Pov's Federica
La telefonata che tanto avevamo atteso è finalmente arrivata. Esattamente questa mattina mentre io e Riccardo stavamo andando in ospedale per andare a trovare i nostri bambini, il medico ci ha chiamati comunicandoci che è arrivato il momento che tanto sognavamo.
Finalmente Chloe e Leonardo torneranno a casa e non potrei desiderare di meglio. Mi sembra davvero un'allucinazione, ma fortunatamente non lo è.
Durante il tragitto si respirava un'aria spensierata e felice. Riuscivo a vedere quel particolare luccichio che caratterizza gli occhi di Riccardo e onestamente, non facevo altro che fissarli. Continuavo a sorridere senza rendermene conto e lui mi seguiva.
In quel momento la felicità era davvero immensa e adesso che ho i miei due bimbi fra le braccia, è davvero diventata infinita e inspiegabile. Continuo a stringerli, a baciarli, ad accarezzare la loro pelle e a guardarli completamente innamorata di tutto ciò che ho creato.
Dormono proprio sul mio petto, mentre Riccardo attraversa i diversi viali, per riportarci a casa. Ogni tanto, i nostri sguardi si incrociano grazie allo specchietto proprio sulla parte alta dell'auto e alla scena, non posso fare altro che sorridere e guardarlo ancora e ancora.
Ad interrompere questo dolce e fisso gioco di sguardi immediati è un leggero piagnucolio che scappa dalle labbra di Leonardo. Abbasso lo sguardo verso di lui all'istante, cullandolo fra le mie braccia che sono diventate il loro rifugio.
Inizia a muovere le sue manine ripetutamente, scoppiando a piangere. Soffio dolcemente sulla sua pelle, cercando un piccolo contatto con lui che possa farlo calmare.
"Shh, mamma è qui con te. Non piangere" Sussurro con dolcezza. Una scossa di felicità mi pervade l'anima e riesco a sentire il cuore ribaltarsi al contrario. I miei due bimbi sono finalmente con me e non potrei davvero desiderare una cosa più bella.
"Vuoi che mi accosti, Fede?" Mi domanda Riccardo, guardandomi per un istante.
"No, non importa. Facciamo presto così li portiamo a casa"
Si avvicina Novembre, le temperature sono davvero molto basse e onestamente, l'ultima cosa che voglio è che loro si ammalino.
Lui sorride e annuisce, mentre io cullo Leo che sembra calmarsi non appena la mia voce si fa spazio all'interno dell'auto.
Dopo pochi minuti, arriviamo a destinazione e tutti e quattro insieme raggiungiamo il portone, prima di aprirlo con delicatezza per non svegliare i bambini, che dormono beatamente.
"Sei pronta, vero?" Mi chiede il mio uomo, mentre stringe di più Chloe per coprirla dal freddo che ci colpisce rapidamente.
"Si, sono pronta"
Quando varchiamo la soglia un intenso profumo di pulito ci invade le narici, provocando da entrambe le parti dei lievi sospiri.
"Bimbi, benvenuti a casa vostra!" Esclama con un sorriso stampato sulle labbra. Per un attimo ripercorro tutto quello che è successo nelle ultime settimane: la corsa in ospedale, la nascita dei gemellini, la notizia, le infinite lacrime e infine quella felicità che sembrava essere sparita del tutto.
"Già, benvenuti!" Ripeto, guardando Riccardo che si avvicina immediatamente a me, prima di catturare le mie labbra e accarezzarle con dolcezza.
"Sistemiamoli sul divano e poi li coccoliamo per tutta la giornata"
Io annuisco, appoggiando Leonardo sulla superficie morbida. Il suo piccolo corpicino si contrae, diventando una piccola pallina tutta da baciare. Elimino il suo giubbottino con cautela, facendo attenzione a non farlo male; lo stesso faccio con Chloe che rimane rilassata ad ogni mio tocco e delicato movimento.
"Ma ci pensi che questo due pargoletti sono i nostri figli?" Mormora, circondando il mio collo con il suo braccio.
Ancora non realizza del tutto. Nessuno dei due lo fa. È tecnicamente impossibile.
"Dio, se ci penso... mi sembra tutto così irreale"
"Cazzo, eppure non lo è"
"Hanno già imparato la loro prima parolaccia, non va assolutamente bene" Rido. Lascia andare il suo corpo proprio al centro del divano e con un veloce movimento mi tira su di lui, posizionandomi a cavalcioni sulle sue gambe, perfettamente fasciate dai jeans.
"Devono saperle" Sospira. Io accarezzo le sue labbra con le dita, avvicinandomi dolcemente al suo viso, facendo nascere un dolce sorriso su di esso.
"Sono ancora neonati, Riccardo" Gli ricordo, alzando gli occhi al cielo. Mi è mancato tutto questo. Mi è mancato lui, la nostra felicità e quella complicità che riuscivano a renderci unici e speciali.
"Non importa nulla, questi sono dettagli"
"Mi abbracci un po'?" Mi guarda negli occhi, lasciando che le nostre iridi si incrocino fino a fare scintille. Sento le sue mani stringere il mio bacino, mentre con dolcezza si insinuano sotto il mio caldo maglione.
"Si, piccola"
Mi tira verso il suo petto per poter stringermi in un abbraccio che riesce a scaldarmi interamente. Riesce a sfiorare, coccolare e stringere il punto più profondo della mia anima, del mio cuore, rendendolo completamente suo.
"Questo era quello che mancava alla mia vita. Adesso sono una donna felice e non mi serve nient'altro"
"Dammi un bacio e urlami quanto mi ami."
Una piccola risata scappa dalle mie labbra, ma la soffoco fra le labbra e mi avvicino al lobo del suo orecchio, prima di stringerlo con i denti e rilasciarlo. Ripeto più volte il gesto, facendolo sospirare e aumentare la presa sui miei fianchi.
"Non posso urlare" Soffio sulla sua pelle. "Ma posso sussurrartelo proprio come piace a te"
"Fallo." Risponde certo.
"Ti amo, idiota"
"Ti amo anche io, bimba" Bisbiglia. Poi mi bacia, leccando prima il mio labbro inferiore, poi quello superiore e infine sfiorare diverse volte la punta della mia lingua. Riesco a respirare grazie a lui, che mi guida in questi dolci e lenti movimenti, che riescono a legarci ancora di più.
"Oddio, mi togli il fiato" Il mio respiro è irregolare e la colpa è interamente di quest'uomo che si prende anima e cuore ogni volta che mi bacia. Lui sorride.
Con le dita sfioro l'ancora sul suo polso, identica alla mia, per poi sollevare il capo e incrociare i suoi occhioni color mare che mi fanno perdere davvero ogni senso.
Il nostro intimo momento, questa volta viene improvvisamente spezzato da un mugolio di Chloe che risuona in tutta la casa. Riccardo la guarda, prima di girarsi verdo di me e aggrottare le sopracciglia.
"Che cos'ha secondo te? Ha bisogno di essere cambiata?" Chiede grattandosi la nuca.
"No, ne dubito... avrà sicuramente fame"
"Quindi devi allattarla per la prima volta, piccola?" Sussurra, rendendo visibile quell'emozione che varca la soglia del suo sguardo.
"Si. Stai con me?"
"Certo, che domande!" Esclama malizioso, ma riesco a notare quanto sia contento di condividere questo momento insieme.
Prendo in braccio mia figlia, che inizia a dimenarsi in cerca del mio capezzolo da afferrare. "Farà male?"
"Credo di no"
Con molta delicatezza la guido sul mio seno, lasciandomi andare del tutto. Riccardo mi osserva attentamente, cercando di farlo anche lui. Con i sorrisi stampati sul viso e tenendoci per mano, cerchiamo di immergerci in questo nuovo mondo comunemente chiamato 'vita'.
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Tutto quello che ho - Federica e Riccardo
Fiksi PenggemarFederica Carta. Riccardo Marcuzzo. Entrambi diciannovenni. Lui ha paura di amare e di farsi amare, ma poi arriva lei... e al suo arrivo cambierà tutto.