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Alex pov

Freddo. Sì impossessa delle mie movenze. Sono intorpidita, stesa di fianco su di un pavimento grezzo. Il cemento è sbriciolato, riesco a vedere i dettagli di quelle briciole grigie.
Chiudo gli occhi.
La testa mi gira e il battito del cuore pulsa nelle mie tempie. Ma sono completamente ferma. Dubito persino del mio respiro.
Per quanto io dia impulsi alle mie gambe di stendersi, loro rimangono paralizzate.
Cosa mi avevano fatto?

"Ben svegliata, amore" questa voce è così familiare da spaventarmi. Harry? Sei tu?

"Non riesci a muoverti, eh?" Dei passi susseguono questa frase. Vedo delle scarpe proprio davanti ai miei occhi.
La punta in gomma si appoggia sul mio fianco, dando una leggera spinta, facendo girare il mio corpo. No, non riesco a muovermi.

Riconosco la sagoma alta e slanciata, i capelli ricci gli circondano la testa. Ma non riesco a vederlo negli occhi. C'è troppo buio.

Harry, cosa mi hai fatto? Vorrei chiederglielo ma la mia bocca non si muove.

"Ti voglio raccontare una cosa" dice. Un raggio lunare illumina metà del suo viso, i suoi occhi rossi brillano nell'oscurità. Una punta bianca fuoriesce dal suo labbro superiore, spingendo in modo doloroso su quello inferiore. Vorrei toccarlo, vorrei alzarmi da quella posizione scomoda e baciarlo.
Magari urlargli anche contro, per avermi lasciato da sola con me stessa ad affrontare quella difficile esistenza in sua assenza.
Ma non ci riesco, tutto il mio corpo sembra in coma, è incredibilmente frustrante.

Harry, perché mi fai questo? Tu che avevi promesso di proteggermi, di amarmi. Mi stai distruggendo dall'interno, pezzo per pezzo. Stai mettendo alla prova il mio cuore già immensamente ferito. Perché lo stai facendo?

"Ti consiglio di ascoltare, mia cara Alex" sento che cammina dietro di me. Sì inginocchia, e mi accarezza piano i capelli. I suoi polpastrelli sono ghiacciati al contatto con la mia pelle, come del resto era sempre stato. Ma qualcosa in quei movimenti non era familiare come l'immagine davanti ai miei occhi. Qualcosa di lui, non era veritiera.
Una parte di me ripete incessamente di scappare, di non ascoltarlo, che non era in lui.
C'era la possibilità che era stato maledetto come Louis?

"Ho passato tanti, troppi anni, con quella famiglia" inizia a parlare.
Un brivido agghiacciante si abbatte sulla mia pelle, percorrendo dolorosamente la mia spina dorsale.

"Ed ho capito che mi hanno sempre mentito" sussurra vicino al mio orecchio. Il suo alito profumato mi inebria, ma non come al solito. Mi faceva paura, non mi confortava.

"Quando sei arrivata tu, ho visto in te la mia ancora di salvezza" il suo indice percorre una scia invisibile sul mio collo.

"Ti ho portata via, ti ho protetto da Nathan e i suoi seguaci" si ferma alzandosi velocemente.

"Ho ucciso per te!" La sua voce si alza improvvisamente rimbombando in quella stanza buia.
Avrei voluto scoppiare in un pianto isterico per scaricare tutto quello che stavo accumulando in quei giorni. Ma nemmeno quello riuscivo a fare.
Un forte calcio mi arriva nello stomaco. Avrei voluto piegarmi dal dolore lancinante, ma non riuscivo. Dannazione che male!

"Tutto per capire che l'unico mostro era proprio l'uomo che mi ha trasformato" vedo le sue labbra muoversi ad ogni parola.
Stava parlando di Stephan. Suo padre l'aveva trasformato lo stesso giorno in cui lo aveva fatto a Luke.

Era lui, ma non lo sembrava. Non aveva mai usato quel modo per parlare.

Prende la mia mano e la gira. Bacia il polso, accarezza il mio braccio.

"Sono sicuro che tu mi ami" sposta i miei capelli, scoprendo il mio collo.

Sì, io ti amo. Ma in questo momento l'unica emozione che sento per te è paura, non amore.

Mi prende tra le sue braccia senza alcuno sforzo. Vedo la sua pelle bianca avvicinarsi. Le sue ciglia lunghe sfiorano il mio lobo, le sue labbra che tanto amo baciano il mio collo. Ma in un modo freddo, in un modo diverso dal solito. Eppure era lui, qui con me, che mi aveva combinato chissà cosa per far sì che il mio corpo non si muovesse.

"E .." blocca i suoi movimenti.

"Sono sicuro che mi aiuterai" sento la sua bocca aprirsi e i suoi denti infilarsi nel mio collo.

Se riuscissi, porterei una mano in quel punto, magari urlando, magari dimenando i miei arti. Sbatterei i pugni per terra, stringerei i denti così tanto da farmi male. E urlerei così tanto da graffiare la gola.
Eppure rimango li, su quel pavimento sporco, immobile fuori, ma con un dolore inimmaginabile dentro.

Sento qualcosa gonfiare le mie vene, insinuarsi nei miei organi interni, stravolgendoli.
Il punto in cui Harry mi aveva morso, bruciava come se un coltello incandescente scavasse nella mia carne sempre di più.
Era una tortura, tutto questo era insopportabile.
Chiudo gli occhi, il mio petto di alza e abbassa in modo irregolare, ma oltre a quello non si possono vedere segni di sofferenza.

E spero. Spero che finisca tutto al più presto.

L'ultima cosa che percepisco, è una lacrima scivolare sulla mia tempia, fuggendo da quel dolore, da quel casino che erano le mie emozioni.


The Dark In The Light | |H.S.| |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora