Indelebile

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2016

{Diana POV}

Jimin mi aveva ferito con quella frase, soprattutto perché sapeva benissimo cosa avevo passato. I nostri litigi erano molto rari, conoscevamo l'uno i difetti dell'altro e ci comportavamo di conseguenza. Avevo notato che in quel periodo era molto stressato, ma non avevo avuto occasione di parlarne con calma, dato tutto quel trambusto. Non ero arrabbiata, mi sentivo delusa e così decisi di chiudere la porta per lasciarlo sbollire da solo. La mattina successiva mi chiese subito scusa per il suo comportamento, era davvero dispiaciuto ed io feci lo stesso. Era impossibile resistere al suo sguardo triste, non riuscivo a tenere il broncio a lungo di fronte a lui. Ci scambiammo un abbraccio di pace e per tutto il giorno invase la nostra chat privata di cuori animati; lo faceva sempre quando si sentiva in colpa.

Il loro nuovo album Wings, riscosse un enorme successo e ne fui felice. Vinsero il premio come miglior artista dell'anno, oltre ogni aspettativa e io piansi quella sera. Tutto lo staff era incollato ai televisori dietro le quinte, quando annunciarono i vincitori e li vedemmo commuoversi. Ci abbracciammo in lacrime mentre ritiravano il premio e mi sentii orgogliosa come una madre dei propri figli.

Erano passati sei mesi dal mio arrivo ed avevo un contratto della durata di un anno come costumista. Avevo ponderato di cercarmi un appartamento tutto mio per non vivere continuamente a scrocco da Jimin, ma lui avevo insistito perché io rimanessi. In effetti quella casa iniziavo a sentirla mia e mi ero abituata alla sua compagnia.

Poco tempo dopo l'uscita di quel meraviglioso album, partimmo per il tour e le prime tappe si svolgevano in Giappone. Impacchettare tutte le attrezzature, abiti di scena, scenografie, ci costò molte energie ed arrivammo all'hotel come un branco di zombie. Erano passate le dieci di sera ed io mi sentivo sola nella mia camera. Scrollavo controvoglia le foto del mio cellulare, sdraiata sul letto immacolato, e constatai che io e Jimin eravamo due maniaci dei selfie. Ne avevamo scattati di ogni tipo insieme, persino mentre gli schioccavo un bel bacio sulla guancia.

Cosa ci faccio ancora in camera da sola?

Ignorai il mio pigiama con i panda e le pantofole coordinate e mi diressi verso la stanza del mio migliore amico. Incrociai Taehyung nel corridoio che mi guardò incuriosito, poi si complimentò per il mio outfit anti-sesso, come lo definì lui.

- Voi due siete inseparabili, sul serio. - esclamò quando capì dove ero diretta.

La porta era aperta, così entrai senza annunciarmi e fu un grosso errore. Jimin era appena uscito dalla doccia con un asciugamano legato precariamente sotto la vita e si stava strofinando i capelli bagnati. Il mio cervello si tramutò subito in un computer: vedevo la scritta Loading ruotare davanti ai miei occhi. Mi scusai per essere stata così stupida da non aver bussato.

- Per fortuna non sono Jungkook che gironzola sempre nudo per la camera. - rise divertito.

Attesi seduta sul bordo del letto ascoltando il suono dell'asciugacapelli provenire dal bagno. Mi sentivo ancora imbarazzata per l'accaduto, però ammisi che quella visione non mi era affatto dispiaciuta. Jimin uscì dal bagno in pigiama, molto più sobrio del mio, e si accomodò con la schiena contro la testiera di legno. Vidi che si stava tormentando le dita: un gesto che faceva quando qualcosa lo turbava.

- Sei agitato? - Gli chiesi dopo essermi posizionata accanto a lui ed aver sovrapposto la mia caviglia sulla sua.

- Te ne sei già accorta? Sei peggio di una mamma. - brontolò gonfiando le guance paffute.

- Sei come un libro aperto per me. Cosa c'è che non va? -

- Ieri durante le prove, ho ballato Lie. Non mi riesce come dovrebbe, sto facendo di tutto per migliorarmi, ma non vedo cambiamenti. - confessò con lo sguardo fisso sul soffitto.

- Jimin, tu pretendi troppo da te stesso. Tae mi ha detto che eri fantastico. -

- Non è vero, voglio solo essere perfetto per gli Army. -

- Sei già perfetto, non hai bisogno di altro. - Non lo dicevo solo per consolarlo, lo pensavo veramente.

Era un ragazzo meraviglioso che dava tutto se stesso nel suo lavoro. Però si abbatteva facilmente perché non era sicuro di sé e non volevo che si sentisse così.

- Lo dici solo perché sei mia amica. - sospirò alzando leggermente le spalle.

- Sai che non so mentire. Poi tutti gli Army lo pensavo, fidati. -

Continuava a guardare nel vuoto, era evidentemente nervoso.

- Metti la testa sulle mie gambe. - dissi dolcemente e lui obbedì senza parlare.

Con una mano iniziai a massaggiare il suo collo e le spalle, rigidi per tutto lo stress e la fatica accumulati. Chiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni per cercare di rilassarsi. Dopo un po' gli accarezzai la fronte dolcemente e scompigliai i suoi capelli grigi appena lavati. Mi dolevano le dita, ma volevo coccolarlo come meglio potevo. Lui socchiuse gli occhi assonnati ed allungò un braccio per sfiorarmi una guancia con le sue nocche.

- Grazie. - mormorò con affetto.

- Sai, penso spesso a quanta strada tu abbia fatto in questi anni. Hai realizzato il tuo sogno partendo da zero. Ti ammiro molto. - confessai mentre continuavo a sfiorargli la testa con i polpastrelli.

- Anch'io ti ammiro per la donna fantastica che sei diventata. Hai lavorato duramente per essere qua e se non l'avessi fatto probabilmente non ci saremmo mai rincontrati. - disse con un sorriso.

- Ok, basta con tutto questo zucchero. Mi sta venendo il diabete. - Scherzai.

Si sollevò verso di me per darmi una serie di baci rumorosi sulle guance, i quali accolsi con piacere.

Il giorno dopo decidemmo di attuare la nostra piccola trasgressione, visto che avevamo del tempo a disposizione. Avevamo cercato qualche tatuatore online e avevamo scelto uno dei migliori di Tokyo. Aveva tatuato molti personaggi famosi, così presumevamo che potesse mantenere il segreto con la stampa. Infatti ci promise che avrebbe tenuto la bocca chiusa, conosceva le eventuali conseguenze. Sfogliai il grosso quaderno ad anelli pieno di disegni stupendi e trovai un piccolo fiore di ciliegio dai colori tenui e delicati.

- Si può fare questo con petalo che vola via? - chiesi all'uomo dalle braccia fitte di tatuaggi.

- Certo, potete modificarlo come meglio credete. -

- Mi piace molto questo stile, ma perché vuoi modificarlo? - domandò Jimin accanto a me.

- Sei volato via come quel petalo sei anni fa, no? - Risposi convinta della mia scelta.

Jimin assunse un'espressione triste per un momento, ma sdrammatizzai con una pacca affettuosa sulla spalla. Un'ora dopo uscimmo dal negozio con due cerotti che celavano il nostro piccolo peccato; mi accarezzai il polso e sorrisi.

- Anche se l'ho fatto sul piede, i membri mi scopriranno subito. - disse Jimin mentre camminavamo per la strada.

- Ma dai, chi ti controllerà mai dietro al malleolo? -

- Tu non li conosci abbastanza bene. - fece una smorfia tra il disgustato e lo spaventato.

- Diglielo. Tanto ormai é fatta. - replicai con i palmi rivolti verso l'alto.

- Hai ragione, mi sto preoccupando per nulla. Posso fidarmi ciecamente di loro. -

Era incredibile come si sostenevano l'uno l'altro in qualsiasi momento. Si comportavano come una vera famiglia e Jimin era stato davvero fortunato ad aver trovato quei sei ragazzi.


"I always want to be the best" - Magic Shop

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Non ho molto da dire qua ;;

So che i miei capitoli sono un po' lunghi, ma non mi piace spezzarli a metà

soprattutto perchè hanno il POV alternato, sorry **

Grazie a tutti as always <3

꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora