89. Se crolli tu, lo faccio anche io

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Da quel giorno ne sono passati ben due. Li abbiamo trascorsi allo stesso modo dei precedenti, non cambiando nemmeno un piccolo dettaglio.
I medici ieri mi hanno comunicato che questa mattina potrò tornare a casa, ma i bimbi dovranno stare ancora per un po' in ospedale. Sono molto deboli e non resisterebbero per molto tempo.
La cosa mi distrugge completamente, ma nonostante ciò, io e Riccardo cerchiamo di non crollare, afferrando almeno una cosa positiva di tutta questa situazione. Ci è stato detto che potremmo venire ogni giorno per vederli, in modo da essere aggiornati sul loro stato di salute e rimanere al loro fianco per questo breve periodo.
"Possiamo andare, vero?" Domanda Riccardo raggiungendomi. Riesco a fissare un punto fisso e indefinito della stanza, ma quando i suoi passi si avvicinano, giro il capo verso di lui per poterlo guardare.
"Si, andiamo"
Mi sollevo dolcemente, afferrando una sua felpa per indossarla. Lui viene in mio aiuto, lasciando scivolare il tessuto lungo le mie piccole spalle.
"Cos'hai?" Mi chiede a bassa voce. Mi sento terribilmente vuota e fragile. Nonostante abbia visto i miei figli pochi minuti fa, mi mancano tantissimo. Ho lasciato diversi bacini sulle loro guance, per poi accarezzare la loro pelle con le punte delle dita e sussurrargli qualche dolce parolina all'orecchio. Lasciarli qui mi distrugge, ma non posso fare altrimenti.
"Niente, sono un po' triste. Ma voglio andare a casa, ne ho bisogno" Farfuglio. È vero. Stare qui mi rende ancora più amareggiata.
"Certo, piccola... andiamo a casa" Afferra i due bagagli sul letto prima di stringere la mia mano e guidarmi verso l'uscita. I nostri sguardi sono persi nel vuoto mentre cerchiamo di sorridere con gli occhi lucidi e cristallini, di chi sta per crollare ma non lo fa.
Forse non ho mai visto Riccardo in questo stato e la stessa cosa lui. Non ci siamo mai sentiti in questo modo prima d'ora.
Il tragitto verso casa è silenzioso e triste. Troppo aggiungerei.
Nel momento in cui varco la soglia della porta, inizio a sentire una strana sensazione al petto che mi impedisce anche di respirare normalmente. Stringo le tasche della felpa fra le dita, facendo dei profondi respiri per potermi calmare.
"Vuoi mangiare qualcosa, piccola?" Mi chiede Riccardo, sfregando i palmi delle mani tra di essi. Qui dentro fa davvero freddo o forse è solo il mio cuore che si è trasformato da giorni in un pezzo di ghiaccio.
"In realtà non ho fame, preferisco andare a riposare un po'"
"Fede, ti prego-"
Io alzo l'indice, bloccando il suo discorso a metà.
"No, ti prego! Non è il momento e non ho voglia di litigare. Lasciami in pace" Sussurro calma.
"No, mi dispiace. Non ti lascerò in pace, non voglio vedere la donna che amo, crollare miseramente su se stessa"
"Non riesco a reagire" Faccio spallucce. All'interno della mia mente viaggiano solo e soltanto quei piccoli pensieri negativi, che man mano diventano dei grossi macigni difficili da eliminare.
"E sbagli! Ma tanto! I nostri figli ce la faranno, dobbiamo solo avere un po' di pazienza ed essere forti" I suoi occhi luccicano, riuscendo a farmi percepire quanto anche lui stia soffrendo. "So che è difficile, ma non possiamo permetterci di affogare in un lago di lacrime. Dobbiamo trovare la forza di reagire e combattere con le unghie e coi denti, tutto ciò che ci riserva il futuro. Combattere per loro, per i nostri bimbi"
"Come se fosse facile, Riccardo! Parli come se niente fosse" Sbuffo, sentendo le lacrime fermarsi proprio sugli angoli dei miei occhi.
"Non ho detto che sarà facile, ma insieme possiamo farlo. Adesso è l'unica cosa che conta, Fede! Dobbiamo cercare di unirci quanto più possibile e sono certo che ce la faremo"
"Come fai ad essere così ottimista?" Chiedo.
"Non lo so, ma ci provo. Le cose negative bisogna prenderle con il sorriso, altrimenti si è fottuti" Fa spallucce. Sta per scoppiare a piangere e quando alza lo sguardo verso il soffitto per bloccare le lacrime, ne ho la conferma. "Anche io ho la costante paura di perdere ciò che ho messo al mondo, ho paura che non li rivedrò mai più, che mi chiameranno dicendomi 'i tuoi bambini non ce l'hanno fatta' o robe simili. Ma no, cazzo! Non succederà tutto questo! Fra qualche giorno saremo tutti e quattro insieme a fare nottate, circondati da biberon e pannolini, a sorridere insieme e ad affrontare ogni passo mano nella mano." Continua con un tono di voce molto basso. "Dio, in questo momento abbiamo bisogno l'uno dell'altra, di positività, di forza e di amore" Questo non manca, giusto?
"Lo so..." Mormoro. Tiro su con il naso, sentendo il mio zigomo essere bagnato da una piccola lacrima.
"Lo so che lo sai" Sorride curvando l'angolo delle labbra verso destra. "Se crolli tu, lo faccio anche io. E in questo momento è l'ultima cosa che voglio"
"Cercherò di non crollare" Sospiro, pizzicando il mio labbro inferiore con i denti.
"Non voglio che tu mi risponda con la scia del dubbio" Insiste, non riuscendo a non farmi sorridere. Piano piano inizia a farmi emergere dal buio, facendo incrociare quello spiraglio di luce ai miei occhioni scuri e tristi.
"Non crollerò, te lo prometto." Rispondo poco più convinta di quello che ho appena detto. Un sorriso sincero nasce sul suo viso, facendo sorridere anche me.
"Così va meglio"
A quel punto, a passi lenti mi avvicino a lui, appoggiando entrambe le mani sulle sue spalle larghe. Lo tiro verso di me, stringendolo in un dolce abbraccio che esprime tutte le emozioni che solo due genitori hanno.
Le sue braccia mi circondano la vita, mentre mi lascia dei piccoli baci sulla fronte.
"Scusami, non volevo farti arrabbiare" Bisbiglio, accarezzando il suo ribelle ciuffo di capelli.
"Non sono arrabbiato"
Io annuisco, prima di alzarmi sulle punte e lasciargli un dolce bacio sull'angolo della bocca. "Vai più a destra" Sorride malizioso, cercando di farmi ridere un po'. Io lo faccio catturando le sue labbra rosse e candide, per poterle rendere mie per un solo istante.
Lui curva la testa, spingendo la punta della sua lingua sulla mia pelle per poter incontrare la mia. Sembra passata un'eternità da quando l'ho baciato in questo modo così... profondo, ma purtroppo, dopo tutto quello che è successo, baciarsi o anche coccolarsi erano gli ultimi dei nostri pensieri. Adesso sento proprio il bisogno di farlo e posso notare quanto questa necessità sia presente da entrambe le parti.
Siamo obbligati a staccarci soltanto per riprendere fiato e non appena lo facciamo, i nostri sguardi si incrociano, facendoci sorridere immediatamente. "Ricordati che ti amo"
"Ti amo anche io"
Mi accarezza il braccio con delicatezza, per poi incrociare le sue dita con le mie, facendomi sentire amata e serena.
"Adesso ti va se mangiamo qualcosa?" Sorride. Io mormoro un veloce 'si, va bene' prima di seguirlo in cucina per aiutarlo.

Bene, spero che questo capitolo vi piaccia!
Vi mando un enorme bacio.💞
-Roberta🌝

Tutto quello che ho - Federica e Riccardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora