Eliane uscì dalla sala operatoria avvicinandosi ai lavelli. Tremava leggermente, era ancora sotto l'effetto dell'adrenalina che pompava nel suo sangue. Era felice, avevano salvato quell'uomo. Posò le mani al lavello, cercando di fermare il tremore, guardando la sua immagine riflessa nello specchio di fronte. Il camice verde sporco di sangue e la mascherina che ancora le copriva il viso.
Un altro medico entrò nella stanza avvicinandosi a lei «tutto bene Eliane?»
Lei voltò lo sguardo per guardare il medico dal riflesso dello specchio accanto al suo «si, si tutto bene» aggiunse soddisfatta, avevano trapanato il cranio di quell'uomo per aspirargli un ematoma, era ancora estasiata da ciò che aveva visto e che aveva fatto.
Il chirurgo si tolse la mascherina aiutato da un'infermiera «sei stata molto brava oggi» disse «ma voglio che tu sia preparata alla possibilità che purtroppo non sarà sempre così, non possiamo salvarli tutti»
Lei si voltò verso di lui «lo so» asserì quasi con rabbia stringendo i pugni.
Il medico le sorrise «ma oggi puoi andare a casa felice» mentre si lavava le mani «hai fatto davvero un ottimo lavoro»
***
Il tempo altalenante aveva portato quella mattina qualche piccolo sprazzo di sole dopo una notte di pioggia ininterrotta. Sole che illuminava l'ingresso dell'ospedale di solito triste e tetro.
«Buon giorno infermiera» l'agente scelto della gendarmeria mise le mani sul bancone cercando lo sguardo della ragazza in camice bianco intenta a leggere un foglio.
Lei sorrise in modo automatico, ma alzando gli occhi verso quel giovane notò immediatamente che era decisamente molto carino e che quell'uniforme che indossava, si calzava perfettamente su quel corpo atletico procurandole un leggero brivido alla base della nuca. «Buon giorno a lei agente» le si avvicinò «cosa posso fare?»
Lui ammiccò, sapeva di possedere un certo fascino, aveva spezzato diversi giovani cuori grazie a quello «sono qui per prendere la denuncia dell'incidente avvenuto stanotte» disse sporgendosi ancor di più sul bancone in modo da avvicinarsi a tal punto alla ragazza da riuscire a percepirne il profumo «e devo aggiungere che è stata davvero una fortuna visto che questo mi permette di fare la sua conoscenza» le sussurrò avvicinandosi ancor di più a lei.
La giovane donna accennò un leggero imbarazzo arrossendo leggermente e guardandosi in giro per vedere se qualcuno l'aveva notato «a quale... Quale incidente si riferisce? Ne abbiamo avuti tre, stanotte» rispose cercando di ritrovare un certo atteggiamento di decoro professionale anche se sentiva decisamente caldo in quel momento.
L'agente sorrise, era sicuro di sé, come un ragno che tesseva la sua tela, usava lo sguardo per attirarla sempre di più nella sua trappola «il clochard investito da un'auto pirata»
Lei sospirò «si, si le prendo la cartelletta» disse girandosi per andare all'archivio che aveva vicino. Scosse la testa cercando di destarsi da quella specie di sensazione ipnotica che percepiva arrivare dagli occhi di quel ragazzo «è stato molto fortunato, l'ambulanza che lo ha soccorso si trovava a passare casualmente sul ponte in quel momento ed è intervenuta immediatamente»
L'agente corrugò la fronte «come sta?» chiese fingendo un interesse che non aveva.
Lei prese il fascicolo e ritornò verso di lui «delle sue condizioni deve parlare con il medico del pronto soccorso che era di turno quando è arrivato» rispose leggermente contrariata dal fatto di non poter essere di aiuto a quel ragazzo, avrebbe desiderato aiutarlo in modo che rimanesse ancora lì con lei, in modo da poterlo conoscere meglio, per continuare a parlare con lui.

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IL CLOCHARD
Mistério / SuspenseParigi, una serie di morti misteriose si susseguono per le vie della città. Perché uccidere dei poveri emarginati? Delle persone che la società preferisce non vedere? Chi c'è dietro questi delitti?