Amaro

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2018

[Diana POV]

Nonostante fingessi la mia amnesia, la mia relazione con Pietro procedeva tranquillamente. Era un ragazzo davvero carino: alto, biondo e con gli occhi verdi. Capii cosa mi avesse attirato inconsapevolmente verso di lui: era un misto di diversi aspetti che conoscevo bene ed amavo, anche se non li ricordavo all'inizio. La sua spontaneità ed allegria richiamavano molto Seokjin, soprattutto quando si auto definiva il "più figo del mondo"; mancava solo che lanciasse i baci volanti con la mano. Poi il suo portamento era quello tipico di ogni ballerino, ma non potevo paragonarlo a Jimin, perchè lui andava oltre ogni livello standard di eleganza. Comunque gli piaceva scherza e mangiare bene, come un classico italiano. Stavo molto bene in sua compagnia, nonostante la sua gelosia alquanto esagerata in alcuni casi, ma non ci badavo molto. Gli avevo raccontato della dichiarazione di Jimin, perchè non volevo avere segreti con lui. Mi aveva guardato con la fronte corrucciata in un'espressione torva, come se cercasse di capire, se provassi qualcosa nei confronti del mio migliore amico.

- Già il fatto che ci convivi, non mi piace tanto. - mi aveva confessato, mentre mi stringeva sul divano.

- Dai, lo conosco da una vita. Puoi stare tranquillo. - avevo risposto con un piccolo bacio.

- Va bene, però non girarci troppo intorno. -

- Non preoccuparti, non siamo più amici come prima. Sarà già un passo avanti, se ci salutiamo. -

Purtroppo era la triste e dura verità.

Ero praticamente scappata dal problema "sentimenti di Jimin per me" per evitare di affrontarlo e quei quattro mesi non avrebbero risolto niente, lo sapevo. Il solo pensiero di aver perso il mio migliore amico, mi strinse il cuore, perchè non avevo mai pensato a quell'eventualità. Era sempre stato al mio fianco come nessun altro, avrei mai potuto sostituirlo con Pietro? Il mio inconscio sapeva già la riposta, ma tentai comunque di dedicarmi totalmente a quella nuova relazione.

Il giorno del mio ritorno a Seoul si stava avvicinando velocemente e Pietro voleva a tutti i costi seguirmi. Mi faceva piacere vedere questo suo interesse, ma non potevo ospitarlo a casa di Jimin. Inoltre avrei dovuto invitare persino Arianna: se non avessi mantenuto la promessa, mi avrebbe strangolata, rinchiusa in un pacco e spedita al polo nord. Odiavo il freddo, quindi dovevo portarla con me a costo della vita. Alla fine prenotarono due stanze singole in un hotel vicino al mio appartamento, così potevamo gestire meglio la loro permanenza. Pietro sarebbe rimasto un mese con me, siccome aveva chiesto le ferie al suo datore di lavoro. Invece Arianna sarebbe rimasta solo una settimana.

Atterrammo a Seoul sani e salvi ed io toccai il pavimento, ringraziando il cielo. Avevo una paura folle degli aerei, ma me lo ricordavo solo una volta seduta sulla poltroncina scomoda. Lasciai i miei due compagni di viaggio al loro hotel, perchè preferii tornare a casa da sola. Mentre giravo le chiavi nella serratura, il mio cuore prese ad accelerare il battito inspiegabilmente. Mi sentivo come se, varcata la soglia, ci fosse uno sconosciuto ad aspettarmi. Non avevo sentito la mancanza di Jimin, finché non avevo ricordato tutto. Avevo deciso di fingere sia con il mio ragazzo sia con il mio migliore amico, per il bene di entrambi; o almeno così credevo. Allora indossai la maschera della Diana smemorata e feci scattare il chiavistello.

- Sono a casa. - mi annunciai, spazzolando i piedi sullo zerbino.

Richiusi la porta con un tonfo e poco dopo Jimin apparve nella sala, seguito da una bellissima ragazza asiatica. Non era cambiato di una virgola, ma era tornato ai suoi naturali capelli scuri che io avevo sempre adorato. Indossava la solita tuta della Puma, con la banda bianca laterale, che risaltava perfettamente i suoi muscoli delle gambe; troppe volte i miei occhi aveva indugiato su quelle forme.

Il mio cuore sussultò ai troppi ricordi che mi affollarono la mente in quel momento.

- Non sapevo che arrivassi oggi. - mi disse, la voce era piatta e cupa.

- Non l'ho detto a nessuno, volevo fare una sorpresa a tutti. - risposi con un sorriso tirato.

- Bentornata comunque. Lei è Naomi. -

La ragazza dai folti capelli neri si inchinò ed io feci lo stesso. Mi disse che stava uscendo e così se ne andò senza aggiungere altro. Jimin mi guardò incerto per un momento e poi mi domandò se avessi bisogno di aiuto per portare i miei bagagli in camera. Rimasi con dell'amaro in bocca, come dopo aver venuto un caffè; forse mi aspettavo un accoglienza diversa, ma dovevo convincermi che la nostra amicizia era finita.

- È la tua ragazza? - chiesi a bruciapelo, mentre trascinavamo le pesanti valigie.

- Più o meno, ci frequentiamo da un po'. - Non sembrò molto convinto.

Da una parte speravo che si fosse rifatto una vita, perché dovevo dirgli di Pietro ed avevo paura di ferirlo.

- Io sto con un ragazzo da tre mesi invece. - sganciai la bomba con noncuranza.

Lui continuò a curarsi delle valigie, come se non avessi detto una parola e poi rispose. - Ah si? Sono felice per te. È Italiano? -

- Si, però rimarrà a Seoul per un mese. - dissi in difficoltà. - C'è anche una amica amica. - mi affrettai ad aggiungere, come se dovessi giustificarmi.

- Arianna? Ce ne ha parlato Taehuyng, è davvero entusiasta di conoscerla. - aveva eclissato completamente l'argomento 'fidanzato a Seoul'.

Mentre mi cucinavo della pasta, rimase con me in cucina per chiedermi come fosse stata la pausa in Italia. Mi parlava con un tono freddo che non avevo mai sentito, mi stava mettendo a disagio. Sembrava un dialogo forzato, dettato solo dalle convenzioni. Non mi ero mai sentita così con Jimin e provai una profonda nostalgia per i vecchi tempi: le nostre cene, i nostri scherzi, i nostri abbracci. Ancora ricordavo bene, quando mi aveva dedicato Spring day e dovetti trattenere le lacrime. Avrei voluto voltarmi verso di lui e urlare: Sono di nuovo io! Ma la paura prese il sopravvento, cosa sarebbe cambiato?

Ero una codarda e basta.

Lo studiai, mentre mangiavo e vidi solo due occhi scuri senza espressione: lo sguardo che si rivolge ad un semplice conoscente. Si alzò dallo sgabello per nascondersi in camera sua, quando mi girai per lavare il piatto vuoto. Il rumore dell'acqua sul lavabo d'acciaio coprì il mio pianto pieno di malinconia.



"Do you remember that feeling?" - Coffee

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Buona domenica!

Ci ho messo un po' di più questa volta, ma spero vi piaccia questo capitolo <3

*Quei pantaloni della Puma mi fanno sudare. Purtroppo non sono riuscita a trovare la foto che volevo* XD

Grazie a tutti davvero!

꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora