{la copertina è stata realizzata dalla fantastica @Ida_A_Johnson}
Adrianne ha ventitré anni e vive a Galway dalla nascita, è una figlia e una sorella amorevole e dedita al lavoro. Non ha mai creduto né all'amore, né al principe azzurro, ma forse un...
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"Solamente quando ci sentiamo sotto i piedi il saldo terreno dell'esperienza della vita reale ci è lecito darci senza timore a una concezione del mondo fondata sulla fede in un ordine razionale dell'universo." Eraclito
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I giorni trascorsi a New York con Harry erano stati una parentesi perfetta, quasi surreale, e tornare alla realtà mi sembrava un'enorme ingiustizia. Non avrei voluto lasciare quella città che mi aveva stregata, ma alla fine eccomi lì, di nuovo a Galway, a casa mia, circondata dalla mia famiglia. La valigia giaceva ancora intatta in un angolo della stanza, e ogni volta che il mio sguardo vi cadeva sopra, il solo pensiero di doverla disfare mi sembrava impossibile.
Non appena avevo annunciato il mio ritorno, i miei genitori e mio fratello si erano letteralmente catapultati a casa mia, come se non ci vedessimo da anni. Mio padre, David, aveva un'espressione impenetrabile, come al solito. Mia madre, Ruth, sorrideva, anche se stranamente taceva più del solito. E Niall? Beh, Niall era sempre Niall, spalmato sul divano, intento a sgranocchiare patatine al formaggio, come se nulla fosse.
Io, invece, mi sentivo un disastro. Lo stomaco chiuso, il jet lag che mi annebbiava i pensieri e un bisogno disperato di caffè che nemmeno quintali di tazze sarebbero stati in grado di soddisfare. E il silenzio che regnava in salotto? Era così imbarazzante da farmi venir voglia di sprofondare sotto terra.
«Allora? Hai intenzione di parlare o dobbiamo tirarti fuori le parole con le pinze?» sbottò mia madre dopo un po', con il suo tono impaziente. La sua voce attirò l'attenzione di mio padre, che scoppiò a ridere.
«È stato bellissimo! New York è una città incredibile, e mi è dispiaciuto non poterci stare più a lungo» risposi con un sorriso forzato, sperando che bastasse.
«Tutto qui?» intervenne mio padre, finalmente rompendo il suo silenzio confortevole.
«Forse tua madre vuole sapere di più... tipo...» si fermò un attimo a riflettere «com'è andato il convegno?»
Sapevo che non avrei potuto cavarmela così facilmente, quindi iniziai a raccontare. Parlando lentamente, spiegai tutti i dettagli che pensavo potessero interessare a mia madre, omettendo, ovviamente, le parti in cui io e Harry avevamo fatto l'amore e la scena con Alexa, la sua ex. Ruth e David mi ascoltavano come se le mie parole fossero oro. Era quasi divertente: in quel momento avrei potuto dire loro che gli asini volavano e probabilmente mi avrebbero creduto.
«Insomma, niente di particolarmente emozionante» concluse mio padre con un mezzo sorriso. «Spero almeno che tu abbia avuto il tempo di visitare un po' New York.»
Quella domanda riaccese i miei ricordi più belli, e mi ritrovai a raccontare con entusiasmo. Parlai della passeggiata a Central Park, dell'energia travolgente di Times Square, della bellezza di Manhattan e di tutto ciò che ero riuscita a vedere in quei pochi giorni. Per un momento, mi dimenticai persino di essere stanca.