Capitolo 11 - Isaac

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Forse dovrei ripagarla in qualche modo. Voglio dire, mi ha curato e mi ha lavato i vestiti. Cazzo è una novità per me. E' tanto che qualcuno a parte Greta non si occupa di me.

Mi ha anche lasciato le compresse per la febbre, quando mi ha riaccompagnato alla macchina. E il pranzo era buono. Pensavo che il mio stomaco avrebbe reagito come nelle ore precedenti, e invece sono stato bene.

E ho scoperto qualcosa su di lei. E' generosa anche con chi non se lo merita, sa cucinare e non ha ancora disfatto gli scatoloni nella camera vuota. Se è un mese che vive là, dovrebbe già averlo fatto. A meno che non contengano qualcosa che non vuole rivedere. Questo pensiero mi ha tenuto impegnato nelle ore solitarie che ho passato nel mio appartamento.

Sono certo che sia single, perché se avesse un fidanzato, probabilmente non sarebbe sola di domenica, o almeno di sabato sera. Forse è una di quelle che vogliono arrivare illibate al matrimonio, però non mi sembra il tipo, anche se ultimamente sembra una moda.

Quando ho gettato la maglietta che mi ha prestato nel cestone dei panni sporchi, c'era parecchio pizzo dentro. Se non altro non sembra una gattara con le mutande ascellari.
Avrei dovuto farle più domande personali, mentre ero là, ma lei ha iniziato per prima a farlo e mi sono chiuso a riccio, come al solito.

Anzi, non proprio. Di solito le donne che mi fanno delle domande, vogliono sapere che auto guido, dove sono stato in vacanza e se le porterò con me. Non mi chiedono dove ho studiato o se pratico sport. Ma decisamente non mi farebbero da infermiere.

Penso sempre che sia la ragazza più in carne con cui io abbia a che fare da più di dieci anni, ma a parte questo, devo ammettere che ha delle qualità.

E soprattutto detesto sentirmi in debito.

E' quasi ora della pausa pranzo, così mi affretto a fare una telefonata, prima di andare a cercare la mia segretaria.

"Vieni con me" le dico brusco, quando la trovo a parlare con Sebastian, una cartellina gialla in mano.
Lui mi saluta e mi fa tornare in mente che in settimana le ha detto che mi avrebbe trovato una nuova segretaria. Devo parlarci.

"Devo prendere un blocco per appunti?" domanda seguendomi in ufficio. "No. Solo la giacca."

Mi guarda in modo strano, ma torna indietro a vestirsi, mentre io infilo il mio giaccone e torno da lei.
"Dove dobbiamo andare?" domanda seguendomi lungo il corridoio. Passo davanti all'ufficio di papà, a cui faccio un cenno prima di tirare dritto e andare a timbrare.
La guardo finché non fa lo stesso e poi esco nel parcheggio.

"Vuoi rispondermi?" chiede, irritata. Sorrido, senza farmi vedere, perché ho deciso cosa voglio fare.

"Lo vedrai. Ora sali in auto" dico.
"Ho uno spray al peperoncino della borsetta, quindi non fare il furbo" dice,  ma so che è curiosa, lo vedo da come mi osserva, su questo non mi sbaglio.

Mi concedo una breve risata. "Ricambio il pranzo di ieri. Tranquilla, non voglio farti del male."

Vedo che sbircia il sedile posteriore della jeep, dove ho lasciato la sua felpa, credo che forse gliela dovrei lavare, prima di ridargliela.
"Te la faccio lavare" dico infatti.

"Oh, non importa. Stai meglio?" chiede con un'alzata di spalle.
Stamattina non mi ha chiesto niente, l'ho salutata ma era al telefono, e poi sono stato impegnato.

"Sì. Grazie" rispondo, poi mi volto a guardarla. Mi fa un sorriso e la luce che scorgo nel suo sguardo mi lascia interdetto. E' carina quando sorride. Non ci ho mai fatto caso.

Guido fino al negozio, poi fermo l'auto nel parcheggio. "Dove siamo?" chiede.

"Hai bisogno di un divano" borbotto. Lei sembra notare solo adesso l'insegna luminosa.
"Non credi che avrei preferito scegliere io dove e quando prendere il divano?" sbotta uscendo e sbattendo la portiera.
"Attenta!" sbraito. Cazzo, pensavo le avrebbe fatto piacere. "Ho pensato che potevo dare il mio parere" ribatto tenendo a freno la lingua, perché mi sono già pentito.

Love/Hate Isaac Morris (Amo Odiarti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora