Ancora di Salvezza

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2016

{Jimin POV}

I giorni precedenti al comeback erano i più faticosi. La tensione era palpabile, nessuno di noi si sarebbe mai abituati a quelle emozioni contrastanti. Ci chiedevamo ogni volta: la canzone piacerà? Avremmo rispettato le aspettative degli Army? Saremo all'altezza?

Quelle domande ci tormentavano sempre, accumulando molto stress ed agitazione. Purtroppo tutta quell'ansia accumulata si ripercuoteva sul mio appetito, il quale non mi faceva sentire il bisogno di mangiare. I miei compagni mi conoscevano fin troppo bene e mi costringevano ad ingurgitare cibo in qualsiasi momento. In questo caso ero l'esatto opposto della mia migliore amica che si ingozzava durante quei periodi frenetici.

Ci riprendevamo a vicenda.

Quei pasti sporadici che riuscivo a consumare con lei, erano una lotta continua.

- Park Jimin! - mi urlò contro quella sera per la milionesima volta, facendomi sobbalzare sullo sgabello della cucina.

- Se non mangi, ti ficco in gola persino il piatto. -

- Tu, invece, vedi ti tapparti la bocca. - replicai, puntandola con la forchetta.

Aveva cucinato una deliziosa cotoletta, ma sentivo lo stomaco già pieno dopo una sola forchettata. Diana mi guardava con la fronte increspata in un'espressione di disappunto ed esasperazione. Sapevo benissimo che dovevo sforzarmi, ma avrei rischiato di vomitare.

- Sempre meglio che non mangiare affatto. - rispose alquanto scocciata.

- Non ci riesco proprio. - Spostai lo sguardo sul piatto ed il mio stomaco si chiuse ancora di più.

- Sforzati, almeno. - mi invitò lei tra un boccone e l'altro.

Riuscii a buttare giù una buona parte della cotoletta e qualche foglia d'insalata, poi mi arresi. Diana aspettava con i gomiti posati accanto al suo piatto vuoto e la testa abbandonata sui pugni chiusi. Insistette perchè io finissi tutto il pasto ed iniziai a spazientirmi.

- Vuoi lasciarmi in pace?- chiesi con un tono un po' brusco.

- Fai come ti pare. Lo dico solo per il tuo bene. - ribadì lei e sembrò non dare molto peso alle mie parole quando spostò il suo piatto nel lavabo dietro di lei.

- Lo so, ma non sei mia madre. -

- Ripeto: fai come vuoi. -

- Se non mangio, sono cazzi miei. Ok? - gettai il resto della mia cena nel cestino con tonfo sordo.

Sentivo gli occhi accusatori di Diana su di me, mentre mi sedevo di nuovo sulla mia sedia e decisi di prestare attenzione al mio cellulare. Mi stavo innervosendo più del dovuto, quindi dovevo distrarmi in qualche modo.

- E va bene. - esclamò.

Rovistò nella credenza, poi posò il barattolo di Nutella sul tavolo e preparò tutto l'occorrente per spalare la crema di nocciola su una spessa fetta di pane.

- Hai già mangiato un quintale di cioccolata oggi. - brontolai senza guardarla con la testa abbandonata sul palmo della mano.

- Sono cazzi miei, no? - disse con un tono di sfida, continuando ad aggiungere cioccolata.

- Ok, però non lamentarti quando tornerai obesa. -

Diana interruppe il suo lavoro, lasciando il coltello sul pane e mi rivolse uno sguardo sofferente. Mi accorsi solo in quel momento di ciò che avevo appena detto. Sapevo di aver toccato un tasto dolente e purtroppo era stata proprio mia intenzione perché non avevo usato un tono scherzoso.

꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora