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"Alle volte il silenzio dice quello che il cuore non avrebbe mai il coraggio di dire

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"Alle volte il silenzio dice quello che il cuore non avrebbe mai il coraggio di dire."
Alda Merini

Se mi avessero chiesto cosa significava per me la lotta tra ragione e sentimento in quel periodo, non avrei avuto dubbi: avrei descritto il mio rapporto con Harry. Il suo comportamento era destabilizzante. A lavoro si atteggiava a un donnaiolo patetico, sempre alla ricerca di una donna da affascinare. Ma fuori dalla Styles Press si trasformava in qualcun altro: una persona capace di riservare a me attenzioni uniche, quasi fosse convinto che fossi l'unica al mondo capace di catturare il suo sguardo e i suoi pensieri.

Da quando Alexa non lavorava più con me, avevo notato in Harry un ulteriore cambiamento. Prima, non si tratteneva dal fare battute ammiccanti anche a lei, la giovane stagista. Ora, però, con il suo trasferimento a un altro editore, sembrava che Alexa fosse completamente scomparsa dalla sua mente. Mi ero convinta che forse Harry avesse finalmente capito che continuare a tradire Delilah non era la scelta più intelligente.

Eppure, nonostante tutto, non riuscivo a spiegarmi perché continuasse così ostinatamente a cercare un legame con me. Dentro di me, una guerra tra cuore e mente mi consumava. Ero stanca, frustrata, con la sensazione di essere costantemente sotto la spada di Damocle, pronta a trafiggermi se non avessi trovato il coraggio di affrontare l'inspiegabile dualità di Harry.

Il mattino seguente mi ero svegliata ancora una volta nel mio letto, le lenzuola calde intrise del respiro regolare di chi, la sera prima, si era trascinato a casa mia per promettermi una verità che non era arrivata. Quella situazione mi stava logorando. Sentivo che mi stava facendo più male di quanto fossi pronta ad ammettere, minando la mia stabilità psicologica.

Quando Harry, con quella voce roca che gli veniva naturale al risveglio, aveva mormorato un "buongiorno" senza nemmeno rendersi conto di dove si trovasse, un brivido mi aveva attraversata. La pelle d'oca era stata immediata, ma io ero rimasta in silenzio. Non ero riuscita a dire nulla. Qualsiasi parola, in quel momento, mi era sembrata inutile.

Ancora una volta avevo scelto di tacere. Le parole che avrebbero potuto vomitare i miei pensieri erano rimaste bloccate in gola. Temevo di distruggere quel precario equilibrio che, nel bene e nel male, definiva ciò che eravamo stati fino a quel momento.

Arrivata alla Styles Press, l'avevo trovato già nel suo ufficio, chino sulla tastiera del computer. Digitava con una mano, mentre con l'altra reggeva un bicchiere di carta fumante. Probabilmente caffè.

«Buongiorno, Harry» avevo sussurrato dopo essermi seduta alla mia scrivania.

«Buongiorno a te. Ti sta davvero bene questo vestito» aveva risposto distrattamente, senza nemmeno alzare gli occhi dallo schermo.

Un complimento così piccolo eppure capace di farmi arrossire vigliaccamente. Quando avevo notato il lieve sorriso che si era formato sulle sue labbra, avevo trattenuto il respiro, cercando di non lasciar trasparire quanto quelle parole mi avessero segretamente lusingata.

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