La stanza era vuota e senza finestre, appena entrati Jean lo fece accomodare sedendosi dall'altra parte del tavolo di plastica. Posizionò il registratore spento sulla tavola creando con quel gesto ulteriore ansia e timore al dottore nel momento che lo vide.
«La nostra chiacchierata rimarrà tra noi, diciamo che parleremo per il momento in modo informale» Jean continuava a guardarlo, rendendosi conto che il medico sembrava essere leggermente nervoso
«Io ho diritto a chiamare il mio avvocato» Baron cercò di trovare coraggio nelle parole appena pronunciate
«Se vuole chiamare il suo avvocato è libero di farlo, a quel punto però dovrò formalizzare il suo arresto, e in quel caso non credo che lei riuscirebbe a tornare a casa per mangiare quelle paste che ha comprato» sorrise in modo pacato «mentre invece, io preferirei fare due chiacchiere solo noi due ed evitare pratiche giudiziarie che danneggerebbero la sua reputazione» Jean era calmo mentre parlava. Il tono sembrava quasi amichevole «così da mandarla a casa dalla sua famiglia il prima possibile» Aveva nominato appositamente la famiglia per iniziare ad incrinare la resistenza del medico sotto il peso della moglie, delle figlie e delle responsabilità che aveva nei loro riguardi.
«Sono accusato di qualcosa?» Claud era sempre più teso. Jean notò come spostava gli occhi e continuava a muovere le mani, segno che era preoccupato e impaurito.
«Questo dipende da lei»
Claud fermò lo sguardo sul poliziotto in attesa che continuasse «vede professor Baron, noi sappiamo cosa succedeva alla clinica "il risveglio" e sappiamo anche chi è coinvolto in questa losca faccenda»
Baron sgranò gli occhi anche se non era affatto sorpreso, sapeva che prima o poi le cose sarebbero venute fuori, spesso la notte gli incubi non lo facevano dormire.
«Non so di che parla» cercò di guadagnare tempo e dare così la possibilità alla sua mente di pensare ad una possibile via di fuga
Jean si alzò dalla sedia «così non va bene, io sto cercando di non coinvolgerla in questa storia e lei mi prende per il culo»
Claud deglutì senza rispondere
«Non merito le sue balle professore, se vuole continuare così mi costringe a incriminarla formalmente e a condurla dietro le sbarre» lo guardò fisso negli occhi «lo sa cosa significa questo? La stampa la massacrerà scaverà nel suo passato tirando fuori tutto, persino la storia con quella attrice che si è scopato anni fa, dando in pasto al pubblico tutto il peggio che c'è e la sua famiglia sarà costretta a cambiare città e nome» sospirò «è questa la vita che vuole per le sue figlie?»
Claud si passò una mano sul volto, non sapeva fino a che punto avessero le prove per incriminarlo in quella vicenda.
Come ad avergli letto nella mente Jean continuò «sappiamo di lei, del direttore sanitario Paul Ullan, dell'avvocato Marinon della Finco, del coinvolgimento del prefetto Delacroix e di tutti gli altri coinvolti. Tutti. A breve scatteranno le manette per ognuno di loro» si risedette di fronte all'uomo «vede professore» il tono era decisamente amichevole «io le sto dando la possibilità di uscirne senza troppi danni, ma lei deve collaborare altrimenti non posso fare nulla per aiutarla»
Claud Baron era sempre più sudato «co... cosa devo fare?» balbettò
«Inizi col dirmi chi le ha dato l'ordine di appiccare il fuoco alla clinica "il risveglio"»
«Io non centro nulla con quell'incendio» sembrava sincero
«Mi sta dicendo la verità?»
«Si, lo giuro»
Jean sorrise «le credo» accendendo il registratore che posizionò esattamente davanti all'uomo «allora comici a raccontarmi come è entrato a far parte di questa vicenda»
***
Eliane aveva gli occhi appesantiti, gli infermieri erano passati a controllarla e a darle un antidolorifico ma lei aspettava solo Jean. Non voleva addormentarsi finché lui non arrivava. Ma non riusciva a resistere. Nel buio che riempiva la sua mente sentì un rumore e con fatica aprì gli occhi. Camille era vicino al suo letto e sembrava controllare la flebo «come ti senti?»
Eliane rispose con un senso di delusione vedendo che non era lui «meglio, sono solo stanca»
«Cerca di riposare, sono passata solo per sapere se hai bisogno di qualcosa»
«Grazie»
«Di nulla»
«Dovrebbe arrivare Jean a breve» disse Eliane accennando un sorriso
Camille si sedette sul letto «lo hai decisamente stregato» sorrise anche lei
«È adorabile»
«Lo so è rimasto tutto il tempo accanto al tuo letto»
«Lo trovi strano?»
«Strano no, però da lui non me lo sarei mai aspettata» si strinse nelle spalle «forse lo avevo giudicato male oppure tu sei riuscita a fargli tirare fuori la parte migliore di lui»
Eliane la guardava cercando di capire quello che stava dicendo, aveva la testa pesante e gli occhi stanchi.
Camille le accarezzò il viso «comunque sono felice per voi, state davvero bene insieme»
Eliane non riusciva più a rispondere
«Riposa ora» fu l'ultima cosa che sentì prima che il buio l'avvolgesse di nuovo.
***
Jean spense il registratore. Con quello che aveva detto Baron potevano incriminare il prefetto e tutta l'organizzazione. Sorrise, erano state due ore decisamente faticose e non vedeva l'ora di tornare da Eliane.
Il vice ispettore Lafitte entrò nella stanza degli interrogatori
«Ottimo lavoro» disse rivolto a Jean. Aveva ascoltato tutto dalla stanza adiacente guardando dal finto specchio che c'era alla parete.
«Grazie» Jean si alzò porgendo il registratore a Lafitte
Baron ancora seduto guardava in attesa di sapere il suo destino «io cosa devo fare ora?» chiese
«Ora il vice ispettore le farà firmare una deposizione» sorrise verso Lafitte «io intanto vado in ospedale» mancava da troppe ore e si era reso conto che Eliane era ormai come l'ossigeno per lui.
Uscì dalla stanza con passo veloce, aveva un unico pensiero nella mente: Eliane.
© Dan Ruben

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IL CLOCHARD
Mystery / ThrillerParigi, una serie di morti misteriose si susseguono per le vie della città. Perché uccidere dei poveri emarginati? Delle persone che la società preferisce non vedere? Chi c'è dietro questi delitti?