2018
[Jimin POV]
Diana denunciò Pietro appena ebbe le forze sia fisiche sia psicologiche per farlo. Quel bastardo non lo vedemmo mai più, anche perchè tornò in Italia con la coda tra le gambe.
Mano a mano lei sembrava tornare la ragazza che amavo: schietta, affettuosa e sorridente. In quel periodo la accudii come meglio potevo, arrivai persino a cucinare per lei. Infatti chiamai spesso mia madre per chiederle qualche consiglio, perchè ero un frana in cucina. Diana mi guardava con lo sguardo compassionevole dal divano, mentre tentavo di preparare qualcosa di mangiabile, ma si lasciava coccolare. Volevo farmi perdonare nel miglior modo possibile, avevo privato entrambi del nostro amato legame con la mia testardaggine.
Qualche giorno più tardi i lividi iniziarono a scomparire, come il suo dolore a livello psicologico; o almeno così sembrava. Quando riuscì a camminare, la portai con me alla Big Hit per non lasciarla sola a casa. Così ogni volta si accomodava nella sala prove su una piccola poltrona in un angolo e si divertiva a guardarci o a filmarci con il cellulare. I miei compagni la circondavano con la loro allegria, persino Yoongi diventò più spiritoso del solito. La guardavo ridere spensierata, cercando di dimenticare quello sguardo disperato delle sere prima. In alcuni momenti di sconforto, quando quel maledetto ricordo ritornava, le avvolgevo le spalle dallo schienale della poltrona e la riempivo di baci affettuosi: dovevo recuperare tutti quei mesi di astinenza. Lei mi grattava la testa dolcemente e mancava poco che riuscissi a fare le fusa come un gatto. Completamente guarita, tornò a dedicarsi al suo amato lavoro e riacquistammo quella serenità che avevamo perso. Averla di nuovo al mio fianco, era una sensazione stupenda.
Una sera, dopo un mese dall'incidente, Diana preparò la cena come era solita fare. Mi servì una deliziosa fetta di carne che lei quasi non toccò, la fissava con il viso pallido.
- Diana, cosa c'è? -
- Ho un po' di nausea. - rispose con un espressione schifata.
Non la obbligai a mangiare, ma le consigliai di sdraiarsi un po'. Rifiutò la mia proposta ed iniziò a pulire i piatti sporchi. Era stranamente silenziosa, però incolpai il suo stomaco in subbuglio. Ripose le stoviglie sopra al piano d'acciaio per lasciarle asciugare e poi sentii un suono strano come un singhiozzo, ma sofferente. La vidi tapparsi la bocca con una mano e sorreggersi con l'altra sul ripiano di marmo. La raggiunsi subito per scostarle i capelli dal viso e chiederle cosa stava succedendo. Mi rivolse uno sguardo terrorizzato e cercò di inspirare a fondo per calmare i conati di vomito.
- Se ti agiti, è peggio. - dissi tenendola per la vita.
- Jimin...- provò a parlare e capii che la situazione era più grave del previsto.
Il tuo tono di voce era identico a quello della sera in cui la ritrovai davanti alla porta ansimante. La invitai a sedersi sullo sgabello della cucina e la lasciai riprendere fiato tenendomi ad una breve distanza.
- Jimin...io ho un ritardo. - sussurrò.
- Cosa? - forse avevo intuito, ma non volevo crederci.
- Le mestruazioni sono in ritardo. - confessò con l'attenzione rivolta al pavimento.
- Di quanto? - chiesi cautamente
- Due settimane. -
- Diana, non sospetterai mica...-
- Lui non voleva usare precauzioni e io sono stata una stupida. - le tremava la voce mentre parlava e continuava a guardare in basso.
- Aspetta, forse ti stai fasciando la testa inutilmente. -
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꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}
FanfictionDiana è una ragazza dalle origini italiane che ha vissuto a Busan, il suo migliore amico si chiamava Jimin e la abbandonò all'età di 15 anni per inseguire il suo sogno a Seoul. Tra varie peripezie, i due non hanno più notizie e si rincontreranno 6 a...