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"L'inizio è la parte più importante del lavoro

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"L'inizio è la parte più importante del lavoro."
Platone

Ritornare a casa sua, dopo aver passato la notte in quella dei suoi genitori, era stata come una doccia fredda: un vero e proprio ritorno nella routine caotica della sua vita. A confermare il tutto c'erano le cose rimaste nello stesso punto in cui le aveva lasciate, come la tazza pulita lasciata ad asciugare nel lavello della cucina, la rivista di moda – per cui lavorava Hailee – aperta su una pagina su cui c'era un corpetto bellissimo, le sue scarpe con il tacco preferite vicine al divano. Tutto in quella casa, persino l'aria, la riportava alla realtà e cancellava il fine settimana trascorso al festival di Glastonbury. Come se nulla fosse accaduto, come se si trattasse soltanto di un lavoro di immaginazione dentro la sua mente. Una sola cosa, però, era più certa che mai nella sua incertezza: il viso dello sconosciuto incontrato qualche giorno prima pareva vagare nei pensieri di Adrianne, come se si fosse trattato di qualcuno che occupa un'abitazione in cui si respira già vita.

L'avviso vocale della segreteria aveva riportato Adrianne alla realtà e la ragazza, già in leggero ritardo, aveva ascoltato il messaggio distrattamente mentre indossava il suo paio di scarpe col tacco preferito.

"Buongiorno luce dei miei occhi.
Questa sera io e i ragazzi suoniamo al Garavan's Bar alle nove e mezzo. Se vieni ti offro da bere, buona giornata!"

Sulle labbra della ragazza si era istintivamente formato un sorriso genuino all'udire la voce del fratello, adorava partecipare alle serate in cui Niall suonava e questo non sarebbe mai cambiato.

Qualche minuto dopo, Adrianne faceva il suo ingresso alla Styles Press; con la fronte madida di sudore per aver percorso in fretta il tragitto dal parcheggio all'ingresso della casa editrice, sperava con tutta sé stessa che l'ascensore si trovasse a piano terra: non riusciva mai a capire come, nonostante facesse di tutto per essere in perfetto orario, arrivava comunque in ritardo o appena in tempo per cominciare la sua giornata di lavoro.

Non appena le porte dell'ascensore si erano aperte davanti a lei, aveva tirato un sospiro di sollievo, felice non solo di non essere in ritardo, ma anche di appurare che non c'era nessun altro a parte lei.

«Buon giorno Elisabeth, il dottor Styles è già nel suo ufficio?»
Non si era dilungata molto nei saluti perché in ritardo, ma si era accorta dello sguardo dell'amica che lo scrutava dall'alto in basso, contenta di rivederla e curiosa di sapere cosa Adrianne avesse detto del suo fine settimana al festival. Entrambe sapevano che quando il capo chiamava una di loro, le chiacchiere sarebbero state fatte in seguito, per questo Elisabeth – certamente molto più dolce e amorevole all'apparenza rispetto ad Adrianne – aveva scoccato un bacio veloce all'amica sulla guancia arrossata dall'affanno.

«Sì, Adrianne. Puoi andare se vuoi, ti sta aspettando... ma dopo non fuggire!»

Adrianne aveva sorriso all'amica e poi, dopo averle fatto un lieve cenno del capo, si era avviata in direzione dell'ampia porta vetrata che separava la hall del piano dallo studio di Andrew Styles. Erano le nove meno due minuti e Adrianne era, non si sa come, in perfetto orario per presiedere al colloquio con il capo. Aveva bussato a mala pena quando, dall'altro lato della porta, il signor Styles l'aveva invitata a entrare:
«salve Adrianne. Raggiante come sempre! Gradisce un caffè?»

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