2018
[Jimin POV]
Riposi l'auto di Jin in garage e lasciai che Diana entrasse in casa nel frattempo.
E' successo davvero? Mi ero chiesto sulla via del ritorno.
Avevo aspettato talmente tanti anni che non riuscivo a capacitarmene. Il tocco delle sua labbra lo percepivo ancora, come se non avessimo mai interrotto quel bacio. Il primo passo non ero stato io a compierlo, quindi dentro di me stavo esplodendo dalla gioia. Non mi ero mai illuso, avevo solo sognato per anni e non riuscivo a crederci. Avevo perso il conto di quante volte avevo immaginato quella scena, ma aveva superato ogni mia aspettativa. Era stato totalmente diverso rispetto alla sera del suo compleanno; quella volta avevo sentivo che era tutto sbagliato, il modo in cui ghermiva le mie labbra, come mi spogliava lentamente. Eppure non ero mai riuscito a dimenticare il fare incerto della sua bocca contro la mia, i suoi respiri e, soprattutto, i suoi occhi che risplendevano nella penombra.
Salii le scale del palazzo e mi fermai davanti alla porta di casa.
Come mi sarei dovuto comportare adesso?
Afferrai la maniglia con la mano sudata e tremante, mentre venivo assalito da stupidi dubbi, non sapevo davvero cosa fare. Varcai la soglia con cautela e scoprii che Diana non era in soggiorno, così sospirai di sollievo. Lanciai il giubbotto sul divano e cominciai a preparare la tavola per la cena.
- Arrivo subito. - mi urlò Diana dalla sua stanza ed il mio cuore perse un battito.
Finalmente era accaduto ciò che avevo sempre sperato, ma volevo starle lontano? Cosa stavo facendo?
Sentii la risata di Diana dietro di me e mi voltai per capirne il motivo: avevo apparecchiato per tre persone.
- Abbiamo un ospite? - domandò lei con un sorriso.
- Sì, la mia stupidità. - sbuffai e liberai la tavola dagli intrusi.
Diana mi sorrise dolcemente e prese possesso dei fornelli, ma mi proposi di aiutarla a cucinare. C'era una strana elettricità tra di noi mentre stavamo accanto e dovetti frenare i miei impulsi. Mi chiese di arrostire la carne sulla piastra e lei avrebbe preparato qualcosa come contorno. Più volte passò dietro di me per prendere i vari ingredienti e sfiorandomi i fianchi con noncuranza; mi stava facendo impazzire. Mangiammo scambiandoci qualche parola sulla giornata, entrambi sorvolammo l'argomento "bacio al tramonto" come se non ci fosse mai stato. Probabilmente troppo imbarazzati o troppo increduli per accettare che fosse successo realmente. Dopo aver ripulito la cucina insieme, Diana frugò nella credenza alla ricerca di qualcosa. Scommisi una cena con me stesso che stava cercando del cioccolato, infatti impugnò un piccolo pezzo di carta d'alluminio.
- Diana. - la richiamai appoggiando il fondo schiena contro al tavolo e le braccia conserte.
- Si? - chiese con la voce da innocente
- Rimetti la cioccolata nella credenza. -
- Dai, è l'ultimo pezzo. - si lamentò come una bambina.
- Ti sei mangiata due barrette di cioccolato in un giorno! -
- Ma è un pezzetto così piccolo. -
Mi avvicinai minaccioso e la fronteggiai, ma avrei voluto solo che mi baciasse come poche ore prima.
- Non ne ho assaggiato nemmeno un pochino. Le hai divorate. -
- Ah, è per questo allora. Va bene, te lo concedo in via eccezionale. -
Scartò l'involucro e mi porse il quadratino marrone, ma quando feci per morderlo, se lo gettò tra i denti. Rimasi con la bocca aperta, mentre lei masticava soddisfatta e mi sorrideva con le guance gonfie. Fissai le sue labbra rosee arricciarsi e la sua gola contrarsi per mandare giù quel piccolo boccone. Volevo sentire anch'io quel sapore che mi aveva negato, così la baciai sorprendendola. Sentii il gusto dolce del cioccolato come quella volta che avevamo scherzato con la Nutella, ma adesso aveva tutto un altro sapore. Presi il suo viso tra le mani ed infusi più trasporto in quel bacio, costringendola ad indietreggiare. Appoggiò il sedere contro al ripiano della cucina e poi passò le dita tra i miei capelli per stringerli nei suoi pugni. Allora le mie mani percorsero la sua vita, i fianchi e le sue cosce per afferrarle con forza. I nostri movimenti si fecero più passionali e quando rallentai quel ritmo sensuale, la sentii ansimare lievemente. Quel piccolo gemito mi fece impazzire: la mia lingua cercò la sua per stuzzicarla più volte. Dopo un po' mi allontanai per riprendere fiato, però mantenni salda la presa sul suo bacino perchè volevo continuare a guardarla. Aveva i capelli scompigliati, le guance rosse e le labbra gonfie, eppure volevo buttarmi di nuovo su di lei e non fermarmi più. Iniziò a giocherellare con delle ciocche sulla mia nuca, mi sorrise poi sfiorò le mie labbra con un piccolo bacio.
- Chi l'avrebbe mai detto? - disse ridendo appena.
- Cosa? -
- Che mi sarei innamorata del mio migliore amico. -
Sgranai gli occhi nella confusione più totale, non me lo sarei mai aspettato. Sentii gli occhi pizzicare sotto quell'immensa emozione che mi stava facendo tremare il cuore. Mi morsi il labbro inferiore per non cedere, ma una lacrima scappò dalla mia presa e rigò la mia guancia.
- Scusa! Io non volevo... - si affrettò a dire Diana. - Ho detto qualcosa di sbagliato? -
- No, è che...- ispirai per riprendere il controllo. - Sono innamorato di te da anni e mi sembra un sogno. - confessai tutto d'un fiato.
Abbassò il capo dispiaciuta. - Mi dispiace di non aver mai capito i suoi sentimenti, e soprattutto i miei. -
- Non importa, io ho fatto di tutto per nasconderlo. Ma adesso non succederà più. -
Diana tornò a guardarmi e la tristezza di poco prima sembrava aver lasciato i suoi occhi azzurri che brillavano di felicità. Ci sdraiammo sulla penisola del nostro divano ed io accesi la tv, anche se sapevo che nessuno di noi due l'avrebbe guardata. Infatti ci limitammo a far parlare le nostre bocche per noi e sembravano instancabili, finchè il mio cellulare non squillò.
- Tae, dimmi. - risposi con un po' troppo entusiasmo.
- Ti senti bene?
- Sì, sono solo felice. -
Diana rise tra le braccia e si accoccolò contro il mio petto.
- Ok...volevo chiederti se tu e Diana siete liberi stasera. Io e Jungkook abbiamo un bel film da farvi vedere. -
- Ecco...io e Diana saremmo un tantino occupati stasera. -
- Eh? Cosa stai...No, aspetta. E' successo qualcosa? - balbettò lui, preso alla sprovvista.
- Ne parliamo domani. Adesso ho da fare. - ammiccai alla ragazza che mi stava guardando esasperata.
- Oh mio dio! - Tae scandì ogni parola. - Non mi dire che vi siete baciati! - urlò e poi lo sentii chiamare Jungkook.
- Si sono baciati! - ripetè per tipo una decina di volte.
- Appunto, lasciali in pace. - la voce lontana del più piccolo lo rimproverò.
- Devo dirlo a tutti. -
- Sei peggio di una pettegola. - Jungkook non sembrava per niente sorpreso.
Ascoltai i miei due compagni, poi decisi di intromettermi. - Bene, possiamo sentirci domani? -
- Sì, sì. Scusate e mi raccomando le precauzioni! - riagganciò senza salutare.
Sospirai mentre posavo il cellulare sul tavolino di vetro; Taehyung era incorreggibile. Però mi piaceva quella sua spontaneità e preoccupazione nei miei confronti. Aveva sempre cercato di aiutarmi, anche se a volte appariva invadente.
- Non ho capito niente, chi stava parlando con Tae? - mi chiese Diana, quando riportai la mia attenzione su di lei.
- Lascia stare, sappi che domani sapranno tutti cosa è successo. -
Lei fece spallucce e poi mi afferrò la maglia per trarmi a sé. Il suono flebile della TV si mischiò a quello delle nostre bocche che ripresero ciò che avevano interrotto.
"What's your dream?" - No More Dream
.
.
.
Hellooo
Scusate l'assenza, ma ho avuto la febbre e non riuscivo ad alzarmi dal letto ;;
Non sono brava a descrivere i sentimenti, ma spero di aver reso almeno l'idea.Purtroppo spesso mi mancano le parole...
Lasciate una stellina, se vi è piaciuto <3
Grazie a tutti as always!
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꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}
FanfictionDiana è una ragazza dalle origini italiane che ha vissuto a Busan, il suo migliore amico si chiamava Jimin e la abbandonò all'età di 15 anni per inseguire il suo sogno a Seoul. Tra varie peripezie, i due non hanno più notizie e si rincontreranno 6 a...