49. Daniele.

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Il tempo scorre molto lentamente.
Riprendere la routine scolastica questa volta non mi è facile e non mi entusiasma per niente.
Dopo aver vissuto un'avventura al giorno ridurre il tutto all'ansia per qualche interrogazione non è di certo il massimo.

Le domande che la gente mi fa sono sempre le stesse. Qualcuno mi riconosce per strada, qualcuno in un bar.
Io mi tengo alla larga da qualsiasi sguardo indiscreto.
Le richieste di seguirmi su Instagram aumentano a una media di 10 al giorno da qualsiasi parte del mondo e da moltissime fanpage.
Mio fratello un giorno mi guarda - Amelia sei diventata famosa.-mi dice.

Lo guardo malissimo in attesa di qualche battuta, ma lui è serio.

- ti rendi conto che da quando è uscita quella foto una decine di ragazze si sono stranamente interessate a me? Voglio dire...le ragazze si sono sempre interessate a me, guardami! Ma è un po' sospetto questo boom, no? E guarda caso tutte loro seguivano il tuo ragazzo famoso su tutti i social.

Rido - Ignazio voleva seguirti ma gli ho detto di no. Che era un po' troppo esplicito.

Annuisce - va già male così, figurati se mi avesse seguito.

Sospiro. - non ne posso più. Di tutta questa gente, di tutte le domande e di tutti gli sguardi. Me ne andrei su un'isola deserta.

Si siede anche lui al tavolo dove sto io -da sola?

- magari con Ignazio. - rido.

Ride anche lui - Sei diversa, sai?

Richiama la mia attenzione -diversa come?

- diversa. Sei...non lo so. Il fatto che tu parli apertamente di Ignazio, dei tuoi sentimenti...non lo hai mai fatto. Non con me almeno.

Lo guardo - davvero?

Lui annuisce - però mi piace questa versione di te. Ti rende più...umana.

Rido - addirittura? Ero disumana prima di Ignazio?

- non è quello che intendo scema. Eri un po' troppo...mi mancano le parole oggi. Eri troppo distaccata. Come se il mondo non aspettasse altro che una tua rivelazione per attaccarti e distruggerti. Come se tu non dovessi provare dei sentimenti. E lascia che te lo dica, eri così da quando quella tua amica di merda ha fatto ciò che ha fatto.

Lo guardo, mi sorprende che mi parli così a cuore aperto. Non lo abbiamo mai fatto ora che ci penso.
- lo credi davvero?

Alza un sopracciglio - sei sempre stata introversa. Ma quando avete litigato ti sei chiusa a riccio. Non uscivi più dalla tua camera, stavi sempre con le cuffiette. Avrei voluto trascinarti fuori, farti vivere almeno un po'. Ma se mi avvicinavo ti chiudevi ancora di più, stavi sempre sulla difensiva, ti sentivi attaccata. E quindi ho lasciato perdere. E anche mentre lo facevo capivo che era sbagliato. Ma non sapevo come trovare un punto di incontro.

Le sue parole mi colpiscono. E sarà perché in questi giorni mi sento un po' giù. Ma i miei occhi si riempiono di lacrime. Mi prende la mano attraverso il tavolo -non volevo farti stare male. -dice.

- non mi fai stare male. È che non sapevo tutto questo. Non me lo hai mai detto.

- non potevo farlo. Io e te litighiamo e facciamo pace un attimo dopo. Possiamo scherzare quanto vogliamo. Ma di sentimenti non parliamo mai.

Mi sorprendo anche io del mio gesto, ma mi ritrovo ad alzarmi dal tavolo e andare nella sua direzione.
Mi attira sulle sue ginocchia come fa a volte per scherzare mentre mi dimeno e fuggo via appena possibile, ma non stavolta. É da quando avevo sei anni e lui nove che non glielo lascio più fare.
Mi abbraccia - lo sai che ti voglio bene. Lo sai benissimo anche se non te lo dico.

Non esiste altra via, che non sia tua e mia. Ignazio Boschetto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora