Enrich Fournier, legato a movimenti di estrema destra, fermato diverse volte per atti di teppismo durante alcune manifestazioni di protesta. Aveva scontato alcuni mesi di detenzione per violenza e aggressione. Il profilo era decisamente compatibile. Ora dovevano capire cosa avesse scatenato in lui questa particolare avversione violenta verso i clochard. Soprattutto però dovevano pedinarlo e fare in modo di recuperare quante più prove potevano. Martinel sapeva bene che se lo avessero fermato in quel momento, un avvocato anche non decisamente abile ci avrebbe messo due minuti a farlo uscire. Non avevano prove, e lui non aveva lasciato nessun indizio sui cadaveri o nei luoghi dove erano avvenuti gli omicidi. Avevano solo quell'immagine sgranata che confermava che lui fosse passato in quella strada a quell'ora. Solo quello. Erich Fournier aveva attraversato quel vicolo quella notte ma questo non era un reato. Se volevano arrestarlo e far finire quelle morti violente dovevano trovare prove decisive che lo inchiodassero in modo definitivo. Con questo nuovo sviluppo si avviò dal procuratore per chiedergli l'autorizzazione a mettere sotto controllo il telefono dell'uomo e avviare una serie di controlli e pedinamenti. Una volta avuto il mandato a procedere avrebbe organizzato la squadra e rivoltato la vita di quel figlio di puttana come un calzino.
"Hai finito di uccidere dei poveri indifesi, lurido verme" pensò uscendo dal suo ufficio
***
Jean fermò l'auto davanti all'entrata del pronto soccorso dell'ospedale voltandosi poi verso Eliane seduta al suo fianco. Sembrava luminosa e serena.
«Grazie per il pranzo» ironico
Lei sorrise, aveva dovuto mettere tutto in frigo non avendo praticamente toccato nulla «spiritoso»
«Visto come cucini mi auto invito anche per i prossimi giorni» disse con una punta di malizia ricordando quello che era successo poco prima
Lei rivide nella mente ogni istante di quello che era avvenuto rivivendolo anche nelle emozioni che aveva provato e che erano ancora vive in lei. Una tempesta di sensazioni meravigliose. Dopo un primo momento di imbarazzo si era lasciata andare facendosi guidare dall'istinto e da lui. Dio non ricordava di aver mai fatto sesso con così tanta passione e desiderio «almeno abbiamo avuto modo di constatare che il tavolo della cucina regge bene anche sotto sforzo» rispose arrossendo leggermente
Jean rise «si decisamente è stato un ottimo collaudo» si avvicinò a lei «hai altri mobili da provare?» chiese con ironia e un pizzico di piacere nello sguardo
Lei guardò il suo volto. Era così bello, così dannatamente autentico nel suo modo di essere, Jean era vero ed era lì con lei «oh si poliziotto» ammiccò «c'è il divano, il letto, la sedia a dondolo e perfino la lavatrice che hanno bisogno di essere collaudate» sorrise provocante.
«La lavatrice è decisamente interessante»
«Vero, sarà un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo» rispose sporgendosi per baciarlo. Si sentiva bene, si sentiva sicura, come fosse invulnerabile.
«A che ora finisci?» chiese lui appena le loro labbra si staccarono
«Lavoro fino alle ventidue» rispose Eliane con un tono quasi di dispiacere nella voce. Avrebbe voluto rimanere con lui.
«Sarò qui ad aspettarti» rispose Jean
Lei gli accarezzò il volto. Era bellissimo, le linee decise del viso e la barba leggermente accennata «non devi sentirti obbligato»
Lui spalancò gli occhi «dottoressa non lo faccio perché sono obbligato» sorrise «lo faccio solo perché devo continuare la cura che mi hai prescritto» sorrise
Lei scrollò la testa «sei il solito buffone» rispose sorridendo «la verità è che non riesci più a fare a meno di me» voleva essere una battuta per provocarlo e rispondergli per le rime, ma appena pronunciata si accorse del cambiamento negli occhi di Jean che diventarono seri all'improvviso. Per qualche secondo restò a fissarla in silenzio. Come ad elaborare ciò che lei aveva detto.
Poi si aprì in un sorriso «lo ammetto dottoressa Fontaine ultimamente la mia mente è stata parecchio occupata dalla tua immagine. Ma francamente credo che anche tu abbia fatto più di un pensiero su di me» alzò un sopracciglio «e non voglio immaginare che pensiero» ridendo con piacere
Anche lei si lasciò andare sorridendo, aveva creduto di aver detto qualcosa di sbagliato «sei un adorabile idiota, poliziotto»
«Adorabile?» le si avvicinò ancor di più «allora è ufficiale ti sei decisamente innamorata» continuando a prenderla in giro prima di baciarla con passione.
***
A vedere tutto fu il proprietario del piccolo emporio all'angolo della strada. O almeno così raccontò ai poliziotti. Si trovava nel negozio, era passato da poco mezzogiorno e aveva già chiuso per andare pranzo. Stava sistemando della merce in vetrina, prima di andare a casa, quando sollevando lo sguardo vide l'uomo sull'altro lato del marciapiede. Non lo aveva riconosciuto subito, e probabilmente non lo avrebbe nemmeno notato se non fosse stato per la sua zoppia. Non c'era nessun'altro in strada avrebbe dichiarato, tranne quel clochard zoppo che bazzicava la zona di tanto in tanto. Il clochard si trovava a circa dieci metri dall'angolo della strada quando fu affrontato da due uomini scesi repentinamente da un furgone scuro fermatosi all'improvviso. Il negoziante trasalì ma restò a guardarli da dietro la vetrina. I due uomini si avvicinarono con fare minaccioso. Uno era grosso, con il cranio rasato e un tatuaggio alla base della nuca che però non riuscì a distinguere. Indossava un paio di jeans sformati e una maglia scura dove spiccava di sopra un vistoso giubbino in pelle. L'altro teppista era più magro e aveva i pantaloni chiari e una giacca a vento chiusa dalla zip. I capelli lisci e unti gli scendevano fin sotto le orecchie. Il più grosso si portò di fronte al clochard impedendogli di proseguire. Il povero barbone disse qualcosa che però il negoziante nascosto dietro i vetri spessi del suo negozio non capì, ma vide anche l'altro uomo avvicinarsi alle spalle del clochard. L'uomo grosso lo prese per il bavero sollevandolo leggermente e scuotendolo mentre il furgone che si era avvicinato aprì la portiera laterale e l'uomo grosso, aiutato dal complice, scaraventarono dentro il clochard entrando poi anche loro nel furgone. Tutto si era svolto in pochissimi secondi. Il furgone scuro partì velocemente e il negoziante corse al telefono a chiamare i gendarmi. Non era riuscito a vedere la targa ma aveva il modello del furgone. Lo conosceva bene perché lo aveva avuto anche lui qualche anno prima ed era un mezzo da carico eccezionale.
Quando dopo qualche minuto la pattuglia della polizia che arrivò, poté solo prendere la denuncia del negoziante, del furgone non c'era più nessuna traccia. Come non c'era più nessuna traccia del clochard conosciuto da tutti nel quartiere come lo zoppo.
© Dan Ruben
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IL CLOCHARD
Mystery / ThrillerParigi, una serie di morti misteriose si susseguono per le vie della città. Perché uccidere dei poveri emarginati? Delle persone che la società preferisce non vedere? Chi c'è dietro questi delitti?