La mattina seguente fu convocato da Martinel nel suo ufficio. Una volta entrato ci trovò anche il vice ispettore Lafitte che lo aspettava insieme a Mathys.
«Chiudi la porta e siediti» gli disse l'ispettore.
Jean eseguì sedendosi accanto al vice. Martinel fece partire la registrazione. Si sistemò sulla sedia cercando di capire ogni parola, anche se in realtà era frastornato da ciò che sentiva. Quando finì non sapeva che dire, confuso e sbigottito nella sua mente si accavallavano diversi pensieri. Aveva riconosciuto la voce del procuratore ma mai avrebbe pensato che fosse coinvolto in questa storia.
«E' inutile che ti dica che questa registrazione che hai appena sentito non deve uscire da questa stanza» disse Martinel
«Certamente»
«Solo noi tre siamo a conoscenza di questo e non voglio che nessun altro ne venga a conoscenza almeno finché non saprò con certezza chi è coinvolto e chi no» Martinel era deciso e perentorio nel suo tono di voce
«Naturalmente»
«Ho chiesto ad Adrien di cercare chi fosse questo presunto medico coinvolto e la tua fotografia a quella targa di ieri ci ha agevolato il compito» Mathys lo guardò «l'auto è di una società collegata all'ospedale maggiore di Parigi. Questa società si occupa di fornire automobili a primari e dirigenti dell'ospedale. Adrien ha scoperto che l'auto in questione era stata data al dottor Carlo Corelli»
Jean ascoltava con estrema attenzione. Corelli era il medico che aveva operato il clochard insieme a Eliane appena arrivato al pronto soccorso dopo l'incidente. A detta della donna era un medico in gamba e aveva fatto di tutto per salvarlo. Ma non disse nulla restando ad ascoltare l'ispettore nella sua analisi.
«Questo ci dice che è stato Corelli ad appiccare il fuoco agli archivi nella clinica, visto che si trovava lì, probabilmente nel tentativo di far sparire le tracce su cosa realmente facevano lì dentro. Esattamente dopo aver ricevuto la telefonata del procuratore» sospirò «i vigili del fuoco hanno confermato che l'incendio era doloso, qualcuno ha gettato liquido infiammabile dentro un cestino contenente documenti e gli ha dato fuoco» mise il registratore nel cassetto della sua scrivania chiudendolo «ma c'è ancora una cosa che non sappiamo» Martinel si alzò iniziando a camminare. «La confessione di Bacol ci conferma che alcuni clochard venivano portati in quella clinica e indotti in coma permanente per diventare donatori di organi. Un giro di soldi enorme. Il mercato è sempre più in fermento sugli organi, ci sono persone pronte a pagare cifre esorbitanti per trovarne uno compatibile» si fermò accanto alla finestra voltandosi verso i due uomini seduti. Un pallido sole mattutino filtrava dai vetri dandogli in quel momento un'aura quasi spettrale «erano considerati come merce in un supermercato» sospirò in modo amaro «quello che ancora non capisco è perché uccidere gli altri?» si passò una mano tra i pochi capelli grigi «quel clochard sgozzato e quell'altro a cui hanno spappolato il cranio sono stati uccisi seduta stante. Non ha senso»
«Lo avevamo notato dall'inizio che i modus operandi erano diversi» disse Jean
Martinel lo guardò «pensi che non c'entri nulla con i clochard rapiti?»
«Esattamente» rispose Jean «credo che ci sia in circolazione uno che si crede un giustiziere che non ha nulla a che vedere con il commercio di organi umani».
«Jean ha ragione» si intromise Lafitte «altrimenti non avrebbe nessun senso uccidere quei poveracci e poi Bacol non mi pare uno capace di spappolare il cranio ad una persona o sgozzarla, era già terrorizzato per aver ucciso quel poveretto difendendosi, tanto da aver provato anche a salvarlo telefonando al centro di pronto intervento»
«Bacol non c'entra con gli omicidi» affermò convinto anche Jean
Martinel ritornò verso la sua scrivania «quindi ritorniamo ad Enrich» si voltò a guardare Jean «la squadra di controllo che hai messo su quell'uomo non ha scoperto nulla al momento se non la sua appartenenza ad ambienti sovversivi» si sedette sulla sua poltroncina «dobbiamo sviluppare due indagini diverse» si voltò verso Lafitte «tu ti occuperai di questo pseudo nazista» disse al suo vice. Poi voltandosi verso Jean «tu invece continuerai ad indagare su quel medico e sull'ospedale. Visto che hai delle conoscenze e che ormai sei di casa lì non dovrebbe risultarti difficile» ammiccò facendo intuire di essere a conoscenza della sua relazione con Eliane. In effetti la sua testardaggine a voler entrare nella clinica quando credeva che lei fosse in pericolo non lasciava dubbi sul suo coinvolgimento. Non era difficile per un occhio attento come quello di Martinel intuire i sentimenti che provava. Sorrise leggermente verso l'ispettore annuendo.
«Forza datevi da fare» disse con enfasi Martinel
I due uomini si alzarono dalle rispettive sedie e uscirono dalla stanza avendo nella mente ben chiaro esattamente cosa fare.
***
Eliane passava tra gli scaffali spingendo il carrello della spesa. Il piccolo supermercato, fortunatamente, non era molto affollato a quell'ora del mattino. Aveva giusto il tempo di prendere qualcosa e portarla a casa prima di andare a lavorare. Voleva comprare qualcosa di speciale da preparare per cena. Si sentiva viva, per la prima volta si sentiva felice. Jean aveva la capacità straordinaria di farla sentire sicura e amata. Non si era mai piaciuta più di tanto, non che fosse brutta, però non si era mai curata granché del suo aspetto. Aveva sempre preferito restare anonima e non apparire, era il suo modo per difendersi dagli altri. Lui invece, senza fare nulla di particolare, la faceva sentire al centro di tutto. Era una sensazione che non conosceva ma che stava cominciando a piacerle. Sorrise pensando a lui. Lì sola tra gli scaffali del supermercato sorrideva avendo davanti agli occhi il suo viso. Aveva letto una ricetta a base di ostriche che non sembrava molto complicata da preparare e aveva deciso di provare a cucinarla per cena. Una cena solo per loro due, si sentiva così bene, così invincibile quando stavano insieme. Persino quando lui aveva spento la luce, tra le sue braccia non aveva avuto nessuna paura. Nessun incubo aveva oscurato la sua notte e al risveglio aveva provato una sensazione di gioia immensa guardandolo. Era bello, era forte, decisamente sexy, e lei si sentiva come in paradiso tra le sue braccia. Per questo aveva pensato a quella cena perché voleva in qualche modo ricambiare quello che lui aveva fatto per lei, voleva si ringraziarlo per come la faceva sentire, ma soprattutto voleva ringraziarlo per essere ciò che era. L'uomo dolce e arrogante che prendendosi cura di lei le stava ridando la vita. Trovò la confezione di ostriche surgelate che mise nel carrello e finì di prendere quello che gli serviva prima di avviarsi alle casse.
«Ciao Eliane»
La voce alle sue spalle le fece gelare il sangue. Si girò, anche se aveva riconosciuto perfettamente l'uomo dietro di lei
«Ciao Bernard»
Lui sorrise «ti trovo bene» disse più per circostanza che altro
Lei non rispose accennando un sorriso forzato. Non aveva voglia di parlare con lui, e soprattutto non voleva avere la sua presenza così vicina
«Ti ho visto e volevo salutarti»
«Bene lo hai fatto» rispose di getto
«Volevo anche dirti che mi dispiace per come sono andate le cose tra noi» continuò lui notando che lei non gli dava corda
«C'est la vie» rispose lei cercando di andare avanti spingendo il carrello
Lui sembrava non volerla lasciar andare «aspetta volevo chiederti se ti va di andare a prendere un caffè insieme»
«Non mi sembra il caso e poi sono di corsa»
«Magari un'altra volta» disse lui speranzoso
«No Bernard preferisco di no»
«Ho sbagliato lo so ma dammi una possibilità, ti chiedo solo qualche minuto per parlare»
Lei stava andando via ma si girò prontamente verso di lui, sentendo la rabbia crescerle dentro. Si avvicinò al suo viso «non ci siamo capiti probabilmente. Non ho intenzione di passare del tempo in tua compagnia, non ho intenzione di vederti più e cosa che francamente credevo impossibile fino a qualche giorno fa non ho nessuna voglia di ricordare i momenti trascorsi con te» sorrise in modo duro «ho accantonato quel periodo come uno degli sbagli più grossi che abbia mai fatto» si sentiva bene, e ora dopo avergli detto quelle cose si sentiva ancora meglio. Sul viso la smorfia tirata di un sorriso nervoso «salutami Clodette» disse girandosi e lasciandolo lì fermo in piedi tra gli scaffali pieni di rotoli di carta igienica.
"Il posto adatto ad uno stronzo come te" pensò.
© Dan Ruben

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IL CLOCHARD
Mistero / ThrillerParigi, una serie di morti misteriose si susseguono per le vie della città. Perché uccidere dei poveri emarginati? Delle persone che la società preferisce non vedere? Chi c'è dietro questi delitti?