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Alex's pov

Un rumore assordante mi fa alzare la testa di scatto verso la porta chiusa della mia camera. Mi stringo le ginocchia al petto mentre le guance sono ancora umide a causa delle lacrime.

I polsi mi fanno male, i lividi viola sono già affiorati sulla mia pelle. Sono nuda. Vittima dell' ennesimo abuso di mio padre, se si può definire tale.

Dei passi pesanti rimbombano sul pavimento in legno, poi la porta si spalanca. La luce mi fa socchiudere gli occhi e la sua figura mi fa venire la pelle d'oca dalla paura.

"Sei ancora lì?!" urla afferrando il mio braccio e lo tira per farmi alzare. Il cuore comincia nuovamente a battermi così forte, che dà l'impressione di voler fuggire dal mio petto. L'angoscia, il terrore mi fanno contorcere lo stomaco.

"Rivestiti porca puttana!" impreca scaraventandomi al muro. Il buio persiste nella mia stanza, ma i suoi occhi si possono vedere anche tra l'oscurità.

Annuisco tremante, prendo le mie mutandine da terra e le trascino sulle gambe.

Lo stato di imbarazzo e di vergogna in cui sono, mi fa accapponare la pelle nuovamente. Ingoio un enorme groppo nella mia gola e con lo sguardo basso, eseguo i suoi ordini.

La porta sbatte dietro di lui, mentre si allontana dal corridoio lasciandomi nuovamente da sola. Sola, in tutti i sensi. Sola con il mio schifo di corpo. Sola con la mia coscienza che urla. Sola con i miei pensieri. Sola con la mia vergogna.

**

Quando apro la porta della mia stanza, guardo a destra e poi a sinistra, come se stessi attraversando la strada. Una strada troppo larga, in cui passano milioni di macchine ed io sono sulla soglia. Ad aspettare un pò di tranquillità per passare dall'altra parte.

Quando non lo vedo, mi fiondo nel bagno e chiudo la porta a chiave. Avevo bisogno di un bagno caldo.

Mentre aspetto che la vasca si riempia, mi spoglio e poggio i vestiti accanto al lavello. Un nuovo livido cattura la mia attenzione allo specchio. Il segno di quattro dita sul mio fianco destro. Lo sfioro con la mano, ricordando l'abuso di qualche minuto prima. Mi copro il viso con le mani e mi siedo per terra, proprio accanto alla vasca, che mi fa da schienale. Il rumore dell'acqua corrente copre i miei singhiozzi stanchi. Io sono stanca. Non ce la faccio più. Sono una ragazza, non un giocattolo. Non ho mai avuto la mia adoloscenza e non potrò mai più riaverla. Su sedici anni della mia vita, cinque di questi erano stati di vergogna, di solitudine. Di violenze da parte sua. Di mancanza di una figura materna. Lei se ne era andata troppo presto. Se lei ci fosse stata, non avrebbe mai permesso tutto questo. Io avrei ancora la mia verginità e la mia adoloscenza. Ma si sa che con i 'se' e con 'ma' non si va da nessuna parte. Lei mi manca terribilmente. Piango ogni giorno per lei. Mi convincevo che la mia vita del cazzo era tutta opera mia. E lo faccio anche adesso.

**

Dopo un tempo indefinito di singhiozzi, mi faccio avvolgere dal calore dell'acqua. Al contatto i miei muscoli si rilassano leggermente.

"Alex!" urla bussando alla porta. Sussulto visibilmente e tiro la tendina per coprirmi anche se la porta era chiusa a chiave.

"cosa c'è?" la mia voce è spezzata ancora dal pianto.

"Muoviti! c'è Annie!" ma non riesce a parlare normalmente, senza urlare?

"arrivo" convinco più me stessa che Nathan ed esco da quel calore confortante.

Salve a tutti miei cari lettori/lettrici! Questo è il primo capitolo della mia nuova fanfiction! Lo scoprirete più avanti chi è il protagonista oltre a Alex :3 Non vi dico niente! :x spero moltissimo che la fanfiction piaccia a molti/e e che raggiunga un buon numero di lettori :)

Bene, sto scassando anche troppo per essere il primo capitolo :D

salve a buona notte a tutti!

-Alex

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