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Erano da poco passate le undici quando bussò alla porta dell'ufficio di Martinel

«Che fine avevi fatto?» chiese l'uomo appena Jean entrò in ufficio.

«Avevo un problema personale da risolvere ispettore» rispose cercando di scusarsi

Martinel lo guardò per qualche momento poi sospirò con rassegnazione «voglio che ti dedichi anima e corpo a questo caso. Capito?»

«Si ispettore»

«Vincent Bouff non è il nome del clochard, quindi dobbiamo ricominciare tutto da capo»

Jean lo aveva previsto anche se sperava di sbagliarsi «da dove comincio?»

«Cerca in archivio se ci sono altri casi magari in altri distretti che ci sono sfuggiti» ordinò l'ispettore

Jean asserì voltandosi per eseguire l'ordine. Si avviò in archivio, sarebbero state ore molto intense, ma questo non gli impedì di sorridere mentalmente ripensando ad Eliane e alla serata che avrebbero trascorso insieme.

***

Eliane fissava la piantina di cactus pensando a Jean. Era seduta sul bordo della vasca, aveva aperto l'acqua e nell'attesa che si riempisse, inconsciamente lo sguardo si era spostato su quel piccolo vaso riportandola a qualche momento prima. L'arroganza di quel ragazzo inizialmente l'aveva infastidita. Era detestabile e pieno di sé, ma era anche dolce e soprattutto protettivo in un modo che lei non conosceva. Con lui vicino si era sentita sicura, se ne era resa conto nell'istante in cui lui era uscito e lei aveva chiuso la porta d'ingresso alle sue spalle. Si era sentita subito vuota. Come se improvvisamente avessero tolto i colori e il mondo fosse diventato bianco e nero. Fondamentalmente aveva amato poche persone nella sua vita, sua madre un paio di amiche e poi Bernard. Si, Bernard lo aveva amato profondamente anche se adesso non riusciva a spiegarsene il perché. E se erano poche quelle persone che aveva amato ancor meno erano quelle che stimava. Più passavano i giorni e più rimaneva delusa da qualcuno tanto da preferire, specialmente nell'ultimo periodo, chiudersi nella sua stanza e dedicarsi anima e corpo al lavoro. L'ospedale e i suoi pazienti erano la sola cosa che le davano piacere, almeno fino a poche ore prima. Ora invece, si era resa conto, che stava pensando con piacere a Jean. Chiuse il rubinetto e si spogliò immergendosi lentamente nell'acqua. Il calore sulla pelle era piacevole e rilassante. Chiuse gli occhi sentendo un senso di benessere, doveva pensare a cosa mettersi per la sera. Non le era mai importato granché di come si vestiva, ma stasera avrebbe tanto voluto lasciare senza fiato quel pallone gonfiato. Sorrise pensando a lui, però era davvero un gran bel pallone gonfiato si disse mentalmente, e mentre lo pensava, come a vergognarsi dei suoi stessi pensieri, spinse la testa sotto il livello d'acqua della vasca, riemergendo poco dopo, col viso arrossato mentre i vapori caldi, come fumi, riempivano la stanza da bagno come una piccola sauna.

***

Non aveva trovato altri casi simili a quelli che cercava. Aveva però riscontrato due denunce di clochard scomparsi nei mesi precedenti. Non sapeva se questo poteva collegarlo all'indagine che stava svolgendo, ma prese lo stesso appunti per segnalarli a Martinel. Aveva anche riguardato il fascicolo del clochard morto dissanguato per il colpo di pistola, provando a cercare qualcosa che fosse sfuggita precedentemente, ma almeno inizialmente il suo occhio non notò nulla. Rileggendo i verbali però qualcosa attirò la sua attenzione. Una telefonata anonima aveva chiamato l'ambulanza che però aveva sbagliato l'indirizzo arrivando sul posto con notevole ritardo. La morte del clochard era molto probabilmente colpa di quell'inconveniente. Le coincidenze, nel primo caso l'ambulanza sbaglia strada e invece nel secondo quello del clochard ancora in coma, l'ambulanza si trova lì per caso. Un uomo era morto, e un altro invece lottava tra la vita e la morte. Solo per questioni di attimi, minuti, istanti che ti fanno passare però dalla vita alla morte. Ma quello che secondo lui rendeva interessante la cosa era che probabilmente chi aveva fatto quella telefonata se non aveva assistito direttamente all'omicidio, aveva però sicuramente qualche informazione in più da dare agli investigatori, magari aveva visto qualcosa, certe volte basta poco, anche un piccolo indizio per risolvere un caso. La telefonata era stata registrata e lui aveva preso il file audio per ascoltarla.

"Emergenza come posso esserle utile?"

"Mandate un'ambulanza in rue (rumore di sottofondo che coprì il nome della via) Cochine. C'è un clochard a terra ferito a morte che perde molto sangue. Venite immediatamente"

"Mi ridica la via per favore"

"Correte ..."

La telefonata si interrompe.

Rue Cochine era una stradina vicino a Pont de l'Archevéché sotto il quale aveva la dimora quel clochard. Quando la voce pronunciò il nome della via, quel rumore di sottofondo impedì all'operatore di recepire correttamente l'indirizzo tanto che l'ambulanza fu mandata in rue Cherche. Quando alla fine i medici del pronto soccorso arrivarono finalmente sul posto per quel povero barbone non c'era più nulla da fare. Doveva riuscire a trovare chi aveva fatto quella telefonata. Si alzò dalla sedia, aveva gli occhi arrossati per le ore che aveva passato davanti al monitor rileggendo i file dei fascicoli. Non si era nemmeno reso conto che l'ora di pranzo era passata da un pezzo. Uscì dall'archivio con l'intenzione di andare al bar a prendere un panino, lo stomaco iniziava a borbottare quando la notifica di un messaggio attirò la sua attenzione.

"Ciao bel poliziotto, ti va di passare da me stasera, magari con le manette? Sai sono stata molto cattiva oggi senza di te, credo di meritare una punizione"

Era Camille. Per un momento aveva sperato fosse di Eliane. Questa improvvisa constatazione lo lasciò leggermente perplesso, perché sperare fosse Eliane? Non era da lui. Si stava rincoglionendo probabilmente. Camille era una scopata sicura, e, aveva constatato, anche una gran bella scopata, Eliane invece, non era ancora nulla se non una piacevole compagnia, anche se quando era con lei percepiva una curiosa sensazione. Sì, doveva ammettere che quella donna lo incuriosiva e aveva trascorso una piacevolissima mattinata con lei. Ma questo era tutto. Il suo cinismo quindi gli suggerì immediatamente la risposta. Se doveva analizzare freddamente la situazione era uno a zero per la scopata. Prese il cellulare, senza nemmeno pensarci due volte e digitò il testo di un messaggio

"Ciao bambina cattiva, purtroppo ho da lavorare fino a tardi. Se ti va di aspettarmi però non te ne pentirai"

La risposta di Camille non si fece attendere, aveva ancora il cellulare in mano "Se porti le manette ti aspetto anche tutta la notte"

Sorrise, ne era sicurissimo.

"Le manette le ho sempre con me piccola, e non solo..."

Sarebbe andato a cena con Eliane e una volta finito e riaccompagnato la dottoressa a casa, sarebbe andato da Camille.

© Dan Ruben

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