Sfida

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2018

[Jimin POV]

Io ed i miei compagni ci stavamo preparando per il concerto che sarebbe iniziato tra qualche minuto. Diana stava controllando che ogni dettagli fosse perfetto, come sempre. Il mio cuore accelerò il battito, non per colpa della sua presenza, ma per permettere alle mie gambe di non cedere. Deglutii e poi strabuzzai gli occhi, cercando di non attirare i suoi occhi vigili su di me.

- Cosa c'è?- chiese invece.

- Niente. Perché?-

- Stai barcollando.- sussurrò, mentre le sue iridi blu mi sondavano come dei raggi X.

Cazzo. Non me ne ero reso conto.

- Tranquilla. - dissi solamente.

- Non sto tranquilla, sei sfinito. E scommetto che non l'hai detto a nessuno. -

Bingo.

Feci per voltarmi, ma la sua mano stretta sul mio avambraccio fermo la mia fuga.

- Jimin... - la sentii sospirare - Se sali sul palco in queste condizioni, potresti farti male sul serio. Avresti dovuto...-

- Tu non puoi capire. - la ammutolii senza voltarmi.

- Hai ragione, non ti capisco. Non pensi a ciò che potrebbe succede? -

- Non succederà. -

- Fa' come ti pare. Poi non venire a piagnucolare da me. - mollò la stretta per lasciarmi andare verso le conseguenze da solo.

- Puoi starne certa. -

Sul palco dimenticai completamente la nostra discussione, ma durante un cambio abiti Diana non si avvicinò nemmeno. Sentivo il suo sguardo arrabbiato su di me ed io facevo di tutto per non mostrare un minimo di stanchezza. Sembrava più una sfida tra di noi, su chi avrebbe mollato.

Ed io persi, purtroppo.

Alla fine del concerto tornai in camerino, cercando di non zoppicare troppo. Mentre cantavamo le ultime canzoni, avevo sentito un dolore lancinante colpire la mia schiena, ma ero riuscito a camuffare la sofferenza. Posai le mani sul ripiano davanti allo specchio, poi le mie gambe cedettero all'improvviso. Diana accorse subito, come se mi stesse osservando dalla soglia e mi impedì di finire rovinosamente a terra. Chiamò aiuto, dopo avermi costretto a sedermi sulla poltroncina imbottita. I miei compagni si allarmarono, non appena sentirono i richiami di Diana, e si scusarono per non essersi accorti del mio malessere generale, ma loro non avevano nessuna colpa. Per fortuna non avevamo altri impegni nei giorni successivi, altrimenti avrei messo loro in difficoltà. Il medico disse che avevo stirato un muscolo della schiena e dovevo stare a riposo.

A casa Diana mi aiutò a sdraiarmi sul divano e mi rimboccò la coperta come una mamma amorevole, anche il suo sguardo diceva a gran voce: te l'avevo detto. Poi si allontano in cucina per preparare la cena e la guardai incantato tutto il tempo. Avevamo parlato solo il minimo necessario durante il tragitto, da una parte non volevo ammettere che aveva avuto ragione. Ad un tratto la suoneria del cellulare mi spaventò e sorrisi amaramente prima di rispondere.

- Come stai? - la voce stranamente squillante di Tae mi rimbombò nelle orecchie.

- Adesso un po' meglio. - risposi dispiaciuto.

- Mi raccomando, non fare sforzi.- fece una piccola pausa. - Passami Diana. -

Esaurii la sua richiesta e vidi Diana corrucciare la fronte perplessa mentre ascoltava. Annui diverse volte, poi mi porse di nuovo il cellulare e tornò ad occuparsi dei fornelli.

- Il fisioterapista mi ha chiesto di dirle che hai bisogno di qualche massaggio per sciogliere i muscoli doloranti. - disse con il tono soddisfatto.

- Cos...- stavo per urlare, ma abbassai subito il volume. - Maledetto. -

- Un giorno mi ringrazierai, divertitevi. - riagganciò ridendo.

Rilassai ogni muscolo contro l'imbottitura morbida del divano e sospirai verso il soffitto. Diana si avvicinò con un vassoio tra le mani che posò sul tavolino di vetro. Mi allungò un piatto caldo e poi mangiammo, scambiandoci degli sguardi di sottecchi; nessuno dei due sembrava intenzionato a chiarire quella piccola questione in sospeso. Ogni minimo movimento mi provocava un lamento e lei prontamente sistemava i cuscini sotto di me. I suoi semplici gesti di affetto, mi acceleravano i battiti cardiaci. Credetti persino di avere la febbre, per quanto caldo stavo provando in quel momento.

- Tae mi ha detto che dovrei massaggiarti la schiena.- disse, dopo aver ripulito la cucina.

- Non importa...- dissi in difficoltà, non volevo disturbarla.

Diana aveva imparato a fare dei massaggi rilassanti, quando suo padre soffriva di forti mal di schiena ed ogni tanto aveva sciolto anche il mio collo rigido. Mi disse che mi avrebbe aiutato volentieri e si inginocchiò di fianco a me per aiutarmi a sfilare la maglietta. Strinse il tessuto leggero tra le mani e le sue dita sfiorarono la pelle dei miei fianchi. Andai in apnea, mentre mi spogliava e avrei voluto prenderla tra le braccia per baciarla senza sosta. La vidi strofinare le labbra tra di loro nervosamente e poi mi aiutò a sdraiarmi sul petto. Percepii il tocco delicato delle sue mani bagnate ed inspirai l'odore speziato dell'olio essenziale. Strinsi i pugni con forza, quando percorse tutta la mia schiena per soffermarsi sui trapezi.

- Capisco che ti fa male, però devi cercare di rilassare i muscoli. - mi ammonì dolcemente.

Purtroppo non era dolore quello che percepivo, ma un immenso piacere. Cercai di fare come mi aveva consigliato, nonostante ogni suo movimento mi provocasse fitte in tutto il corpo. Dopo un tempo indefinibile, mi chiese di voltarmi verso di lei per continuare sul collo. Chiusi le palpebre, mentre i suoi polpastrelli insistevano sulla mia pelle arrossata. La mia mente vagò tra diversi piacevoli scenari, per fortuna un leggero dolore mi riportò alla realtà, prima che fosse troppo tardi.

- Scusa, sono stata poco delicata. -

- Non fa niente, tranquilla. -

- Vuoi che ti rilassi anche il viso? Giá che ci siamo. - propose con un mezzo sorriso.

- Come vuoi tu. - accettai e poi aggiunsi. - Diana...scusami per prima. Non volevo essere aggressivo con te. -

- Scusami tu. Ti ho solamente agitato e non dovevo. Ma ero molto preoccupata. -

Avanzò appena verso di me ed iniziò a distendermi i muscoli delle guance. Cercai i suoi occhi azzurri per legarli ai miei, ma lei sciolse quella stretta concentrandosi sulle sue mani.

Perché mi stava evitando?

Era la prima volta che non rispondeva al mio sguardo, in più vidi la punta delle sue orecchie arrossire.

Si stava imbarazzando come me?

Non era possibile.

Quella reazione mi spiazzò per un momento e si attaccò come un virus: il mio viso stava prendendo fuoco.


"Stop trying, it's ok to lose." - Fire

.

.

.

Helloooo

Nuovo capitolo di "episodi quotidiani" ahahah

bè, possiamo tutte capire la cara Diana, no? XD

Spero che vi piaccia e nel prossimo ci sarà il continuo <3

Grazie a tutti!!


꧁La Città di Smeraldo꧂ p.jm. {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora