21.

1K 84 164
                                    

"Se già ci apparteniamo, dopo che succede?"Cesare Cremonini

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Se già ci apparteniamo,
dopo che succede?"
Cesare Cremonini

Di tutte le volte che Adrianne si era sentita presa in giro nella sua vita, quello scherzo di pessimo gusto era stato se non altro il più grave. Aveva realizzato che tutti quanti si erano presi gioco di lei, non solo Harry con e sue azioni da pusillanime, ma anche i suoi due amici e Hailee, l'unica persona che più si avvicinava a essere considerata una sorella per Adrianne. Che lei sapesse delle fandonie di Harry? Che fosse stato coinvolto anche Liam, in questo piano ben architettato per far crollare ogni forza di Adrianne?

Nella testa della ragazza regnava il caos, non da uno o due giorni, ma da una settimana intera. E lei si era abbandonata a uno stato di apatia totale che le aveva reso impossibile anche solo pensare di poter andare a lavoro, dove certamente ci sarebbe stato lo stratega dal quale lei voleva solo nascondersi. Per questo aveva deciso di stare in casa annunciando al suo datore di lavoro il suo stato di malattia, che però si stava prolungando di giorno in giorno.

Adrianne non si era mai assentata così a lungo dal suo ufficio, era il genere di persona che evitava di mancare anche quando aveva la febbre alta e questo i suoi colleghi lo sapevano, quindi il suo atteggiamento aveva provocato una preoccupazione generale in tutti, incluso il signor Styles.

Quest'ultimo, poi, ogni giorno inviava alla ragazza una mail per accertarsi che stesse bene. Ma come avrebbe fatto Adrianne a spiegare che il motivo del suo malessere era in realtà il suo tanto adorato figlio?

La madre della ragazza, venuta a conoscenza che la figlia stesse male tramite il suo primogenito, si era trasferita in pianta stabile in casa di Adrianne. La donna non riusciva a comprendere perché mai la figlia si stesse assentando così tanto dal lavoro, non aveva nulla che potesse far pensare che stesse male, perciò non si spiegava cosa ci fosse che non andava.

Tuttavia, Adrianne aveva a lungo riflettuto in silenzio su come avrebbe potuto rialzarsi dalla batosta subita, e la madre le era stata accanto senza sapere niente. Ruth si prendeva cura di lei, le preparava da mangiare, la coccolava quando la figlia crollava sul suo grembo e ascoltava per giunta tutti i silenzi che riempivano la casa della giovane.

In una settimana, Adrianne aveva tolto il pigiama solo quando aveva fatto la doccia: l'unico momento in cui si abbandonava completamente a un pianto disperato e dove poteva cercare di liberarsi della tela di disperazione che stava avvolgendo tutta la sua ragione.

Si sentiva una stupida in quel momento e non stava per niente bene. La madre si stava prendendo cura di lei proprio come quando da piccola Adrianne stava poco bene e per un attimo la ragazza immaginava che tornare bambina sarebbe stata la cosa migliore da fare.

Non era mai stata male per qualcuno che potesse avvicinarsi all'idea di cotta e questo le faceva paura, perché si trovava priva di difese, nuda di qualunque arma avrebbe aiutato ad affrontare quella situazione.
Nei film che vedeva, la protagonista si ingozzava di dolci e schifezze, beveva fino a dimenticare anche il proprio nome e dopo poco si sentiva già meglio. Ma lei ci aveva provato, constatando quanto tutto quello non fosse la verità: nessun marshmallow, nessun pacco di patatine e nessuna birra o tequila era tornata utile ad Adrianne.

Galway GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora