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La prima cosa che fece, fu raccontare quanto aveva scoperto a Martinel mentre lo riaccompagnava a riprendere la sua macchina. Jean era arrivato in ospedale con l'ambulanza insieme ad Eliane, e l'auto era ancora in prossimità del sottopasso. L'ispettore ascoltò con attenzione la storia degli esami interrompendolo solo alla fine per sapere chi aveva richiesto quei controlli al medico della gendarmeria?

«È stata una mia iniziativa» rispose Jean «su suggerimento di Eliane»

Martinel spostò lo sguardo dalla strada a lui che era seduto al suo fianco per un breve momento «perché non me ne avevi parlato?»

«Perché non sapevo cosa avremmo trovato e prima di dire qualcosa volevo avere gli esami in mano»

L'ispettore sospirò leggermente contrariato «la prossima volta non fare nulla senza avvisarmi» disse serio

Jean lo guardò, non pensava di aver commesso un così grande reato. Martinel si rese conto dello sguardo del suo agente che quel rimprovero poteva essere frainteso «quello che voglio dire è che visto che l'indagine che stiamo svolgendo tocca personalità elevate se qualcuno cercasse di metterci i bastoni tra le ruote io non potrei fare nulla se non sono a conoscenza di cosa state facendo»

Jean comprese le intenzioni dell'ispettore «ok» abbassando gli occhi

«Comunque, hai fatto un ottimo lavoro» aggiunse «intuizione notevole»

Jean sollevò lo sguardo «non mia» confermò

Martinel sorrise «se la dottoressa Fontaine un giorno decidesse di smettere di fare il medico e di entrare in polizia, un posto nella mia squadra è assicurato»

***

Dopo aver ripreso l'auto ed essere giunto a casa, la prima cosa che fece fu di aprire l'acqua per farsi una doccia. Era stata una nottata davvero estenuante soprattutto per la paura di perdere lei. Sotto il getto dell'acqua ripensò a quanto era accaduto e a come si sentiva avendola accanto, al vuoto che nonostante la notizia dell'intervento riuscito lei continuava a lasciargli dentro. Eliane aveva passato una vita difficile e nonostante le difficoltà e le violenze subite da bambina era riuscita a diventare medico, aveva realizzato il suo sogno lottando con le unghie e con i denti. Era una donna forte, decisamente più forte di quanto lei stessa potesse credere. Non voleva perderla non ora che l'aveva trovata. Probabilmente rendersi conto del rischio corso e che avrebbe potuto perderla per sempre gli aveva fatto definitivamente capire quanto l'amasse. Non aveva mai creduto che un giorno sarebbe stato capace di provare quelle cose. Si appoggiò alle piastrelle mentre l'acqua continuava a scendere sul suo corpo. Il sollievo esteriore non cancellava la pena che aveva dentro. Chiuse il rubinetto. Non sarebbe riuscito a dormire neanche per un minuto senza di lei, altro che aspettare due ore. Uscì dalla doccia con il desiderio di ritornare accanto al suo letto. Aveva bisogno di sentire il suo respiro. E ne aveva bisogno subito.

***

Martinel giunto in caserma convocò Lafitte nel suo ufficio per comunicargli quanto scoperto da Jean sul clochard in coma indotto.

«Gli esami confermano che quell'uomo è stato sedato con qualcosa appositamente»

Il vice ispettore rabbrividì «questo significa che venivano tutti indotti in coma per prelevare loro gli organi all'occorrenza?»

Marinel sospirò con un accenno di rabbia «penso proprio di si»

«Tutto questo è disgustoso»

«Decisamente»

Dopo alcuni istanti di silenzio e riflessione Lafitte si alzò «cosa facciamo?»

«Voglio che scavi nel passato di quel medico, quel Baron. Voglio sapere tutto di lui, dal conto in banca al nome della sua amante nascosta se ce l'ha»

Il vice ispettore asserì «mi metto subito all'opera» disse prima di uscire dalla stanza.

***

Ritornò in ospedale e eludendo gli infermieri e i medici del reparto si intrufolò nella camera di Eliane. Si sedette accanto al suo letto ascoltando il suono leggermente ansimante del suo respiro. Non si sarebbe mosso di lì fino a quando lei non avesse riaperto gli occhi. Nel silenzio della stanza il respiro di Eliane gli dava pace. Finalmente. E in quella pace ritrovata cominciò a pensare. Pensò a lei, a loro, a come si erano conosciuti e inevitabilmente al caso che stava affrontando. Quel caso era enorme e coinvolgeva molte persone importanti, ma qualcosa ancora era latente nei suoi pensieri. Cosa mancava ancora in quel puzzle d'informazioni? Cosa non tornava? Tutti i clochard venivano portati alla clinica, indotti in coma per poter loro prelevare gli organi al bisogno. Clienti facoltosi pagavano migliaia di euro per un trapianto. Stavano lentamente scoprendo un giro enorme di contrabbando di organi ad alto livello. Ma lui continuava ad avere la sensazione che stava trascurando qualcosa, qualcosa di importante, qualcosa che aveva da sempre avuto sotto gli occhi. Cosa aveva detto Bacol durante l'interrogatorio: prelevavano i clochard e li portavano alla clinica dove li curavano. Ma i clochard prelevati erano tutti sani altrimenti non sarebbero serviti per i trapianti. Maledizione cosa gli sfuggiva? Tutti i clochard venivano portati alla clinica. Tutti... Poi fu come un lampo improvviso. Tutti tranne il clochard senza nome.

Improvvisamente qualcosa si insinuò nella sua mente. Il clochard senza nome non era stato portato alla clinica, l'ambulanza doveva aspettarlo e prenderlo subito dopo l'incidente per portarlo in ospedale. Perché quella anomalia? Perché doveva andare in ospedale e non come gli altri alla clinica? Ecco cosa non aveva visto, cosa aveva davanti agli occhi fin dall'inizio. Doveva scoprire perché quel povero clochard era stato portato in ospedale. Doveva trovare quella risposta se voleva risolvere il caso.

© Dan Ruben

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