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"Siamo tutti isole che gridano bugie in un mare di incomprensione

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"Siamo tutti isole che gridano bugie in un mare di incomprensione."
Rudyard Kipling

Adrianne non aveva mai odiato il suono fastidioso della sveglia così tanto come quel mattino.

Il giorno precedente, non appena era arrivata a casa, aveva dato un'occhiata nella sua casella di posta elettronica, trovando tra le email in arrivo una del suo capo, il signor Andrew Styles, che la convocava nel suo ufficio il mattino precedente.

Perciò, aveva passato la notte rotolandosi tra le lenzuola e chiedendosi cosa avesse da dirle di tanto importante e urgente il signor Styles; e quando era suonata la sveglia, ad Adrianne non era rimasto far altro che pentirsi amaramente di non essere riuscita a prendere sonno a un orario pressoché decente.

Come se non bastasse, agli albori di quel giorno il tempo aveva deciso di giocare brutti scherzi: non appena la ragazza aveva messo piede fuori, infatti, aveva dovuto correre su dei tacchi a spillo per un centinaio di metri prima di arrivare al parcheggio della sua automobile, sotto una pioggia improvvisa che presagiva tutto fuorché un po' di positività.

Quindi, in quel momento si ritrovava con una tazza di caffè tra le mani e i capelli completamente bagnati, seduta su una sedia all'interno dello studio del suo capo, che la guardava come se davanti a sé ci fosse qualcuno uscito direttamente da un cassonetto della spazzatura: buon primo settembre, Adrianne Horan.

«Signorina Horan, perché non si è fermata ad asciugare i suoi capelli? Le verrà un accidente.»

Il signor Styles guardava la ragazza rivolgendole un'espressione preoccupata, che però riusciva a celare con un sorriso, mentre sfogliava un fascicolo di fogli dalla sua poltrona.

«Non volevo essere in ritardo con lei, signor Styles.»

L'uomo allora era rimasto in silenzio, preferendo sfogliare i fogli davanti il suo naso: le sue dita passavano la carta talmente velocemente da far girare la testa e il suo silenzio non aiutava di certo l'ansia della giovane.

«Allora, Adrianne. – il signor Styles aveva posato un fascicolo, prendendone un altro tra le mani e ripetendo l'azione di prima – Come va con mio figlio?»

Per poco Adrianne non si strozzava con il caffè caldo, come faceva a sapere di lei e Harry?

«Dovreste essere più liberi ora che avete finito la redazione del manoscritto di Waters, o sbaglio?»

Adrianne aveva tirato un sospiro di sollievo che non era passato inosservato all'uomo elegante davanti a lei.

«Credo che tu voglia sapere il motivo della mia convocazione, ma sono desolato di non poterti ancora dire nulla. Harry è come al solito in ritardo.»

«Perchè? Ci sarà anche lui?» aveva domandato curiosa, ripensando poi alla sera precedente, prima che Harry la riaccompagnasse a casa.

Harry aveva portato Adrianne al loro terzo appuntamento, decidendo di trascorrere insieme una serata al cinema: avevano guardato una commedia di quelle americane che fanno ridere dal primo minuto fino all'ultimo, e poi Harry l'aveva riportata a casa. In quell'istante, Adrianne aveva avuto voglia di chiedergli di restare da lei per la notte, ma poi si era ridestata pensando che probabilmente lui avrebbe declinato l'invito, visto che il giorno dopo avrebbero lavorato.

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