Oblio

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{NB: A breve pubblicherò il primo capitolo tradotto della storia Housemate di raspberrymerkk, è una JungkookxReader molto carina. Se siete interessati, stay tuned!}

2017

[Jimin POV]

Fu un attimo.

La sua mano scivolò dalla mia ed afferrai l'aria nel disperato tentativo di riprenderla.

Una macchina frenò troppo tardi, nonostante la sua moderata velocità. La testa di Diana urtò il vetro anteriore dell'auto, formando un'agghiacciante ragnatela di crepe. A causa del colpo, il suo corpo venne sbalzato sul paraurti per poi finire a terra, davanti alla maledetta auto.

L'airbag aveva fatto il suo lavoro, infatti l'autista rimase sommerso da quella ingombrante massa bianca. Assistetti impotente a tutto quanto, le mie gambe erano schiacciate dal peso di quella scena terribile, come di fronte ad un film dell'orrore.

Alcune auto si fermarono ai lati della carreggiata e fu in quel momento che il mio corpo si mosse. Ero il più vicino, così arrivai per primo dalla mia migliore amica priva di sensi. era accasciata a terra sul ciglio della strada, gli occhi chiusi e la testa abbandonata sull'asfalto ruvido. Ogni organo del mio corpo si fermò.

La distesi delicatamente su un fianco con le mani tremanti e scoprii che stava perdendo sangue vicino alla tempia sinistra. Sperai che avesse nulla di rotto o peggio ancora. Nel frattempo il conducente, liberatosi dell'airbag, si inginocchiò accanto a me, spaventato e preoccupato.

- Oh mio Dio, non l'ho vista. Si é buttata in mezzo alla strada all'improvviso . - si giustificò con la voce preoccupata.

Dedussi che fosse un signore di mezza età, dato che non lo degnai nemmeno di uno sguardo: i miei occhi vedevano solo il volto pallido di Diana.

- Chiami un'ambulanza, per favore. - dissi con tono piatto.

Altre persone si radunarono intorno a noi, qualcuno mi passò un fazzoletto per tamponarle la ferita. Non distolsi un momento gli occhi da lei, speravo con tutto me stesso che si svegliasse.

Poco dopo mi sentii scuotere le spalle da due persone che riconobbi dalla voce familiare: Hoseok e Jungkook. Mi dissero che avevamo sentito il rumore dei freni dell'auto ed erano arrivati per vedere cosa fosse accaduto. Fortunatamente rimasero calmi e non aumentarono la mia agitazione, che mi faceva mozzare il fiato a tratti. Cercarono di allontanarmi da lei, ma non avevo intenzione di lasciarla. Accarezzavo continuamente la fronte fredda della ragazza che amavo, mentre pregavo le sue palpebre di sollevarsi, per mostrarmi di nuovo le sue iridi azzurre.

Furono i minuti più lunghi della mia vita.

I miei compagni mi sollevarono, quando arrivarono i soccorsi e mi allontanarono per fare spazio ai paramedici frettolosi. Una volta in piedi, sentii le forze venire meno, cosi mi aiutarono a sedermi su un muretto lì vicino e i miei muscoli iniziarono a tremare. Hoseok disse ad un addetto dell'ambulanza che non stavo bene e tentarono di tranquillizzarmi.

Ma non volevo sentire.

Se solo non l'avessi lasciata andare, quel l'incidente non sarebbe successo. Se solo non avessi detto quelle parole, non sarebbe fuggita. Se solo le avessi confessato i miei sentimenti, avrei evitato tutto ciò.

Era tutta colpa mia.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, così affondai il viso tra le mani e liberai la disperazione che avevo accumulato. Piansi rumorosamente, mentre Jungkook e Hoseok mi strofinavano le spalle per infondermi coraggio. Alzai la testa solo per vedere Diana, avvolta nelle cinghie della barella, che veniva caricata nell'ambulanza. Poi ci intimarono di rientrare a casa per non far troppo clamore con i media, mi voltai davanti all'ingresso del condominio per vedere le luci rosse e blu allontanarsi a gran velocità.

Il suono assordante delle sirene mi tormentò per molto tempo.

Ricoverarono Diana in un reparto privato dell'ospedale, in modo tale che potessimo farle visita senza essere disturbati da occhi indiscreti. Subì un intervento per ricucire la ferita vicino alla tempia, per fortuna era rimasta illesa, e dopo qualche giorno riprese conoscenza.

Per tutto il tempo non avevo mai lasciato l'ospedale, avevo dormito in uno stanzino riservato agli infermieri. Tutti mi dicevano di tornare a casa per riposarmi e staccare il cervello, ma non potevo; volevo essere lì, quando si fosse risvegliata. E poi chi aveva il coraggio di tornare in quell'appartamento senza di lei?

Ero seduto nel corridoio su una di quelle scomode sedie di plastica, quando il medico riapparve dalla stanza, sistemandosi gli occhiali sul naso.

- Sta bene. È solo un po' confusa, ma si riprenderà. - Annunciò e finalmente tornai a respirare dopo giorni di apnea.

Tutti i miei compagni erano lì con me e mi riempirono di dolci pacche sulle spalle. Mi permisero di vederla per primo e così varcai la soglia. Era distesa sopra un ammasso di cuscini e mi rivolse i suoi meravigliosi occhi azzurri, mentre il rumore elettronico dei suoi battiti regolari riempiva il silenzio.

- Ehi. - riuscii a dire solamente, il nodo alla gola mi opprimeva le corde vocali.

- Ciao. - mi salutò con un sorriso, il più bello che avessi mai visto.

- Come ti senti? - chiesi, una volta che mi fui seduto accanto al suo letto.

- Mi sento come se mi fosse passato sopra un camion, poi ho così fame che divorerei un cavallo intero. - rise lievemente.

Spostai con delicatezza una ciocca che le copriva la sua guancia arrossata e lei mi guardò con aria perplessa.

- Ma tu, chi sei? -



"I never felt this way before." - Lost

.

.

.

Buonasera!

Questo è il capitolo focus di tutta la storia e spero vi piaccia davvero <3

Ancora ne devono succedere, però credo che abbiate capito cosa sia

accaduto a Diana. Spiegherò meglio nel prossimo <3

Fatemi sapere cosa ne pensate!

꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora