Capitolo 2

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Passo le mani sui pantaloni, ansiosa. Sono seduta sulla poltroncina di cortesia fuori dall'ufficio personale da quasi dieci minuti. Mi avevano detto di presentarmi alle otto, ma nonostante io fossi in orario, l'addetto è impegnato chissà dove. Dovrò aspettare che finisca e venga ad accogliermi.

Odio aspettare. Mi rende nervosa e ho sempre l'impressione di sprecare il tempo, mio e degli altri, in attesa. Perfino quando guido, se trovo un ingorgo scelgo la strada più lunga, piuttosto che restare ferma in attesa che la coda si smaltisca.

Tiro il polso della camicia, per stenderlo e farlo uscire di un centimetro circa dal maglione, mentre mi guardo attorno. Gli uffici sono quasi tutti su questo piano, mentre i laboratori sono al piano di sotto, così come l'ufficio tecnico e quello per la qualità, dove lavorerò io.

Vorrei tirare fuori lo smartphone e leggere qualcosa, per ingannare l'attesa ma non voglio dare l'impressione di quella che vive attaccata al telefono, così fingo di provare interesse per il cartello affisso quasi di fronte a me, che riassume in poche frasi la storia e la mission aziendale. Peccato che io lo abbia già letto almeno quattro volte e ormai abbia perso completamente l'interesse.

"Signorina Pierce?" una voce maschile mi chiama e mi alzo di scatto dalla sedia, cercando di tenere la schiena diritta, mentre mi volto nella direzione da cui arriva la voce. Appartiene ad un uomo sulla quarantina, con i capelli scuri tenuti indietro con una gran quantità di gel.

"Sono io" rispondo, tendendo automaticamente la mano davanti a me, ma lui non la stringe, anzi mi oltrepassa e mi fa cenno di seguirlo all'interno dell'ufficio.

Quando entro lui è già dietro la scrivania, che occupa gran parte dell'ufficio e potrebbe ospitare comodamente due postazioni, ma sembra che sia da solo a far tutto. Sembra nervoso, ma non capisco cosa possa essere successo in dieci minuti per ridurlo in questo stato.

"Si sieda, per favore."

Lo osservo riordinare delle cartelle, per fare spazio ad una pila di fogli su cui campeggia il mio nome, quindi immagino siano i documenti per la mia assunzione, a cui ne aggiunge altri, molti altri.
Sono sempre più impaziente, mentre lui prende a leggere un paio di cartelle sepolte sotto una pila di altre, che sembrano buttate alla rinfusa sulla grande scrivania.

"Mi scusi, c'è qualche problema?" domando. Lui alza la testa di scatto, come se si fosse dimenticato che io sono qui e lo avessi spaventato. Inizia a grattarsi la testa, prima di rivolgersi finalmente a me.

"Ecco.. so che oggi lei dovrebbe iniziare a lavorare nell'ufficio qualità, per sostituire il dottor Severin che andrà in pensione tra qualche settimana" inizia ed io annuisco, felice di cominciare.

"Sì.. beh.. sono appena stato a colloquio con l'ammistratore delegato, che mi ha esposto un problema riguardo una posizione scoperta, che abbiamo urgenza di sistemare.."

Sembra tergiversare e la cosa mi preoccupa. Un altro posto?
"Scusi non ho capito. Ci sono problemi riguardo la mia assunzione?" chiedo, agitata. Aspettavo un'opportunità del genere da anni, spero non ci abbiano ripensato.

"No, certo che no. Però .. forse è meglio che mi spieghi meglio: una persona ha dato le dimissioni quest'oggi e abbiamo bisogno di trovare un sostituto o una sostituta in tempi molto brevi. D'altro canto, la persona che lei dovrebbe sostituire non andrà in pensione prima di sei settimane, così mi chiedevo se.."

"Se?"

"Se sarebbe disposta a ricoprire il ruolo che ci occorre nell'immediato, almeno per il tempo di trovare qualcuno qualificato e poi iniziare il suo lavoro nell'Ufficio Qualità."

Mi appoggio allo schienale della poltroncina, fissando l'uomo di fronte a me e cercando di fare ordine.
"Vorrebbe che io lavorassi per qualche giorno, o qualche settimana in un altro ufficio?" chiedo, giusto per essere sicura.

Love/Hate Isaac Morris (Amo Odiarti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora