne emerse, accompagnata da altre due dame che, fra le braccia, sorreggevano sacchetti profumati e decori per la stanza.

"Kōgō." si inchinò Hiromi, con un sorriso mellifluo sulle labbra e un kimono rosso e blu che le fasciava la pelle. Portava sempre i colori dei Daiki indosso, come se volesse sfoggiarli con orgoglio in ogni istante. "Devo chiedervi di lasciare il palazzo per potervi trasferire momentaneamente in quello del Cigno d'Argento, dobbiamo abbellire la vostra dimora in vista del capodanno."

Quelle parole, per Mei, furono un occasione. La donna si sollevò dal cuscino con fatica, avvertendo il dolore ai piedi pervaderle le gambe e risalire fino all mente, ma si sforzò di sorridere. "Certamente. Kosaki, vieni con me e accompagnami. Non voglio intralciare il lavoro di queste graziose fanciulle..."

Kosaki si morse le labbra e si affrettò a posarle la sopraveste sulle spalle, per poi offrirle il proprio braccio e camminare fuori dal palazzo. Una volta evase, Mei cominciò a procedere più velocemente verso il giardino Haru, come se i suoi piedi potessero permetterglielo. Non ci volle molto prima che la dama notasse il sentiero immacolato venire macchiato da chiazze color sangue.

"Denka-sama..." provò a fermarla, Kosaki, ma Mei si voltò di scatto verso di lei e le posò le mani sulle spalle.

"Non chiamarmi così, io non sono l'Imperatrice, io non sono nessuno se non una donna che sta venendo presa in giro da tutti." le parlò con rabbia. I suoi erano occhi velati di pianto e le labbra incurvate verso il basso. "Sto vivendo in una bugia dorata, Kosaki, solo tu puoi aiutarmi."

"Io non posso fare niente per voi..." mormorò lei, torcendosi le mani. "Vostro marito non mi mette al corrente dei suoi piani."

"Ma tu sei stata in quella casa con lui, tu sai dove si trova adesso, non è vero?" Mei era sempre più nervosa, le lacrime pizzicavano le ciglia e le parole di Hideaki riecheggiavano nella sua mente senza lasciarla andare. E se avesse avuto ragione? Se Kyoden si stesse davvero intromettendo in faccende più grandi di lui?

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora