{la copertina è stata realizzata dalla fantastica @Ida_A_Johnson}
Adrianne ha ventitré anni e vive a Galway dalla nascita, è una figlia e una sorella amorevole e dedita al lavoro. Non ha mai creduto né all'amore, né al principe azzurro, ma forse un...
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"Seduciamo usando le menzogne e pretendiamo che ci amino per quello che siamo." Paul Géraldy
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La domenica, l'ultimo giorno di una settimana che mi era parsa infinita, avevo finalmente ceduto al dolce far nulla che tanto avevo desiderato nei giorni precedenti. Non avevo messo la sveglia, e mi ero alzata a un'ora vergognosamente comoda. Dopo aver vagato per la casa senza meta, mi ero accomodata sul divano, accendendo la televisione più per riempire il silenzio che per reale interesse. Le repliche di una sitcom che conoscevo a memoria scorrevano sullo schermo, ma io non le seguivo davvero.
Nonostante l'apparente tranquillità, però, un mal di testa martellante mi perseguitava, rendendomi irritabile oltre ogni limite. La festa della sera prima mi aveva prosciugata, e non ero nemmeno riuscita ad andarmene quando lo avrei voluto. Senza la mia macchina, ero rimasta bloccata lì, e a peggiorare le cose c'era stata Hailee, che si era ostinata a convincermi a restare. «Un po' di compagnia ti farà bene,» mi aveva detto, come se potesse capire cosa mi stesse succedendo davvero.
Alla fine, mi ero rassegnata. Avevo passato la serata fingendo di essere allegra e spensierata, mentre ogni fibra del mio essere urlava il contrario. Mi sentivo un macigno, con la mente che non faceva che ripetermi di sgattaiolare fuori dalla casa di Louis come una ladra. Non potendo farlo, avevo trovato rifugio nell'alcol.
Liam e Zayn erano stati i miei complici, sorreggendomi quando la mia andatura barcollante minacciava di farmi crollare. Nonostante i loro sforzi, però, ero andata avanti a bere, sperando che quel miscuglio di liquori potesse annebbiare i miei pensieri su Harry e Delilah.
E ora eccomi lì, a vivere una domenica che, anziché regalarmi riposo, si era trasformata nella punizione inevitabile per una sbronza colossale. Lontano da quella festa, i ricordi mi sembravano ancora più insopportabili. Harry. Delilah. Ogni immagine si ripresentava nella mia testa come un'eco incessante, rendendo ancora più pesante il mal di testa che cercavo di ignorare.
Il lunedì, tornare al lavoro era stato un vero e proprio trauma. Harry sembrava deciso a rendere la mia giornata ancora più difficile del necessario. Seduto sulla sua sedia, non faceva altro che fissarmi mentre lavoravo, ridacchiando ogni tanto senza motivo apparente. Avevo cercato di ignorarlo, concentrandomi sui miei documenti, ma ogni suo sguardo mi faceva perdere la concentrazione.
Quando, esasperata, gli avevo chiesto il favore di portarmi un caffè, Harry si era alzato con una lentezza esasperante, come se stesse facendo il sacrificio della sua vita. Poi era scomparso. Per un'ora intera.
Nel frattempo, non avevo potuto fare a meno di chiedermi dove fosse finito. Due possibilità mi erano balenate in mente: o si era intrattenuto con qualche ragazza usando il suo solito fascino irresistibile, oppure aveva preso un aereo diretto in Brasile per raccogliere personalmente i chicchi di caffè da offrirmi.