La verità non detta

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2018

[Diana POV]

Il violento impatto con l'auto mi fece urlare all'improvviso. Mi sollevai con uno scatto e presi la testa dolente tra le mani; la fronte mi pulsava come se tutto il sangue del mio corpo confluisse in un punto solo. Avevo sognato l'incidente per la prima volta. Il mio corpo era scosso tra tremori, la fronte imperlata di sudore e le mani fredde. Jimin doveva aver sentito il mio grido, perché spalancò la porta con lo sguardo spaventato.

- Cosa é successo? - mi chiese, quando si fu inginocchiato accanto al mio letto.

- Io...- tentai di parlare, ma avevo la bocca completamente secca.

- Calmati, va tutto bene. - cercò di tranquillizzarmi, mentre mi accarezzava il viso.

Respiravo a fatica, la testa sembrava scoppiarmi come una bomba ad orologeria. Il tocco delle sue dita era così delicato e preciso, come se per tutta la vita non avesse fatto altro. La mia pelle sembrò riconoscerlo e si distese sotto i suoi piccoli polpastrelli.

Mi aggrappai alle maniche del suo pigiama con tutte le forza che avevo. Serrai le palpebre, mentre delle immagini confuse mi passavano davanti agli occhi come la pellicola di un film. Jimin mi richiamò più voltè, ma le mie orecchie erano sorde. Riavvolsi il nastro del mio sogno e finalmente capii il motivo del mio incidente. Rividi me stessa, china su quella camicia nera, che lavorava tutta la notte. Risentii quelle parole assurde che avevo origliato: la causa della mia corsa che mi avrebbe portato all'oblio. Ricordai solo quel particolare, prima di allora tutto rimaneva ancora oscurato da una coltre nera.

Stavo ancora stringendo le braccia di Jimin, quando ripresi fiato ed il controllo di me.

- Bravissima. Vuoi qualcosa da bere? - mi chiese gentilmente.

- Perché non mi hai mai parlato dell'incidente? - domandai all'improvviso.

Lui rimase spiazzato e subito allontanò le mani da me, come se scottassi.

- Non ne ho mai avuto il coraggio. - Rispose senza guardarmi.

- Mi ricordo le tue parole mentre parlavi con Jungkook.- dissi con un tono inespressivo e lui sussultò.

Percepivo tutta la delusione che avevo provato in quel momento, nonostante non ricordassi la nostra amicizia.

- Non mi sono mai perdonato. - mormorò con la testa bassa.

In quel momento compresi il suo comportamento di quella sera sul divano. Lo avevo consolato non sapendo il motivo, ma era sembrato davvero sincero.

- Pensavo che fossi importante per te, invece mi sbagliavo. - commentai amaramente.

- Hai frainteso, come ti avevo già detto. -

- Allora perché stavi dicendo quelle cattiverie a Jungkook, spiegamelo! - ringhiai sbattendo le mani sulle coperte.

Per colpa sua avevo perso me stessa, il mio migliore amico ed i miei legami. Esigevo una spiegazione, ma ero troppo arrabbiata per accettare una qualsiasi scusa, seppur valida.

- Hai ascoltato solo una parte della nostra conversazione. - deglutì - Stavo solo cercando di convincere me stesso. - fece una pausa e tornò a guardarmi con gli occhi di chi era stato incastrato ingiustamente.

- E quindi? - lo incalzai impaziente.

- Perchè ero innamorato di te e cercavo di odiarti. -

Quelle parole piombarono come un incudine sulla mia testa. Rimasi in silenzio, incapace di fare qualsiasi cosa. La vecchia me cosa provava per lui? Non lo sapevo. Nel mio stato attuale ero certa di non ricambiare i suoi sentimenti e provai una forte tristezza.

- Jimin, mi dispiace...io...- balbettai in difficoltà.

- Quel giorno ho cercato di spiegartelo, ma non mi hai ascoltato. Poi è accaduto tutto così in fretta e ho sempre combattuto con i miei sensi di colpa. So che era un sentimento a senso unico, ma va bene così. - Dopo di che mi augurò una buona notte e chiuse la porta.

Quella porta segnò la fine del nostro rapporto.

Non avendo un motivo valido per rimanere a Seoul, chiesi un periodo prolungato di aspettativa per tornare in Italia. Avevo bisogno della mia famiglia e di respirare di nuovo l'aria romana, forse mi avrebbe fatto bene. Partii senza troppi convenevoli, salutai tutti con un po' di dispiacere, ma dopotutto non li conoscevo così bene.

Trascorsero quattro mesi tranquilli, ogni tanto telefonavano a Taehyung o a Jungkook o Jin, quelli con cui avevo maggiore confidenza. Più volte avevo pensato di contattare Jimin, ma mi sentivo sempre frenata.

Durante la mia lontananza uscì un loro nuovo album: Love Yourself Tear. La mia amica Arianna era un'Army sfegatata e mi sventolò subito la copertina nera davanti al naso. L'avevo conosciuta all'accademia, almeno così mi aveva raccontato, e ci eravamo incontrate appena aveva saputo del mio rientro in Italia dai miei genitori. Dovevo mantenere la massima segretezza sul mio lavoro, così fingevo di conoscere i BTS solo perché avevo vissuto in Corea.

- Come sono belli! - esclamò con l'aria sognante, mentre sfogliavo la versione U, caratterizzata da veli bianchi.

- Hai ragione. - Non potevo darle torto.

Avevamo deciso di ascoltare i nuovi singoli insieme, così cominciammo subito con le cuffie alla mano. La musica riempì il silenzio della mia stanza, guardai di nuovo le immagini e mi soffermai su Jimin: aveva un espressione rilassata che non gli avevo mai visto. Le sue iridi color cioccolato erano così calde ed avvolgenti, il mio stomaco formicolò appena.

Dovetti ammettere che sentivo la mancanza di quei sette ragazzi, erano sempre stati molto gentili con me. Ma i miei pensieri si interruppero, quando sentii le prima parole della canzone appena iniziata: parlava di un giardino pieno di fiori e di un castello di sabbia. Mi parve di conoscere quella storia, soprattutto quando nominò dei fiori blu. La voce di Jimin che modulava con disperazione quelle note, mi trafisse il cuore come una spada.

- Arianna, come si intitola questa canzone? - Chiesi, mentre la testa mi doleva.

- The Truth Untold, perché? -

La verità non detta.

Un turbine di ricordi mi offuscò la vista e posai i gomiti sulla scrivania davanti a me. Mi sentivo come su una zattera nel bel mezzo di una bufera, sballottata ovunque con forza.

- Diana, stai bene? - la voce della mia amica era molto allarmata, mi afferrò le spalle per sorreggermi.

Ispirai più volte nel tentativo di calmare i conati di vomito, ma un'immagine fin troppo chiara apparì chiara nella mia mente, provocandomi un forte capogiro. Un libro dalla rilegatura marrone con una scritta dorata al centro di un paesaggio tempestato di fiori, tra i quali faceva capolino un castello fatato: Racconti perduti. Il libro che restituii a Jimin il giorno della sua partenza per Seoul, nel quale vi era narrata la storia della Città di Smeraldo.

- Ricordo tutto. - annunciai alla mia amica con il respiro affannato.


"But I still want you..." - The Truth Untold

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Buonasera!

Ecco svelato il motivo del titolo della storia..è stata l'idea di partenza.

Spero vi piaccia questo capitolo <3

꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora