Capitolo 10

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Sono al telefono con Tommaso, quando un colpo di tosse mi rende consapevole che Isaac si dev'essere svegliato, probabilmente sta di nuovo rigettando nel water. Saluto mio fratello velocemente, prima di correre su per le scale.

Trovo Isaac in bagno, che cerca di rimettersi dritto dopo aver fatto visita al water. "Ehi, vuoi un pò d'acqua?" chiedo a voce bassa. Sono così stanca che dormirei per almeno dieci ore.

Si volta con occhi sbarrati, mettendomi poi a fuoco. "Cosa fai qui?" chiede.
Roteo gli occhi, prima di rispondere. Mi ha fatto la stessa domanda già due volte stanotte. "Ci vivo" rispondo, di nuovo. "Ti senti meglio?" chiedo.

"Perché sono qui?" chiede evitando di rispondere. "Perché quando ti sono venuta a prendere eri talmente ubriaco che sei svenuto nella mia auto e non ho idea di dove vivi."
Sono consapevole del mio tono stanco, ma non è stata una gran notte nemmeno per me.
Isaac indica il bicchiere che tengo in mano, così glielo allungo, dicendogli di bere a piccoli sorsi.

Mi guarda male, ma fa come gli ho suggerito. Ci studiamo a vicenda, finché non posa il bicchiere sul ripiano. "Dove sono i miei vestiti?" chiede allarmato.

"Pensi che te li abbia tolti approfittando del fatto che eri semi svenuto? O che ti abbia portato nel mio letto con l'inganno?" domando con un sopracciglio alzato. E faccio bene, mi guardo stranito, come se davvero lo pensasse, così decido di rendergli pan per focaccia.

"Sì alla prima domanda e no alla seconda, Ciccipucci."

Un lampo di collera attraversa il suo sguardo, ma l'unica cosa che mi dice è "Non chiamarmi così, non lo sopporto."

"Peccato, a me piaceva" ribatto. Poi mi avvicino, perché sembra essere poco stabile e immagino sia meglio farlo tornare a letto.
"Vieni, devi stenderti" dico affiancandomi a lui, per dargli la possibilità di appoggiarsi a me.

"Nel tuo letto?" chiede, scettico.
"Ci sei stato fino a poco fa ed è l'unica cosa di cui non ti sei lamentato stanotte, direi che va bene" commento avanzando con lui che cerca di non appoggiarsi di peso a me.

"Quindi siamo stati a letto assieme?" domanda ancora, sconvolto.
"Già. Ma devo dire che non è stata una bella esperienza" ribatto guardando dritto davanti a me. Lo sento respirare pesantemente, credo si stia agitando, ma mi diverto troppo.

Quando lo lascio sedere sul letto, mi guarda per un momento, prima di abbassare la testa e parlare, senza guardarmi. "Senti, io non ricordo un accidente di ieri sera. Mi.. mi dispiace se siamo finiti a letto, ma non doveva succedere. Non volevo fare sesso con te" ammette. E per quanto sia uno stronzo, è parecchio bello e il fatto che sembri terrorizzato all'idea di aver fatto sesso con me, mi ferisce giusto un pò.

"Sai che se fossi una che si offende, ti avrei buttato fuori di casa a questo punto?" gli dico, costringendolo a guardarmi. Ha gli occhi rossi, lucidi e le guance arrossate. Prendo il termometro dal comodino, passandoglielo. "Prova la febbre."

Prova a parlare, ma lo zittisco, prendendo il termometro non appena inizia a suonare. "Hai ancora la febbre" constato, girando il termometro per far guardare anche lui. "E' una cosa che ti succede spesso? Ubriacarti fino a fare schifo e farti venire la febbre alta?"

"No. E'.. strano" ammette. "Allora forse è un virus. Hai passato la notte a vomitare e a lamentarti, Isaac" spiego tirandomi indietro una ciocca di capelli che sono sfuggiti all'elastico.

"Mi sento debole" dice. "E' ovvio" ribadisco. "Senti, prendi questa pastiglia, è per la febbre. Non sei allergico, vero? Stanotte non ti ho dato niente per paura di una reazione allergica."

"Stai male anche tu?" chiede osservando la mia faccia. "No, ho solo sonno. Non mi hai lasciato dormire molto stanotte" dico soffocando un altro sbadiglio.

Love/Hate Isaac Morris (Amo Odiarti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora