87. Chloe e Leonardo

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Pov's Federica

"Dovresti provare a riposare un po'... ne hai davvero bisogno" Mi consiglia Riccardo a bassa voce. Non ho chiuso occhio tutta la notte, ma al mio fianco ho avuto il mio uomo che continuava a stringermi e a cacciare via ogni problema.
I miei bimbi hanno soltanto poche ore. Non ho ancora visto né i loro visi, né sfiorato la loro pelle e questo mi distrugge. Ma davvero.
Avrei voluto dormire al loro fianco, accarezzare le loro manine e baciare le loro guance all'infinito. Ma purtroppo non è possibile. "Vuoi qualcosa da mangiare?" Domanda Riccardo sfiorando il mio braccio con le punte delle dita. Mi provoca un piccolo brivido alla spina dorsale, facendomi sollevare un po' il capo per poter incrociare i suoi occhioni.
"Non ho fame"
"Devi mangiare." Insiste.
"Ti prego, smettila" Mormoro frustrata. So che qualsiasi suo gesto lo fa per me, ma la mia situazione non cambia.
"No, non lo farò. Hai bisogno di mangiare qualcosa"
"Perché vuoi a tutti i costi che io lo faccia?" Chiedo a bassa voce. Anche parlare mi risulta difficile. Mi sento vuota e priva di qualsiasi emozione.
"Perché ti amo e mi preoccupo per te"
"Se mi ami non insistere più."
Dalle sue labbra scappa un sospiro e poi scuote dolcemente la testa.
Quando sta per aprire la bocca, la presenza di un'infermiera lo fa bloccare. La donna ci guarda e si avvicina, posizionandosi proprio di fronte a noi. "È successo qualcosa?" Le chiedo, rompendo il ghiaccio.
"No, assolutamente. Se siete d'accordo, potete seguirmi per vedere i vostri bambini" Mi spiega con un sorriso. Il mio cuore scoppia per l'estrema felicità, provocandomi un immediato aumento del battito.
Sposto lo sguardo tremante verso Riccardo, che ha gli occhi lucidi e strapieni di lacrime a causa della forte sensazione. "Si, andiamo... la prego" Bisbiglio. Entrambi mi alzano con cautela, ma io riesco a fare il tutto in maniera tutt'altro che cauta. Una scossa di energia mi pervade l'anima e vorrei raggiungere la nostra destinazione all'istante solo per poter guardare i miei bambini qualche minuto in più.
Percorriamo il corridoio lentamente, con lo sguardo felice e il cuore tremante. Sento le braccia del mio uomo stringermi con dolcezza, mentre la giovane donna ci dà tutte le indicazioni. Quando arriviamo proprio di fronte la stanza, non esitiamo un momento prima di entrare. È interamente costituita da vetrate ed è possibile guardare l'interno dal corridoio. La temperatura non è né troppo bassa, né troppo alta, è tutto così strano che mi fa quasi paura. Quando poggio lo sguardo sulle due piccole cullette trasparenti, sento entrambe le gambe cedere come sabbia. È un'emozione troppo grande per una come me.

Poi...

Eccoli lì.

La mano del mio Riko è incrociata alla mia, mentre mi guida con delicatezza verso di loro. Man mano che mi avvicino, sento dei piccoli versetti scappare dalle loro labbra e il mio cuore si scioglie interamente.
Poi sfioro l'incubatrice che ci separa, sentendomi improvvisamente felice. Prima mi avvicino al maschietto e lo guardo attentamente, scoppiando a piangere all'istante.
"Amore..." Mormora Riccardo, sfregando le sue mani lungo le mie braccia. Mi lascio andare su di lui, crollando miseramente ancora una volta.
Dopo qualche secondo, mi giro, sperando di guardarlo ancora per un po'. I suoi occhioni sono chiusi, le sue manine strette in due pugnetti e le labbra socchiuse. Poi sposto lo sguardo verso la femminuccia, notando che si trova nella stessa identica posizione del fratellino.
Entrambi i corpicini sono coperti soltanto dal pannolino bianco, e monitorati costantemente da quei piccoli fili che accarezzano la loro pelle liscia e morbida.
Ai polsi hanno due braccialetti, identici ai miei e la cosa mi fa sorridere; è l'unica cosa che ci lega in questo momento.
"Posso toccare le loro manine?" Chiedo all'infermiera con la voce rotta dal pianto. Lei annuisce dolcemente, appoggiando una mano sulla mia spalla.
Ogni angolo del mio corpo trema, ma mi faccio coraggio e tramite l'oblò sulla culletta trasparente, sfioro la manina della mia bimba. La accarezzo piano e con delicatezza, sfiorando la sua pelle morbida e profumata. Mi giro leggermente e faccio lo stesso con il maschietto, notando i suoi piccoli muscoli rilassarsi all'istante. "Ciao amori, sono la mamma" Mormoro sottovoce. Ruoto il capo verso Riccardo, che sta piangendo in silenzio.
Sento il cuore diventare piccino, e tutto quello che riesco a fare è stringerlo fra le mie braccia, cercando di calmarlo. Di calmarci.
"Sono belli eh?" Sorride, asciugando le numerose lacrime che rigano le nostre guance. Io annuisco, incrociando i miei due gemellini con lo sguardo. Eh si, sono davvero bellissimi.
"Sono una meraviglia, davvero."
La femminuccia ha i capelli chiari, come quelli di Riccardo, mentre il maschietto è proprio uguale a me. Hanno gli occhietti chiusi, quindi non posso definire correttamente la sfumatura delle loro iridi. Il loro visini sono piccoli, ma vengono riempiti molto delicatamente dalle labbra contornate da un rosa scuro.
Sul fondo delle cullette riesco a vedere il ritmo dei loro cuoricini battere; è costante e so che può sembrare strano, ma sembra che seguino il mio.
"Stanno bene, vero?" Le domando alla donna. Questo è l'importante, il resto non importa. Davvero.
"Si, le cullette termiche hanno come obiettivo quello di ricreare le condizioni ottimali in cui il feto si trovava prima di nascere. Quindi permette di mantenere il neonato in un ambiente costantemente controllato dove si può intervenire in caso di necessità" Mi spiega con calma. Io annuisco, cercando di rilassarmi e pensare in maniera positiva.
"Quindi sono al sicuro?" Domanda Riccardo, facendo spallucce. È una domanda istantanea per un genitore. Dio, chi non la farebbe?
"Per adesso si... ma tutto dipende dai vostri bimbi"
"Possiamo fare qualcosa a questo proposito?" Sussurro sfiorando il piedino del mio bambino.
"Fargli percepire la vostra presenza. Hanno bisogno anche di questo"

I miei piccoli.

"Potete dirmi i loro nomi? Dobbiamo registrarli..." Afferma afferrando un blocco di fogli e una penna.
Il mio sguardo si incrocia con quello di Riccardo è istintivamente gli stringo la mano, cercando di sentirlo quanto più vicino possibile.
Io annuisco, con un sorriso commosso e dannatamente triste.
"Chloe e Leonardo Marcuzzo" Rispondo.
"Bellissima scelta, complimenti" Si congratula e dopo averli appuntati sul foglio, va via, lasciandoci da soli.
"Ciao Leo" Sorrido soffermandomi a guardare il piccolo visino di mio figlio. "Ciao Chloe" Poi sposto lo sguardo verso la sorellina, non riuscendo a bloccare quelle piccole lacrime che pizzicano il mio viso. "Mamma e papà sono qui per voi"
"Già, mamma e papà sono qui per voi e non andranno via" Ripete il mio Riko, circondando le mie spalle. Poi mi stringe in un abbraccio, cercando di dividere il nostro grande amore per poterlo donare ai nostri due pargoletti, che sono e saranno sempre la nostra ragione di vita.

Okay, fa male. È stato molto difficile scrivere questo capitolo, ma ci ho provato. È stato un colpo al cuore.💔
Spero vi piaccia.
-Roberta

Tutto quello che ho - Federica e Riccardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora