Nuda

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2019

[Diana POV]

Mi sentii chiamare e scuotere più volte, ma risposi solo con qualche verso degno da uomo delle 

caverne.

- Cazzo, svegliati. Ti ho appena salvato il culo! -

La testa mi pulsava come se mi fossi ubriacata la sera prima, invece avevo preso solo un drink. Una nuvola bionda copriva la luce proveniente dalla finestra e ci vollero alcuni secondi rima di riuscire a focalizzare bene la figura di Arianna.

- Ma che ore sono?- chiesi con la voce impastata.

- Chissene frega di che ora è. Vedi di riprenderti in fretta. -

Mi levò le coperte di dosso con forza e non capii il motivo della sua agitazione. Almeno finché non presi il cellulare dal comodino.

Jimin-oppa❤️ ti ha inviato una foto.

Trascinai la notifica mentre i miei occhi erano ancora mezzo accecati dalla luce dello schermo. Avevo già il sorriso stampato sul volto pensando di vedere un selfie di Jimin, e invece. Ricordavo benissimo quando il fotografo aveva scattato quella foto ed io non avevo rifiutato la mano invadente di Luca, perché sapevo che Jimin l'avrebbe vista. Infatti avevo avvolto il suo collo con un braccio proprio con l'intenzione di infastidirlo ed avevo centrato l'obiettivo. Ma quel 'vedo che ti stai divertendo' aveva fatto affondare tutte le mie convinzioni della sera prima. Ero riuscita a ferirlo di nuovo e dovevo esserne contenta? Ero soddisfatta di aver raggiunto il mio scopo?

No, per niente.

- Non mi merito di essere amata da lui. - mormorai mentre bloccavo lo schermo luminoso; non avevo il coraggio di rispondergli.

- Ho chiamato Jimin prima. - affermò Arianna sedendosi accanto a me sul bordo del letto.

- Come hai fatto? Il mio cellulare è impostato sul coreano. -

- Google translate, poi è l'unico numero salvato con un cuoricino. Comunque Namjoon ha tradotto per me, gli ho raccontato cosa è successo ieri sera.-

- Ti ringrazio, ma credo che tu abbia solo sprecato il fiato. - risposi.

- Non penso, però adesso tutto dipende da voi due. -

Aveva ragione, ma mi sentivo una merda ambulante.

Ripresi il cellulare ed aprii Facebook; una notifica mi informò che ero stata taggata da Luca, il quale era riuscito a trovare il mio profilo in qualche modo. Eliminai il tag e la sua richiesta d'amicizia, ma il danno consapevole era stato fatto.

Quando chiamai Jimin qualche ora dopo, avevo la nausea come se avessi viaggiato in auto per le strade tortuose di montagna. Inspirai cercando di calmare lo stomaco in subbuglio mentre ascoltavo uno squillo dietro l'altro, finché non rispose.

- Ah, ti sei degnata di farti viva? Com'è andata la serata? - la sua voce era graffiante e pungente.

- Vorrei parlare, se hai tempo. - dissi quasi sussurrando.

- Non ho tempo. Sai, sono impegnato a spassarmela. - enfatizzò molto l'ultima parola.

- So che ho sbagliato, voglio rimediare. -

- Non hai niente da rimediare, Diana. Sono stanco delle tue bugie. -

Quella frase fece tremare il mio cuore, ma dovevo accettare le conseguenze delle mie azioni idiote. - No, Aspetta. Non stai dicendo sul serio? -

- Io non mento a differenza tua. Devo andare adesso. -

- Posso...posso richiamarti più tardi? - chiesi con timore.

- Non so se avrò voglia di parlarti. -
E così riagganciò senza nemmeno salutarmi.

Ero seduta davanti alla scrivania di camera mia, il computer acceso e la webcam attiva. Le mie dita sudavano sulla tastiera mentre guardavo me stessa attraverso lo schermo.

Facevo pena.

Ero appena tornata dall'ospedale e mia madre era leggermente peggiorata, i suoi battiti si erano fatti più deboli. Non avevo parlato con nessuno, nemmeno con Arianna, ero rimasta in silenzio da quando ero uscita da quella fottuta stanza. Avevo vagato per le strade di Roma senza una meta, il mio stomaco sembrava aver dimenticato la fame, così non avevo nemmeno cenato. Senza rendermene conto era arrivata la mezzanotte e non avevo telefonato a Jimin prima che andasse a dormire. Chissá cosa aveva pensato, sicuramente non avevo migliorato la situazione. L'idea che avrei potuto perderlo mi terrorizzava e non sarei mai riuscita a dormire in quelle condizioni. Così avviai la video chiamata, anche se a Seoul era mattina presto; dovevo tentare. Dopo pochi squilli, che a me parvero un'infinità, il volto assonnato di Jimin occupò tutto lo schermo, le sue occhiaie erano profonde quanto le mie.

- Scusa se ti ho svegliato. - iniziai con la voce roca.

- Non importa, tanto ero sveglio già da un po'. - aggrottò la fronte mentre mi studiava. - Ti senti male? -

- Non è niente. - tirai le labbra in un sorriso forzato.

- Aspettavo la tua chiamata ieri sera. -

- Lo so, scusa. Possiamo parlare adesso? -

Sembrò pensarci su mentre si passava una mano tra i capelli, poi sospirò lievemente per farmi capire di poter continuare. Si sollevò dal cuscino e posò la schiena contro la testiera del letto, il nostro letto. Avrei venduto l'anima al diavolo per essere sotto le nostre coperte e toccarlo di nuovo. Invece non avevo fatto altro che buttare al vento tutto ciò che era importante per me, tutto ciò che spingeva ad andare avanti. Tutto il mio mondo era esattamente di fronte a me che aspettava una qualsiasi ragione per ciò che avevo fatto.

- Scusami. Non dovevo paragonarti a Pietro, non pensò assolutamente quello che ho detto. Ero arrabbiata e purtroppo mi sono sfogata su di te, e non dovevo. Non ti avrei mai tradito, volevo solo farti provare la stessa rabbia che stavo provando io. Sono pessima. - pronunciai tutto d'un fiato.

- Arianna mi ha raccontato cosa è successo. Vorrei tanto crederle, soprattutto crederti. -

Ovviamente dubitava di me, avrei fatto lo stesso al suo posto. Cominciai a capire che questa volta non sarei riuscita a risollevare la mia posizione, ma continuai.

- Sai cosa mi ha fatto riprendere? Questo. - indicai il piccolo fiore sul mio polso. - In quel momento ho ricordato quel giorno che ci siamo tatuati a Tokyo e tutto ciò che abbiamo passato insieme. Non potevo cancellare tutto con una follia insensata e Arianna è stata una vera amica. Però capisco, ti ho mentito per due volte e non potrò mai tornare indietro. -

Chinai il viso verso la superficie del tavolo, stringendo le labbra in una linea sottile, ma i miei occhi si offuscarono. Le lacrime salate mi bagnarono le labbra dolenti, sapevo come sarebbe finita: anche lui mi avrebbe abbandonata.

Ed era solo colpa mia, della mia debolezza.

Desideravo solo urlare per fargli capire quanto avevo paura di perderlo, ma i singhiozzi mi impedirono di farlo. Maledii quella parte così vergognosa e senza dignità di me stessa che non avrei mai voluto fargli vedere. Forse fu la prima volta che mi sentii nuda di fronte a lui, priva di qualsiasi maschera o camuffamento. Ma lo lasciai sondare nella mia anima cosicché potesse notare quanto lo amassi davvero.


"The real myself inside the smiling mask, I reveal it entirely." - Epiphany

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Buona domenicaaa!

Spero vi piaccia questa parte della storia, fatemelo sapere!!

Mancano 5/6 capitoli alla fine e sono super emozionata!

Grazie a tutti as always <3

꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora