{la copertina è stata realizzata dalla fantastica @Ida_A_Johnson}
Adrianne ha ventitré anni e vive a Galway dalla nascita, è una figlia e una sorella amorevole e dedita al lavoro. Non ha mai creduto né all'amore, né al principe azzurro, ma forse un...
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"Io sono un amante, ma senza una donna con sé." Cesare Cremonini
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Se avessi saputo che quella mattina sarebbe finita con Harry nel mio ufficio, avrei fatto a meno di alzarmi dal letto. Se avessi saputo perché il giorno prima era comparso in quell'ascensore, forse avrei reagito in modo diverso, avrei messo da parte il panico e cercato di capire meglio.
Ma non lo sapevo.
E ora mi trovavo lì, incapace di fare qualsiasi cosa, di fronte a lui. Quel ragazzo che, senza volerlo, era diventato una costante nei miei pensieri – di giorno e, a quanto pareva, anche di notte.
Il tempo per i "se" era finito. Avevo bisogno di sapere. Perché era lì? Perché proprio adesso? Harry Styles non era esattamente famoso per visitare i dipendenti della Styles Press. In tutta la mia esperienza lì, nessuno mi aveva mai detto che fosse il tipo di persona che si interessava agli affari dell'azienda del padre, figuriamoci ai suoi dipendenti.
Lo osservai, cercando di capire. Era diverso rispetto alla prima volta che lo avevo incontrato. L'aria di casualità, quei dettagli che avevano attirato la mia attenzione – i tatuaggi, i capelli ribelli – sembravano essere stati cancellati dal contesto formale del nostro incontro. Qui, con la luce del mattino che filtrava dalla finestra dietro di lui, appariva come un perfetto giovane uomo d'affari: impeccabile, composto, sicuro.
E io? Immobile. Come una statua di porcellana. Ogni mio pensiero si era bloccato, e persino il mio respiro sembrava essersi fermato. Mi sentivo fragile, osservata, e sapevo che lui se ne stava accorgendo. Harry non era stupido. Probabilmente si stava già pentendo di essere lì, di aver deciso di affrontarmi in questo modo.
Io, invece, cercavo disperatamente di rimettere insieme i pezzi. Dovevo muovermi, parlare, fare qualcosa. Ma ogni movimento, ogni parola che mi veniva in mente sembrava sbagliata. Sapevo che dovevo erigere una barriera, una corazza, per proteggermi da qualunque cosa lui stesse per dire o fare.
Dall'altra parte, Harry sembrava la personificazione del dualismo. Da un lato, l'uomo in affari che sapeva esattamente come gestire una situazione come quella. Dall'altro, il ragazzo sognatore che avevo intravisto la sera prima: impulsivo, curioso, e pieno di una determinazione che quasi mi infastidiva.
Era evidente che aveva un piano. Sapeva come muoversi per rompere il ghiaccio e scoprire chi ero veramente. Quello che non sapeva, però, era che la mia apparenza non raccontava neanche la metà della mia storia.
Eppure, non sembrava disposto a mollare. Il giorno prima avevo lasciato la nostra conversazione a metà, ero andata via con un altro ragazzo senza spiegazioni. Era chiaro che questo lo avesse colpito, ma non lo aveva scoraggiato.
Harry aveva un'immagine di me, una visione ideale che, ne ero certa, si sarebbe frantumata se solo avesse visto il vero caos che nascondevo. Eppure, non sembrava disposto a smettere di cercare. Forse avrebbe dovuto, ma non lo fece. Non era il tipo di persona che si arrende facilmente, e questo, in qualche modo, mi spaventava più di ogni altra cosa.