Profumo

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2016

{Diana POV}

La stanza degli ospiti dell'appartamento di Jimin divenne la mia camera da letto. Era molto spaziosa, poteva contenere persino tutto l'occorrente per cucire, che ancora dovevo procurarmi. Gli altri membri del gruppo abitavano nello stesso condominio, così ognuno poteva avere i suoi momenti di privacy rimanendo comunque vicini. 

Il tempo scorreva velocemente, dato che dovevo ambientarmi in quella nuova euforica atmosfera; trascorse un mese senza che me ne rendessi conto. La vita con il mio migliore amico, era più divertente e serena di quanto immaginassi. Aveva parlato subito con il suo manager della sua decisione di ospitarmi e lui aveva fatto spallucce, ma dovevano mantenere quel segreto a costo della vita. Per ripagare la gentilezza di Jimin, mi comportavo quasi come una colf: lavavo, stiravo, cucinavo; ma non mi dispiaceva affatto prendermi cura di lui. Sembravamo una coppia sposata, come dicevano tutti, e non potevo dar loro torto. Scoprii che i suoi compagni sapevano della mia esistenza, ma pensavano che fossi una creatura mitologia, visto che non avevano mai visto nemmeno una mia foto. Le uniche foto che avevamo da piccoli erano a casa dei nostri genitori, incorniciate od incollate a degli album d'infanzia. Inoltre non ero una ragazza molto attiva sui social, pubblicavo post sui miei lavoro, mai su me stessa.

Nonostante I turni di lavoro alla sartoria fossero abbastanza massacranti, tutto era alleggerito dalla presenza di quei sette ragazzi. Mano a mano stavo tornando quella di un tempo: sarcastica e senza peli sulla lingua, solo grazie a loro. Stavo instaurando un bellissimo rapporto con tutti, tanto che Jungkook mi propose di allenarmi con lui in palestra. Da qualche anno avevo deciso di prendermi cura del mio corpo e non potevo più fare a meno dell'attività fisica. Non avendo molto tempo a disposizione, accettai l'idea del minore e cominciammo a passare diverse ore assieme.

Un giorno gli chiesi di insegnami qualche mossa di arti marziali e risultò essere un'insegnante molto severo.

- Vacci piano, non ho mai fatto nulla del genere. - lo avvertii, in posizione di difesa.

- Non posso picchiare una donna. Anche se... - disse con lo sguardo che esprimeva tutto il contrario.

- Cosa vorresti dire? Che sono un maschiaccio? -

- Distruggila, Kookie. - gridò una voce familiare.

Jimin comparve tra i macchinari della sala con un sandwich mangiucchiato e la faccia divertita. Mi studiò per un momento e forse ne capii il motivo: indossavo dei leggins ed un top tecnici che mostravano qualsiasi curva del mio corpo. Lessi nel suo volto la frase: ma io non ti ricordavo così.

- Ti sei vestita così per far colpo su Jungkook? - chiese, dopo un fischio di approvazione.

- Simpatico. Mi vesto sempre così per allenarmi. - replicai, sempre nella stessa posizione.

Era la verità. Da quando ero dimagrita, non volevo più nascondermi dietro a capi deformi. Non lo facevo per gli altri, ma solo per me stessa perchè mi sentivo bene.

- Certo, sei una pedofila. - mi schernì mostrandomi la lingua.

In quel momento Il mio maestro prese l'iniziativa, in modo che ripetessi l'azione di difesa che mi aveva appena spiegato. Sfortunatamente mi ritrovai a terra in meno di un secondo, le braccia bloccate dalle sue gambe.

- Ma sei fortissima! - esclamò Jimin con un tono falsamente sorpreso.

- E' la prima volta che lo faccio, taci. - brontolai, schiacciata a terra sotto il peso del mio maestro

Il rumore dello scatto fotografico, mi sorprese: il cellulare di Jimin era rivolto verso di me.

- Diana, la tua faccia è strepitosa. - rise il mio migliore amico mentre allargava le dita sullo schermo per zoomare l'immagine.

Sapevo che mi avrebbe tormentato per l'eternità, d'altronde io ero la prima a farlo. Il nostro modo di scherzare, era una semplice e pura dimostrazione d'affetto; era la nostra quotidianità. Ancora non sapevo quanto potesse diventare importante per me.

Gli allenamenti proseguirono con una certa regolarità, anche se ero una frana nelle arti marziali; ma mi divertivo molto con Jungkook, il quale iniziai scherzosamente a chiamare Sensei. Acquistai una buona prontezza dei riflessi, tanto che un giorno appiccicai Jimin al muro...dico sul serio.

Ero rientrata a casa, dopo una faticosa sessione stretching per sciogliere i miei muscoli rigidi, non mi accorsi che qualcosa si celava nell'ombra. Affamata e soprappensiero, maneggiai alla cieca nella credenza della cucina open space, dando le spalle al salotto. Quando mi voltai una sagoma scura sbucò da dietro l'angolo del corridoio per attaccarmi con un sonoro "Bu!". Il mio corpo si mosse da solo e scaraventai quello dello sconosciuto contro la parete dietro di lui, inchiodandolo con un braccio sotto al mento.

- Ma sei impazzita? - chiese Jimin con le mani alzate in segno di arresa.

- Mi hai spaventata. Sei un idiota! - sbottai premendo con un po' di forza l'avambraccio sul suo collo.

- Mi stai stozzando. - indicò il mio braccio con l'indice.

Mollai la presa. Ero una fifona, non potevo negarlo: mi spaventavo con il minimo rumore, soprattutto quando mi ritrovavo in casa da sola. Una volta non avrei reagito a quel modo, infatti mi sorpresi di me stessa e gongolai dentro di me.

- Promettimi che non lo farai mai più. La prossima volta potrei picchiarti sul serio. - lo minacciai

- Abbassa la cresta, piccola. Mi hai solo preso alla sprovvista.- alzò il mento e le spalle spavaldamente.

Sapeva quanto non sopportassi il soprannome Piccola. Ero sempre stata più bassa di lui, quindi doveva sempre ribadirlo per compiacersi; era solo questione di dieci centimetri. Mi limitai a non rispondere per non dargli corda e mi diressi in camera per mettermi qualche vestito comodo. Rovistai in tutti i cassetti alla ricerca della mia felpa preferita, ma scoprii a malincuore di aver calcolato male i lavaggi della lavatrice: tutte le felpe erano ancora nel cesto dei panni sporchi. Mi maledii perché non era la prima volta che accadeva. Inforcai dei pantaloni della tuta ed una maglia, poi mi diressi verso il rumore della tv in salotto.

- Caro amico adorato. - esordii di fronte a Jimin spaparanzato sul divano.

- Cosa ti serve?- rispose cinico.

- Come sei prevenuto. - mi lamentai mettendo il broncio.

Il suo sopracciglio si sollevò verso l'altro come se volesse scappare dal suo volto. - Dai, dillo e basta. -

- Mi presti una felpa?- chiesi con la voce più aegyo che potessi fare. 

Non mi sarei mai e poi mai comportata così con qualcun altro, riuscivo ad essere me stessa solo con lui.

- Ancora? Sei una sanguisuga. - sbuffò mentre si alzava per sparire in camera sua. 

Nell'attesa ingurgitai una merendina al cioccolato per placare le proteste del mio stomaco, non avevo voglia di cucire a quell'ora. Pochi secondi dopo Jimin mi porse una felpa gialla e poi tornò a sdraiarsi sulla penisola imbottita. Non appena la indossai, le mie narici furono inondate da quel profumo speziato che conoscevo fin troppo bene. Involontariamente sorrisi mentre tastavo il tessuto morbido come un gatto.


"I want to peacefully fall asleep intoxicated with yout sweet scent" - Just One Day

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Rieccomi qui~

Piano piano aggiornerò tutto, intanto ecco il 4 capitolo!

Spero vi piaccia un po' di zucchero ;) 

Grazie a chi leggerà <3



꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora