Terra

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2018

[Diana POV]

Un giorno di riposo, mentre eravamo di nuovo a Seoul, Jimin mi propose qualcosa di insolito.

- Vuoi farti beccare con me da solo e creare uno scandalo mondiale? - gli chiesi confusa, quando mi disse di volermi portare al mare.

Era assolutamente felice di passare una giornata con lui, visto che erano piuttosto rare e soprattutto correvamo sempre il rischio che qualche paparazzo potesse fotografarci.

- In questo periodo non ci sarà nessuno, fidati di me. - mi rispose.

Come potevo dire di no a quel sorriso meraviglioso?

In effetti le spiagge erano deserte nei primi giorni di novembre. Era una bellissima giornata, il sole brillava alto riscaldando l'aria, così accettai senza farmi troppe domande. Inforcai i miei jeans a vita alta preferito, un maglione over size e il mio adorato cappotto color senape, sperando che mi tenesse abbastanza caldo. Guardai Jimin che, come al solito, era ricoperto da mascherina e berretto: odiavo non poterlo vedere in volto, però adoravo i suoi pantaloni neri con i tagli sulle ginocchia a contrasto con il suo ingombrante bomber; sembrava davvero un vip in incognito. Scendemmo le scale e quando arrivammo nel cortile sul retro, mi invitò ad aspettare un momento. Poco dopo un rombo scoppiettante riecheggiò tra le pareti del condominio e mi voltai verso quel suono: una BMW nera lucidissima si fermò davanti a me, pareva essere appena uscita dalla concessionaria. Jimin mi sorrise compiaciuto da dietro al volante e rimasi attonita per cinque secondi buoni.

- Da quando hai la patente? - chiesi, mentre mi accucciavo per entrare.

- Mentre tu eri in Italia a divertirti, io ho fatto progressi. - ammiccò.

- Ok, non mi fido molto dei neopatentati. - lo schernii allacciandomi la cintura.

- Spiritosa, è un prestito di Jin. Se dovesse succede qualcosa, la colpa sarà tua. - mi minacciò e regolò lo specchietto retrovisore.

- Jin mi vuole bene, non ci crederebbe mai. - affermai e lui partì facendo stridere le gomme.

Finalmente aveva tolto sia la mascherina sia il berretto mostrando tutta la sua bellezza al mondo intero, anzi a me soltanto. Mentre chiacchieravamo, lo guardavo continuamente; lo trovai terribilmente sensuale con una mano sul volante e l'altra sul cambio. Ogni tanto ricambiava il mio sguardo insistente e temetti che potesse leggermi nel pensiero. Nel tragitto, alla radio proposero Idol e cantai a squarciagola imitando tutti e sette; Jungkook era un bravissimo insegnante anche nelle imitazioni. Jimin si accasciò su se stesso in preda alle risate, tanto che dovetti afferrare il voltante con la paura che potesse sbandare da un momento all'altro. Dopo un'ora buona, imboccò una strada che percorreva tutto il lungo mare e parcheggiò vicino ad una spiaggia desolata. La sabbia chiara contrastava con gli alti grattacieli che caratterizzavano la città ed il sole regalava splendidi riflessi sulla superficie dell'acqua. Scesi dall'auto, carica di entusiasmo, e mi diressi verso la spiaggia senza aspettare Jimin che mi richiamò offeso. Tolsi immediatamente le scarpe ed affondai i piedi nella distesa sabbiosa, inspirando l'aria salina. Il mio migliore amico mi rimproverò per essere andata avanti da sola, ma mi sorrise teneramente. Poi camminammo sul bagnasciuga, rabbrividendo al tocco del mare gelato. Per la seconda volta in quei due anni di convivenza, non sapevo come comportami; ero in difficoltà. Avrei voluto stringergli la mano mentre affondavamo nella sabbia umida, ma temevo di essere troppo indiscreta. Non mi riconobbi, il mio rapporto con Jimin era sempre stata l'unica certezza che avevo nella vita. Tentavo di nascondere il mio disagio con uno scherzo o una battuta e lui rispondeva come sempre. L'ora di pranzo arrivò in fretta, cosi ci gustammo del pesce delizioso in un piccolo ristorante vicino alla spiaggia. Non facevo altro che fissarlo in qualsiasi momento, stava indossando dei bellissimi occhiali scuri che celavano gli occhi di cioccolato, ma gli donavano a livelli estremi. Tornammo verso il mare con i nostri stomaci soddisfatti e ci accomodammo su una duna per ammirare quel meraviglioso panorama marino.

- Mi ricorda Spring Day. - confessai, seduta accanto a lui.

- Anche a me. Non so se ricordi quanto facesse freddo quel giorno che abbiamo girato il video. - rise appena.

- Non molto. - mentii, ma rividi il momento in cui ero corsa da lui per riscaldarmi sotto il suo maglione caldo.

Non vedevo i suoi occhi, ma dalla montatura fine intravidi la sua espressione triste. Una morsa avvolse il mio stomaco, facendomi presente che gli avevo mentito un'altra volta. Scossi la testa per scacciare quei pensieri, quel giorno volevo concentrarmi solo su noi due. Poi mi resi conto che eravamo davvero soli, non si vedeva una persona nel raggio di chilometri. Sentii la pressione sanguigna aumentare mano a mano che il sole scendeva verso la linea dell'orizzonte. Mi alzai nel tentativo di tranquillizzare il mio cuore agitato e lasciai che le onde gelate mi bagnassero di nuovo i piedi. Jimin mi raggiunse e rabbrividì al contatto con l'acqua fredda, ma intrecciò le sue dita alle mie.

- Perchè continui a nasconderti il viso? - brontolai subito dopo.

Spostai i suoi occhiali sulla testa e finalmente potei vedere le sue iridi scure illuminate dalla luce dorata. Un brivido mi percorse la schiena e sentii improvvisamente freddo. Mi avvicinai di più per riscaldare le mani sotto il suo giubbotto aperto, così cinsi i suoi fianchi; come ero solita fare in inverno. Jimin si morse il labbro inferiore e per un momento distolse lo sguardo per poi posarlo di nuovo su di me. Mi liberò il viso dalle ciocche scure che il vento mi aveva spinto sulle guance. Inaspettatamente quel gesto cosi naturale e banale, mi provocò una stretta allo stomaco, intensa e piacevole. Jimin si abbassò appena su di me, così potei respirare il suo alito caldo mischiato alla brezza marina. Per un istante studiammo i nostri occhi che avevamo visto fin troppe volte, ma mai così da vicino. Il taglio della palpebra sembrava tracciato da un abile disegnatore: una linea sinuosa senza un difetto. Provai a cercare un'imperfezione sul suo viso, ma tutto era armonioso e delicato.

Alla fine annullai il poco spazio tra i nostri volti per tuffarmi in un altro mare: la sua bocca. Quel primo contatto mi diede la scossa che si ripercosse fin sulle punte dei miei capelli corvini. Lo sentii sospirare sulle mie labbra come se non avesse aspettato altro per tutto il tempo. Mi racchiuse il viso tra le sua mani minute e premette la bocca sulla mia con decisione; poi esplorammo insieme quei luoghi sconosciuti, muovendoci all'unisono. Un ondeggiare lento scandiva il ritmo dei nostri baci, poi mi sorpresi di voler raggiungere il fondale di quell'oceano rovente; le nostre lingue danzarono come due delfini che si rincorrevano tra le onde frizzanti. Premetti le dita sulla sua schiena per invitarlo a continuare ciò che mi stava facendo impazzire: i movimenti sensuali delle sue labbra. Il rumore delle onde che si infrangevano sulla riva, copriva ogni suono tranne quello dei nostri respiri che si scontravano. Per un secondo socchiusi gli occhi, totalmente incredula che davanti a me ci fosse il mio migliore amico. Ero stata così accecata dalla nostra amicizia che non avevo mai capito veramente i sentimenti che provavo per lui.

Questa sensazione inspiegabile e travolgente, è davvero amore?

Decisi di scoprire la risposta insieme a lui, perchè in quell'istante non volevo altro che fermare il tempo e rimanere su quella spiaggia, tra le sue braccia.

Ci bloccammo a malincuore, quando il sole scomparve timido dietro l'orizzonte, intimandoci di tornare a casa. Per tutto il viaggio di ritorno nessuno di noi osò parlare, entrambi inondati da oceani di emozioni.


"What is it that you really want?" - Boy in Luv

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Ho riscritto talmente tante volte questo capitolo che ho perso il conto ;;

Ebbene, il famigerato bacio è avvenuto!

Il mare è un luogo un po' banale forse, ma secondo me ha il suo fascino :)

Fatemi sapere cosa ne pensate, io ho mille dubbi >.<

Grazie a tutti <3

꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora