95. Appartenersi di nuovo

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Da quel giorno è passato più o meno un mesetto. Sto cercando di ricostruire il rapporto con mio papà e fortunatamente stiamo riuscendo a raggiungere il nostro obiettivo. Ci sentiamo praticamente ogni giorno, trasferendoci quanto più amore possibile, nonostante la distanza.
Per un secondo, archivio quest'argomento, concentrandomi sulla situazione attuale che si sta abbattendo dentro casa mia.
Osservo da ore un punto poco preciso del buio, sentendo il pianto dei miei figli risuonare in tutta la stanza. Dannazione, questa si che è musica!
"Cosa possiamo fare per farli smettere?" Piagnucola Riccardo, distrutto da questa situazione.
Abbiamo davvero provato di tutto: coccole, carezze, passeggiate infinite lungo il corridoio, biberon continui, giochini rumorosi e canzoncine lente. Ma purtroppo, la situazione è rimasta immutata.
Non hanno mai fatto così e onestamente, né io né Riccardo riusciamo a capire il motivo.
Prendo Leo fra le braccia, stringendolo contro il mio seno. Stringe il ciuccio fra le labbra, muovendolo ripetutamente e in maniera costante.
"Proviamo a metterli all'interno della stessa culla" Gli dico al mio ragazzo. Lui annuisce e poggia Chloe dentro la culletta, io lo seguo all'istante facendo lo stesso con Leo.
Li posizioniamo molto vicini, in modo che ci sia un contatto fisico maggiore. Le loro manine si cercano e nel momento in cui si sfiorano in maniera delicata, all'interno della stanza regna un silenzio che rende le nostre orecchie doloranti.
"Wow..." Mormora lui sconvolto. "Ma com'è possibile?"
"Non lo so, ma una volta ho letto un articolo sul contatto dei gemelli e c'era scritto una roba simile" Spiego scrollando le spalle. Anche io sono molto sorpresa, non pensavo che tutto ciò potesse accadere realmente.
"Cristo, potevamo pensarci prima... sono esausto" Sbuffa ridacchiando subito dopo. Lancio uno sguardo ai miei bimbi, che chiudono gli occhi lentamente per poi respirare in maniera profonda e molto calma. Tutto questo è irreale. Giuro.
"Vieni, cerchiamo di riposare un po'" Mormoro, afferrando la sua mano che trovo immediatamente. A passi lenti e silenziosi, arriviamo in camera, riuscendo ad assaporare questi pochi istanti di tranquillità.
È la prima notte che siamo completamente da soli in camera nostra. Nei giorni precedenti abbiamo sempre avuto la compagnia dei nostri gemellini, che non riescono mai a farci annoiare.
Nonostante la vita da genitori sia molto faticosa, sono certa di una cosa: diventare mamma e papà, è una delle cose più splendide che la vita possa donarci. "Dio, che silenzio..." Mugola, lasciando leggermente la porta socchiusa.
Io lascio andare il mio corpo sul letto, portando le mie braccia ai lati della testa. Sento il materasso abbassarsi e subito dopo le carnose labbra di Riccardo appoggiarsi sulla mia pancia scoperta, mentre le schioccano un veloce bacio. "I nostri figli ci distruggono"
"Un po'" Sospiro afferrando i suoi capelli fra le mie dita. Lo spingo verso la mia direzione, portando il suo viso parallelo al mio.
Lui mi bacia dolcemente, toccando appena le mie labbra che vogliono immediatamente perdersi nelle sue.
Lo trattengo, appoggiando una mano sulla sua nuca per poterlo spingere contro di me. La sua lingua scivola dentro la mia bocca, sfiorando diverse volte la mia. Inizia ad accarezzarmi i fianchi, pressando le dita contro la mia pelle che trema sotto il suo tocco. Aumenta la presa, stringendo poi il mio sedere e sfiorando la mia schiena coperta dalla maglietta. "Non abbiamo più tempo neanche di sfiorarci, Fede..." Mugola sfregando la punta del suo naso contro l'incavo del mio collo. "Adesso che l'ho fatto, posso dirti che mi mancava da matti"
Accarezzo il suo torace, toccando i suoi addominali ben scolpiti che mi fanno davvero perdere la ragione.
"A me mancava essere sfiorata" Ammetto con un pizzico di eccitazione. Sulle sue labbra nasce un piccolo sorriso malizioso, che mi provocano milioni e milioni di farfalle che svolazzano all'interno della mia pancia.
Scosto la sua maglia con le punte delle dita, prima di accarezzare la sua spina dorsale. Scendo poco più in basso, toccando i suoi glutei perfettamente fasciati dai boxer neri. "Ho voglia di fare l'amore con te" Ammetto con un filo di voce. Abbassa il capo verso il mio collo, iniziando a lasciare un serie di baci che iniziano a farmi tremare all'istante.
"Anche io" Risponde. "Ho proprio bisogno di averti, cazzo."
Io sorrido immediatamente, afferrando la sua maglietta per poi eliminarla e buttarla in un angolo della stanza.
Le sue labbra continuano la dolce tortura, le sue mani scostano la maglia, permettendogli di lasciare scoperto il mio seno. Prende a baciarlo piano, leccando i miei capezzoli doloranti a causa dell'allattamento.
"Riccardo..."
Ne afferra uno con la mano, stringendolo un po', ma senza farmi male. Poi rimuove l'idumento che fascia il mio corpo, che immediatamente raggiunge il pavimento. "Mi sei mancata, amore"
Io fremo, sentendo le mie ginocchia crollare piano piano. "Mi... sei... mancata... così... tanto..." Sussurra mentre mi bacia i fianchi in ogni angolo. Istintivamente getto la testa indietro, stringendo i suoi capelli scuri nelle mie mani.
Stringe l'elastico dei miei pantaloni, facendoli scorrere insieme alle mie mutandine poco sexy, lungo le mie gambe lisce. Mi sento morire quando poggia la punta del naso contro il mio interno coscia, prima di baciarlo e andare poco più su.
"Cazzo, mi s-sei mancato anche tu" Balbetto, sentendo le sue labbra contro la mia intimità. Sono immobili, ma il fatto di sentire il suo fiato proprio lì, mi fa sentire dannatamente debole.
"Ti sono mancato io o quello che ti faccio?" Domanda sfacciato. Io arrossisco.
"Entrambi" Ansimo trovando il coraggio di parlare.
Accarezza la mia pelle con la sua barbetta, facendo scappare un sospiro un po' più lungo e pesante dalle mie labbra. I suoi baci risalgono verso il mio seno e quando si solleva dolcemente, mi affretto a stringere le sue spalle e spingerlo contro il letto. Mi posiziono a cavalcioni su di lui, spostando la mia chioma di capelli all'indietro.
Allungo una mano verso il suo membro, sfiorandolo con le dita diverse volte. Le sue rosse labbra assumono la forma di una 'o' lievemente schiusa, riuscendo a farmi sorridere soddisfatta.
Pizzico l'elastico dei suoi boxer con le unghie, per poi chinarmi e lasciargli un piccolo bacio proprio sotto l'ombelico. Sento le sue dita insinuarsi fra i miei capelli e poi li tira dalla cute facendomi sospirare piano sulla sua pelle. Mi struscio su di lui, prima molto lentamente e poi poco più veloce. "Oh Fede"
Inarco lievemente la schiena, poggiando le mani sul suo petto per sostenermi. 
Lo guardo sorridente e abbasso giù l'ultimo strato di tessuto che ci separa. Mormora un veloce 'finalmente' prima di baciare le mie labbra con dolcezza. Le mordicchia con i denti, una, due, tre volte, facendomi impazzire e dimenticare il mio nome.
Con lentezza mi pressa contro il materasso, stringendo le mie cosce che tremano non appena le sue mani mi accarezzano. Fremiamo entrambi, come se non potessimo più bloccare quella voglia immediata di appartenersi di nuovo dopo la lunga attesa.
"Posso?" Chiede a bassa voce. Io annuisco. Si posiziona sul mio corpo e dopo avermi baciato, entra in me facendomi chiudere gli occhi improvvisamente. Dio, che paradiso.
Un forte gemito lascia le sue labbra e a all'udirlo, mi scappa un sorriso. Sono io la causa e non potrei essere più felice. "Mannaggia, voglio viverti per tutta la notte" Sussurra con la voce spezzata dagli ansimi.
"Dubito durerai molto, Marcuzzo" Lo stuzzico.
"Possiamo sempre fermarci e ricominciare"
Afferro le sue spalle, lasciando dei profondi segni sulla schiena nuda. I nostri corpi si muovono in maniera regolare ad ogni spinta, e Riccardo geme nel mio orecchio aumentando di poco il ritmo. "Cazzo" Ringhia completamente in estasi. Mi è mancato tutto questo e sono certa che sia mancato tanto anche a lui: posso notarlo dal suo sguardo che esprime soltanto passione e voglia di continuare per sempre.
Morde il mio capezzolo con i denti, riuscendo a farmi sfiorare il cielo con le dita. Sollevo lievemente il bacino per la sensazione provata, prima di gettare la testa sul cuscino e godendo a pieno della sensazione delle sue labbra leccare un punto preciso del mio collo.
Aumenta notevolmente i movimenti, gemendo ogni tanto il mio nome in maniera dannatamente sexy. Il tono della sua voce diminuisce pian piano che arriva al limite e lo stesso faccio io. "Piccola, ci sono quasi"
Dopo pochi secondi, raggiungiamo l'orgasmo insieme, mentre lo sento lasciarsi andare sopra di me.
Mormoro un 'oddio' irregolare, completamente distrutta ma splendente di quella luce che non possedevo da tempo. Le nostre labbra si connettono, e poi lo sento sussurrarmi una serie 'ti amo' prima che lo veda crollare fra le mie braccia, che sono il suo unico rifugio.

Tutto quello che ho - Federica e Riccardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora