58

120 8 0
                                    

Tre giorni.

Erano passati tre giorni da quando Harry era scomparso tra quei maledetti alberi.
Tre giorni in cui il mio fisico rifiutava il cibo ed il sonno. Le rassicurazioni erano sempre quelle. Vedrai che tornerà, vedrai che si accorgerà che ha sbagliato ad andarsene.

Ma lui, non era ancora tornato.

In questi lunghissimi e dolorosi giorni, la mia mente produceva degli incubi terrificanti, privandomi di quel piacere primario che sarebbe il sonno.
Non avevo fatto altro che svegliarmi immersa nelle mie stesse lacrime, urlando, e tastare il materasso. Ma non avevo trovato il solito corpo scolpito al mio fianco.

Da una parte, speravo che vedesse in che condizioni mi aveva lasciato. Non riuscivo a stare da sola, il buio mi terrorizzava.
Dormivo insieme ad Annie. Beh, lei non dormiva, ma mi faceva compagnia e mi calmava quando mi svegliavo urlando. Tre o quattro volte per notte.

"Tesoro, il pranzo è pronto" Ellen fa capolino, svegliando il mio stato di tranche sul divano. La televisione è spenta, ma io continuo a fissarla, immersa nei miei pensieri.
Perché se ne era andato? Non aveva promesso di amarmi e di proteggermi?

"Non ho fame Ellen. Scusami" e così per gli ultimi tre giorni. E lei che me lo preparava, ignorando le mie proteste. Sentivo che se mangiavo anche un boccone, avrei vomitato.

"Non puoi continuare così, Alex. Devi mangiare o cadrai per terra un giorno o l'altro" afferma sedendosi al mio fianco.
La casa è deserta. Gli altri sono tutti andati a caccia per tenersi pronti e nutriti per eventuali attacchi. Ogni giorno Stephan portava a casa un animale ad Ellen, per farla nutrire e allo stesso tempo farmi compagnia. Ma non si faceva vedere da me, si spostava nel retro del giardino e si dissetava con il sangue animale.
L'unica che stava morendo di fame, ero io. Ma non per protesta o per altro. Il mio stomaco era stretto in una morsa d'ansia, e il cibo non ci passava.

Un rumore fortissimo, simile ad un tuono, rimbomba nella casa. Mi alzo immediatamente in piedi, e a ruota lo fa anche Ellen.

"Che succede?" Chiede, camminando verso la finestra. Guarda fuori con un'espressione corrucciata. "Qui non c'è nessuno" sussurra.

"Alex, non muoverti. Vado a controllare" mi dà una dolce carezza sul braccio e scompare dietro la porta che da sul balcone.

Mi siedo ancora, guardando freneticamente attorno presa dalla paura. La mia vita era fatta di paura, lacrime e tristezza.
I giorni in cui io e Harry ci divertivamo nella nostra casa, sembrano così lontani. Eppure non erano passati più di quattro giorni.

Delle mani afferrano il mio collo e mi trascinano in piedi dietro il divano. Urlo, mi dimeno, ma la mia bocca viene coperta da fazzoletto.

"Tranquilla Alex, non sentirai alcun dolore" mi sussurra all'orecchio con una voce glaciale.
La stanza comincia a girare, i miei occhi diventano più pensanti. Uno strano odore chimico mi entra per il naso, facendomi lacrimare gli occhi.
Cosa stava succedendo?

Mi carica in braccio, senza alcuna fatica.
L'ultima cosa che vedo, è Ellen che urla disperata di non portarmi via, tenuta da due uomini alti.
Poi basta, i miei occhi si chiudono, e il buio fa capolino intorno a me.

Harry pov

"Quando ti deciderai a venire a casa?" Louis entra dalla finestra dicendo questa frase.

"Sai, c'è anche una porta" faccio un lungo tiro di sigaretta senza mai guardarlo.

"Ti ho fatto una domanda, Harry. Alex sta davvero molto male" riesce ad attirare la mia attenzione dicendo il suo nome. Lo guardo, mentre si siede accanto a me sul divano, e incrocia le gambe.

"Non mangia e non dorme da tre giorni. L'hai ferita andando via" i suoi occhi sono sinceri.

La mia mascella si irrigidisce quando chiudo i denti.
Erano tre giorni che l'avevo lasciata. Il vuoto che si era creato nel petto era colmabile solo da lei, dalla sua presenza. Non mi ero sentito così mostro nemmeno quando uccidevo per ripicca verso mio padre.
Ma lei doveva capire che poteva stare benissimo anche senza di me.
Così prima o poi mi avrebbe dimenticato, e avrebbe cambiato idea sulla sua trasformazione.
Però, la battaglia verso Nathan l'avrei fatta. Lei sarebbe stata nascosta, e non mi avrebbe visto.
Un senso di colpa mi teneva sempre compagnia, lì in agguato dietro di me, ricordandomi che l'avevo abbandonata a se stessa con la sua tristezza e le sue paure.
Insomma, mi sentivo uno stronzo.

"Pronto?" Immerso com'ero nei miei pensieri, non mi ero accorto che il telefono di Louis era squillato.

"Come? Aspetta ..." Si alza di scatto in piedi e porta una mano tra i capelli tirandoli dalla radice.

"Sì, Ellen ti prego calmati. Non ..." Si blocca all'improvviso. Lo guardo confuso spegnendo la sigaretta nel posacenere.

"Alex?" Cosa? Alex cosa? Ed è lì che mi alzo di scatto e mi avvicino a lui. Mi guarda velocemente ed un cipiglio si forma sul suo viso.

"Ma chi è stato?" Una pausa. Stacca il telefono dall'orecchio e lo guarda.

"Ellen?" Chiama poi.

"È caduta la linea. Hanno rapito Alex.
Io lo sapevo! Prima o poi doveva succedere! Se c'eri tu a proteggerla non succedeva tutto questo!" Mi spinge, i suoi occhi stanno per diventare rossi, li vedo. Ma come biasimarlo? Aveva ragione.

"Louis sai cosa succede se ti arrabbi"alzo le mani cercando di calmarlo.
Alex era stata rapita. Cazzo, ero un fottutissimo coglione!

"Cerca di muovere quel culo e venire a salvare la tua ragazza" ringhia cominciando a correre.
Salta dalla finestra ancora aperta, e scompare tra gli alberi.
Una immensa rabbia crescere dentro di me. Ero arrabbiato con me stesso, per l'idea assurda che mi era venuta.
E così, con gli occhi rossi e i denti già appuntiti, mi dirigo verso casa di mio padre.
Raggiungo Louis e lo supero. Se qualcuno mi avesse provocato, l'avrei ucciso in questo momento.

Quando usciamo dal bosco, Annie mi viene incontro. Era arrabbiata, furiosa. 

Le sue mani vanno subito sul mio petto, scaraventandomi a due metri di distanza.
Quando cerco di alzarmi, lei è subito su di me. Mi tira un calcio nello stomaco. Essendo una Neo-nata è incredibilmente più forte di me, infatti mi immobilizza con un braccio contro un tronco di un albero senza nessuna difficoltà. I miei piedi non toccano il terreno, e la sua stretta sul mio collo mi sta soffocando.

"Sei uno stronzo!" Urla a denti stretti.
Cerco di togliere la sua mano dalla mia giugulare ma è impossibile.

"A- Annie .."

"Sappi Styles" mi interrompe. Il suo respiro è affannoso.

"Qualsiasi cosa che le faranno, io lo farò a te, con gli interessi" e così mi lascia ed io cado a terra portando una mano sul collo.

"Me lo merito" dico a fatica.

"Certo che te lo meriti"






The Dark In The Light | |H.S.| |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora