Pov's Riccardo
"Figliolo, allora? Come sta Federica?" Mi domanda mia madre, mentre sistema dei cioccolatini su un vassoio di cristallo.
"Così così, le avevo chiesto di venire con me ma ha rifiutato" Le spiego, triste.
Questa mattina siamo stati in ospedale per vedere i nostri bimbi e non appena siamo usciti da lì è scoppiata a piangere. Io riesco ad essere forte; invece lei, fa l'opposto, crollando ogni volta come sabbia.
L'intera famiglia ci sta vicina, cercando di trasferisci quanta più forza possibile.
"È normale, Riccardo. Ha dato alla luce due bimbi e il fatto di non vederli e stargli lontana, per una mamma è la cosa più brutta e triste che possa accadere"
"Anche per un papà"
"Non lo metto in dubbio, ma in questo momento stiamo parlando di Federica" Fa spallucce e io annuisco, prendendomi la testa fra le mani. Non penso si abituerà/ci abitueremo in fretta a tutto questo... in fondo sono passati soltanto due giorni da quando abbiamo lasciato Chloe e Leonardo all'ospedale. "Maria è andata da lei. La sua presenza è essenziale in questo momento" Mi dice, posizionandosi proprio di fronte a me, incrociando i suoi occhioni chiari nei miei.
"Temo di aver sbagliato tutto... è stato troppo prematuro avere un bambino alla nostra età" Bisbiglio. Non so se lo penso davvero, forse è solo paura di non superare questa grande prova che la vita ha deciso di darmi. Onestamente, non lo so.
"Ma no, non pensarlo. Avere un figlio provoca diverse responsabilità, ma sono certa che voi ce la farete alla grande. Siete abbastanza maturi per farlo" Mi rassicura accarezzandomi i capelli per poi regalarmi un dolce sorriso.
"Secondo te ce la faranno, mamma?"
Per un secondo mi sembra di tornare bambino, sentendo quella sensazione di avere una minima sicurezza di chi mi ha messo al mondo.
Stringe la mia mano dolcemente, prima di guardarmi e sorridermi come se volesse consolarmi con lo sguardo e con quel veloce tocco che accarezza la mia pelle.
"Si. Hanno due genitori forti e di conseguenza, sono più che certa, che lo saranno anche loro. Sono soltanto sottopeso, figliolo... basta dargli il giusto nutrimento di cui hanno bisogno e ce la faranno"
"Anche se dico a Federica che tutto andrà per il verso giusto, io ci credo veramente poco. Lo faccio soltanto perché non voglio che stia male" Ammetto, sentendo una lacrima varcare la soglia della mia guancia.
"Io non ci credo poco, figliolo. Io ne sono proprio certa!" Mi rassicura e si alza sulle punte prima di allungare le braccia e stringermi in un caldo abbraccio. Io caccio via le lacrime, circondando le sue spalle e soffocando qualche singhiozzo che minaccia di scappare via dalle mie labbra. "Stai tranquillo, andrà tutto benissimo"
Io annuisco e mi stacco, bevendo un sorso di acqua fresca. Poi picchietto le dita sul bancone, facendo dei profondi respiri per calmarmi.
"Vado da lei, mamma... ti chiamo più tardi" Le dico, lasciando un bacio sulla sua guancia. Lei mi sussurra un basso 'va bene, a dopo' prima che io vada via dalla cioccolateria.
Il leggero freschetto di Ottobre mi scompiglia un po' i capelli e io li stringo fra le dita, portandoli all'indietro e raggiungendo la mia macchina. Il tragitto cioccolateria-casa è davvero lungo e terribilmente lento a causa del traffico. Ogni tanto mi scappa qualche parolaccia, ma cerco di restare tranquillo, altrimenti potrei davvero afferrare il mondo e girarlo al contrario.
Quando riesco ad arrivare a destinazione, ringrazio il cielo sottovoce, lasciando scivolare la chiave lungo la serratura della porta. Un leggero calduccio mi dà il benvenuto, ma io ignoro tutto ciò, iniziando a cercare Federica con lo sguardo. "Fede!" Provo a chiamarla, ma tutto quello che ottengo è soltanto il silenzio. "Fede, amore!"
Poi ruoto il capo lentamente, notandola sul divano, mentre stringe fra le sue braccia i due peluche di Chloe e Leo. Dal seno in giù è coperta da un caldo plaid che mantiene la sua temperatura costante.
Sorrido immediatamente, avvicinandomi a passi lenti verso di lei. Sfioro il suo zigomo con l'indice, notando dei piccoli brividi formarsi sulla sua pelle. "Piccola?"
Lei mugola qualcosa che non riesco a capire mentre apre leggermente gli occhi, per focalizzare meglio tutto ciò che ha di fronte. Poi corruga un po' la fronte e sussulta, lanciandomi uno sguardo preoccupato.
"Riccardo, è successo qualcosa ai bambini?" Scatta. Io le accarezzo i capelli, lasciando che le mie dita scivolino fra le sue ciocche morbide.
"No, tranquilla. Tutto benissimo" La rassicuro. "Tua madre è andata via?"
"Si, circa mezz'ora fa e poi son crollata qui" Mormora indicando il divano. "Come hai saputo che lei fosse qui con me?" Chiede alzando un sopracciglio. Ha gli occhi tristi. Odio vederla così.
"Me l'ha detto mia mamma" Rispondo pizzicando le sue piccole dita. "Hai pianto?"
Lei distoglie immediatamente lo sguardo, gettando la testa sul grosso cuscino proprio sotto di lei.
"Sono scoppiata a piangere fra le sue braccia"
"Questa volta non mi arrabbio, solo perché anche io ho fatto la stessa cosa" Sorrido. Lei mi guarda, lasciando che i nostri occhioni si incrocino da soli. Senza il nostro aiuto.
"Perché non mi hai chiamata?" Chiede. Ha i lucciconi e questo mi fa crollare piano piano, proprio come fa la pioggia in mezzo ad una tempesta.
"Potrei farti la stessa domanda, bimba" La stuzzico, facendola ridere. Le sue piccole e rosse labbra si curvano verso l'alto, facendo nascere un piccolo e dolcissimo sorriso. In questo momento, esso è l'unica cosa che riesce a rendere tutto molto più leggero, più colorato, più vivace e poi vivo.
Mi fa segno di sedermi accanto a lei e io lo faccio, appoggiando la testa sul suo seno, perfettamente fasciato dal reggiseno e dalla pesante felpa.
Mi abbraccia forte, accarezzando il mio ciuffo di capelli per farmi tranquillizzare.
Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Me lo ripeto sempre e più volte. A volte riesco a crederci, altre no.
"Mi dispiace, amore..." Borbotta con voce spezzata.
"Per cosa?"
"Boh, essenzialmente per tutto" Fa spallucce. Io sollevo la testa, incrociando i suoi occhioni color nocciola e incastrandoli perfettamente nei miei.
"Non hai fatto nulla, smettila di dire sciocchezze"
Lei sospira rumorosamente, appoggiando la sua fronte sulla mia.
"Mi ci porti?"
"Dove?" Chiedo allarmato, aggrottando la fronte.
"Dai gemelli. Ho bisogno di vederli e poi possiamo tornare a casa"
In fondo sono soltanto le quattro del pomeriggio. I medici non dovrebbero opporre resistenza, giusto?
"Va bene, andiamo" Afferro la sua mano per aiutarla ad alzarsi in piedi e poi mi sorride 'felice', baciando più volte le mie labbra.Patati💔
Che tristezza🙁
Spero che questo capitolo vi piaccia. Un bacio a tutte.
-Roberta🙊
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Tutto quello che ho - Federica e Riccardo
FanfictionFederica Carta. Riccardo Marcuzzo. Entrambi diciannovenni. Lui ha paura di amare e di farsi amare, ma poi arriva lei... e al suo arrivo cambierà tutto.