2016
{Diana POV}
Non so per quale motivo avevo proposto quel tatuaggio a Jimin. Mi era uscito spontaneo e non me ne pentivo. Mi addormentai sotto il suo tocco dolce, che mi aveva sempre rassicurato, e la mia mente mi riportò indietro di sei anni.
Eravamo soliti girovagare in bicicletta durante la stagione primaverile. Avevamo sistemato un piccolo cuscinetto dietro al suo sellino ed io mi stringevo a lui, mentre pedalava tra i viali tempestati di rosa. Faticavo abbastanza per reggermi, ma sopportavo con piacere quello sforzo perchè adoravo i nostri momenti di svago.
Poco prima della sua partenza per Seoul, avevamo abbandonato la bicicletta sul ciglio della strada per risposarci all'ombra di quei ciliegi meravigliosi. Ci sistemammo uno accanto all'altro con le gambe incrociate, sopra all'erba morbida e leggermente umida. Una folata divento scosse i rami ed una cascata di petali piombò su Jimin, macchiando i suoi capelli scuri come spennellate di colore.
- Ti starebbero bene i capelli rosa. - dissi spazzolando le sue ciocche nere.
- Non li tingerei mai, mi piacciono così come sono. - bofonchiò e le sue guance paffute oscillarono.
- Quando diventerai famoso, lo farai. - scherzai.
- Ci facciamo una promessa? - cambiò discorso come se non avessi mai parlato. - Promettiamoci di vedere insieme i ciliegi in fiore quando saremo più grandi. -
Inclinai la testa e lo guardai perplessa, ma lui non ricambiò il mio sguardo. Vidi le sue guance prendere colore, mentre roteava l'indice tra i petali caduti davanti a lui.
- Sei così sicuro che ci rivedremo? - sputai quella domanda senza riflettere.
Lui bloccò il dito ed assunse uno sguardo triste: d'un tratto l'erba sembrava molto interessante. Attesi in silenzio ed aprii la mano per accogliere i petali che dondolavano nell'aria. Un raggio di sole mi accecò per un momento, poi un piccolo fiore rosa si posò sul mio palmo come richiamato da un incantesimo. Non ero superstiziosa, ma rimasi affascinata da dall'accaduto.
- Lo prometto. - risposi al posto suo, rompendo il silenzio.
Jimin si voltò verso di me, fissò la mia mano e ripetè la mia frase con un sorriso meraviglioso.
La primavera successiva tornai da sola sotto quell'albero che era stato testimone della nostra promessa. Mi ero seduta esattamente nel solito posto, ma qualcosa mancava.
Guardai accanto a me e per un momento mi illusi che Jimin fosse di nuovo lì, come l'anno prima. Mi mancava terribilmente e avevo sue notizie solo tramite sua madre: ero felice per lui, in fondo. Sollevai gli occhi al cielo, il sole faceva capolino tra i rami danzanti. Aprii la mano ed aspettai.
Nulla.
La richiusi pensando a quanto fossi stupida nello sperare in segni voluti da un Dio, al quale non credevo. Rimase lì ad ammirare quello spettacolo mozzafiato della natura per un tempo indefinito.
- Bello, vero? - mi rivolsi al Jimin immaginario accanto a me, ma non ricevetti mai la risposta.
Mi svegliai di soprassalto, sul divano. Mi stropicciai gli occhi scoprendoli umidi e mi maledii per aver dimenticato momentaneamente la nostra promessa. Jimin stava rovistando tra le tazze nella credenza e non si era accorto del mio risveglio perchè mi stava dando le spalle. Lo attaccai da dietro, sicura delle mie doti feline, e gli circondai la vita con le braccia per posarle sul petto. Mi alzai in punta di piedi e lo salutai con un sonoro bacio sulla guancia.
- Ti avevo sentita, non hai il passo felpato. - disse, pescando la sua tazza preferita tra le altre.
- Sempre in vena di complimenti. - commentai indignata e gli mollai uno schiaffo sul fondoschiena.
Forse ero stata troppo azzardata, me ne resi conto subito dopo averlo fatto. Osservai la mia mano per qualche attimo: non avevo idea di quanto le sue natiche fossero toniche.
Stavo per scusarmi, ma mi colse di sorpresa dopo aver posato la tazza sul tavolo. Colpì direttamente il mio punto debole: i fianchi. Mi solleticò fino a farmi piangere, non ero mai capace di ribellarmi a quella tortura.
- Chiedimi scusa o continuo. - mi minacciò, bloccandomi contro il tavolo.
Provai a rispondere tra le risate e l'apnea, ma sbattei il bacino contro lo spigolo del tavolo e persi l'equilibrio. Per sorreggermi, Jimin si sporse in avanti e per poco le nostre bocche non si toccarono. Una strana sensazione di calore mi pervase le viscere: cosa mi stava accedendo? I nostri visi erano pericolosamente vicini e nessuno di noi due si mosse. Studiai le sue labbra carnose con un'attenta osservazione del suo perfetto arco di cupido. Non mi ero mai concentrata così tanto sulle forme delicate del suo viso, spostai lo sguardo dalla bocca ai suoi occhi profondi, ma luminosi.
- Scusa per prima. - dissi per interrompere quell'assurdo silenzio.
Jimin sembrò riprendersi dallo stato di trans e si allontanò da me.
- Non fa niente. So che stavi scherzando. - rispose con un tono leggermente cupo.
Tornò ad occuparsi della sua colazione, mentre io cercavo di dare una spiegazione a quella tentazione che avevo provato.
"Those moments are now in memories" - First Love
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Ecco un'altro capitolo!
Adesso si vede bene tutta la scena della promessa. E' un capitolo un po' più corto degli altri, ma mi piaceva così. Fatemi sapere cosa ne pensate **
Grazie a tutti <3
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꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}
FanfictionDiana è una ragazza dalle origini italiane che ha vissuto a Busan, il suo migliore amico si chiamava Jimin e la abbandonò all'età di 15 anni per inseguire il suo sogno a Seoul. Tra varie peripezie, i due non hanno più notizie e si rincontreranno 6 a...