Capitolo 4

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Il mattino seguente sono così nervosa che non riesco nemmeno a far colazione, prima di recarmi alla Morris.
Passo il badge sotto il lettore, col morale già basso, poi mi avvio alla scrivania. Dato che non ci sono giacche appese immagino che Isaac non sia ancora arrivato e mi tranquillizzo.

Rispondo a un paio di mail, prima che lui degni l'azienda della sua presenza.

Indossa jeans di un blu talmente scuro da sembrare nero e un maglione turchese, da cui fuoriescono i bordi di una camicia bianca, lasciata fuori dai pantaloni. Le scarpe sono sportive Prada e immagino che gli immancabili occhiali da sole a goccia siano Ray-Ban. 

Abbassa lo sguardo verso di me, mentre chiede a chiunque stia parlando con lui al telefono di richiamarlo.

Chiude la telefonata e poi si leva gli occhiali. Ha gli occhi un pò arrossati, probabilmente ha fatto nottata, mentre mi squadra per la seconda volta in meno di dodici ore.

"Perché sei ancora qui?" sputa fuori irritato.

Cerco di restare calma, ripetendomi il discorso che mi sono fatta ieri sera allo specchio, per motivarmi.

"Perché sono la sua segretaria, signor Morris. Non si preoccupi, non è una soluzione definitiva. Sono Olivia, a proposito."

Incredibilmente non mi ha interrotto, ma credo di non poter ancora esultare, infatti si ritira su  di scatto, con l'aria di chi sta caricando il colpo in canna.

"E dimmi, Olivia.. te la sei mangiata la mia segretaria? Perché credo tu sia il doppio della segretaria precedente" dice con tracotanza.

Ora, so benissimo di avere dieci chili di troppo, ok facciamo dodici, ma questo bel ragazzo è villano a livelli stratosferici!

Invece di fargli vedere come ci sia rimasta male, allungo la mano verso una ciotolina, posata accanto allo schermo del mio computer, per prendere una nocciolina e me la metto in bocca.
"La aspettano in sala riunioni per discutere.. uhm, del budget per l'anno prossimo. Se vuole, quando avrà finito potremo continuare a parlare. Ora temo sia in ritardo."

Gli scocco anche un sorriso, mentre gli allungo una cartella dentro cui ho messo una copia del budget passato, un piccolo gruppo di fogli bianchi e una penna, nel caso in cui abbia bisogno di prendere appunti.

Lui mi guarda come se non ci credesse, ma prende la dannata cartella, dopo un tempo che francamente definirei imbarazzante e se ne va, senza aggiungere altro. Quando è quasi fuori dalla portata del mio orecchio lo sento borbottare: "Se credi di riuscire a vincere la battaglia, ti sbagli di grosso!" ma non capisco se stia dicendo a me oppure a suo padre.

Il resto della mattina scorre piuttosto lentamente, in effetti non è un lavoro estremamente impegnativo, o almeno così mi sembra. Capisco perché la segretaria precedente avesse il tempo di correre dietro al suo capo.
Quando mi annoio ormai a morte, squilla il telefono.
"Ufficio di Isaac Morris" rispondo.

"Ehi, sono Daria, ti va un caffè?" chiede con voce allegra.

"Uhm, volentieri, arrivo" dico prima di riagganciare.

"Allora, hai conosciuto Isaac?" chiede appena arrivo in sala ristoro. Sono nervosa a parlarne, così resto sul vago. "Sì, ieri pomeriggio."

"E' o non è uno dei ragazzi più fighi che tu abbia mai visto?" domanda, con aria sognante.

"E' un bel ragazzo, sì" confermo senza volermi sbilanciare, perché mi sento arrossire al pensiero di come sia rimasta imbambolata di fronte a lui ieri pomeriggio.
"E basta? Dico ma ce li hai gli occhi?" chiede ridacchiando.
Sorrido senza volere alla sua battuta, ma il modo in cui mi ha apostrofato stamattina basta a farmi tornare tesa.

Love/Hate Isaac Morris (Amo Odiarti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora