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Martinel spiegò esattamente quello che aveva scoperto e come lo aveva ricostruito. Jean cercò di seguire il ragionamento, ma si rese conto che spesso la sua mente tornava in quella stanza d'ospedale accanto al letto di Eliane. Faceva fatica a seguire il filo del discorso, mentre invece il vice ispettore Lafitte sembrava aver afferrato ogni cosa

«Cazzo che incastro» disse una volta che Martinel ebbe finito di parlare

Mathys spostò lo sguardo sul suo vice che aveva appena parlato «ora abbiamo il quadro completo di tutta l'organizzazione» disse prima di continuare con convinzione «dobbiamo solo riuscire a far crollare il muro di omertà che hanno costruito, basta che uno di loro inizi a parlare e con quello che abbiamo raccolto e una confessione potremmo chiedere ad un altro procuratore l'autorizzazione ad incastrare Delacroix»

«Da chi iniziamo?» chiese Lafitte

Martinel si voltò verso Jean «tu che ne pensi? Chi dobbiamo torchiare prima?» L'ispettore conosceva la particolare abilità che Jean aveva nel capire le persone

Jean sembrò riflettere per qualche secondo «forse Baron è l'anello più debole della catena» rispose «ha avuto una relazione extraconiugale, quindi sicuramente ha dei sensi di colpa, ha tre figlie in età adolescenziale per le quali stravede e sicuramente uno scandalo del genere che lo coinvolgesse minerebbe il loro affetto verso il padre, per non parlare delle ripercussioni che avrebbero in società» si avvicinò alla scrivania del commissario «e si sa che specialmente a quell'età l'opinione degli altri è importante, specialmente per delle ragazze. Si, decisamente Baron è quello più fragile secondo me»

Martinel asserì «hai ragione» confermò con decisione «ti occuperai tu di interrogarlo» disse rivolto a Jean, poi girandosi vero il suo vice «tu invece supervisionerai l'indagine» disse alzandosi dalla poltroncina

«E tu?» chiese Lafitte rivolto a Mathys

«Io me ne torno dalla mia Sofie» sorrise «sono pur sempre l'ispettore capo» sentenziò con ironia e un senso di beatitudine visto come stava proseguendo l'indagine.

***

Corelli si sollevò allontanandosi da lei.

Si tolse lo stetoscopio dalle orecchie e sorrise «tutto a posto Eliane, stai recuperando velocemente»

Anche lei sorrise «infatti a parte i dolori mi sento bene» rispose

«Ti prescrivo un antidolorifico più forte se ne hai bisogno?»

«Grazie Carlo ma penso sia normale e comunque è sopportabile»

«Sei una donna forte» sorrise, poi si girò come a cercare qualcuno nella stanza «il tuo poliziotto non c'è?» chiese con uno spiccato cenno di ironia

Ripensando a Jean lei inconsciamente si sentì felice «no è andato in caserma, ma torna presto»

«Mi hanno detto i ragazzi che non ti ha mollato un attimo» alzò gli occhi al cielo «deve essere davvero innamorato»

A quelle parole lei sentì una fitta al cuore "lo spero davvero" pensò «è un tipo apprensivo e tiene moltissimo a me»

Corelli le cambiò la sacca della flebo e dopo aver regolato il flusso le strinse la mano sorridendo «spero davvero che tu possa essere felice, lo meriti davvero»

«Lo spero anche io, grazie Carlo»

«Ora vado» le lasciò la mano «devo finire il giro, torno prima di finire il turno. Se per caso hai bisogno sai che sono qua»

«Va bene, grazie ancora»

Facendole l'occhiolino Corelli uscì dalla stanza. Eliane ripensò a quello che Carlo le aveva detto "deve proprio essere innamorato". Sorrise da sola, forse il buio della sua vita si sarebbe finalmente dileguato. Forse stavolta la sua felicità sarebbe durata più di un lampo durante un temporale.

***

Claud Baron uscì dalla confiserie con in mano un vassoio incartato di paste da portare a casa. Jean gli si avvicinò mentre un'auto con due uomini a bordo si fermò sul bordo della strada.

«Buon giorno dottor Baron» disse

L'uomo lo guardò con curiosità nel tentativo di riconoscerne il volto «buon giorno, ci conosciamo?»

Jean gli mostrò il distintivo «no, ma avremmo modo di conoscerci molto nelle prossime ore» era deciso, sicuro

Claud si guardò in giro cercando un volto amico, ma tra la quotidianità dei passanti, trovò solo i due uomini scesi dalla vettura

«Questi li prendiamo noi» disse Jean prendendo il vassoio dalle mani del medico sempre più perplesso e spaventato «li porteremo a casa sua dicendo che lei ha avuto un contrattempo urgente in ospedale» passò il vassoio ad un collega «lei venga con noi» indicando l'auto

«Cosa volete?»

«Venga in centrale e chiariremo tutto»

Claud cercò di resistere «io non vado da nessuna parte con voi»

Jean tirò fuori le manette «non mi costringa ad arrestarla in mezzo alla strada davanti a tutti»

«Io chiamo il mio avvocato»

«Come vuole» Jean aprì le manette e si avvicinò all'uomo

Claud vide il capannello di persone dall'altro lato della strada che si era fermato per vedere cosa stava succedendo e si immaginò, come un film, la scena di lui con le manette trascinato in auto davanti a tutte quelle persone «aspetti» disse cercando un compromesso

Jean si fermò «venga in centrale con le buone e tornerà presto a casa»

Claud abbassò lo sguardo «va bene» avvicinandosi alla macchina ed entrando. La reputazione era salva almeno per il momento

© Dan Ruben

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