Alex's pov
Harry cammina affianco a me, silenzioso. Gli unici rumori fra noi sono il vento, e la plastica delle buste che scricchiola ad ogni suo passo.
L'imbarazzo è troppo pesante per sopportarlo, non ho mai avuto un buon rapporto maschile, a causa di mio padre. Ho sempre visto solo cose negative. Ma sento che con Harry è diverso, è dolce e disponibile, apparte la rissa a cui avevo assistito la mattina a scuola.
"Hai freddo?" chiede concedendomi il suo sguardo. Sicuramente si è accorto dei miei denti che battono.
"un po'" rispondo chiudendomi ancora di più nella mia giacca.
Si ferma di scatto e appoggia le borse su una panchina, prima di togliersi il giubotto gia aperto.
"Harry, prenderai freddo!" esclamo fermandolo. Scuote la testa con un sorriso, per poi togliersi la felpa sotto la sua giacca, e porgendomela.
Non capisco come fa ad essere così rilassato anche con il vento che gli picchia addosso. Mi guarda, con addosso solo una maglietta bianca a maniche corte. Afferro l'indumento con timore e lui si rimette solo il giubotto lasciandolo aperto. Mi aiuta a liberarmi dal mio disastro di capi, e mi fa infilare la sua felpa. Ha un'odore così buono, ha il suo odore. Mi fermo un'attimo a contemplare quel profumo, e se ne accorge.
"cosa c'è?" chiede confuso.
"profuma" sorrido.
Si sposta dietro di me e mi fa infilare le maniche nelle braccia per poi abbottonarla sul mio petto.
"credo che ... ci riuscivo anche io" dico divertita. Lui ridacchia mostrando le fossette scavate, poi riafferra le buste, e ricominciamo la camminata verso casa mia.
**
"vuoi che le porto fino dentro?" chiede alzando le buste per farmele vedere.
"oh, no stai tranquillo. Ce la faccio da sola" cazzo Alex stai calma.
"pesano, e se ti cadono credo che farai un disastro tra il pomodoro e il latte" afferma divertito. Annuisco pregando mentalmente che mio padre non fosse ritornato.
Mi avvicino alla porta con le chiavi che tremano nella mia mano. Ci metto qualche secondo prima di riuscire ad aprirla, e la tengo aperta per far passare Harry.
Gli indico il bancone della cucina e appoggia le buste seguendo i miei ordini.
"vuoi qualcosa da bere o da mangiare?" chiedo raggiungendolo dopo essermi tolta la giacca. Indossavo ancora la sua felpa, e quando la vede, sorride.
"no, grazie lo stesso" risponde restando in piedi. Si porta una mano tra i capelli per poi posarla sulla nuca.
"puoi sederti, non ti mangio" lo sento ridere per poi accomodarsi nello sgabello dietro il bancone.
"magari mangerò la pasta al pomodoro che cucino fra un po', ma non te" aggiungo lanciandogli un sorriso.
"cucini?" chiede sorpreso.
"mi piace cucinare" annuncio prendendo delle padelle dal cassetto.
"anche a me piaceva cucinare" quasi sussurra.
"perchè 'piaceva'? non lo fai più?" domando. Basta Alex, mettiti del nastro isolante sulla bocca e non fare più domande.
"si, cioè no. Qualche volta" balbetta.
Merda. L'ho messo ancora di più in imbarazzo.
Annuisco versando il pomodoro in un'altra pentola, per poi aggiungerci il sale e l'origano.
"cucina italiana?" lo guardo leggermente sbalordita.
"come fai a saperlo?" chiedo sorridendo.
"ti ho detto che mi piaceva cucinare" ancora quel verbo. Ma stavolta stai zitta aggiunge la mia coscenza.
"vuoi un aiuto?" chiede avvicinandosi a me. Sento il suo respiro così vicino che mi vengono i brividi.
"se prorpio insisti" dico ridacchiando. Si toglie la giacca e la posa nella sedia. Resta con quella maglietta bianca e leggermente trasparente. Osservo come i suoi muscoli si tendono quando afferra la padella del pomodoro e lo gira usando un cucchiaio di legno.
Intanto butta gli spaghetti nell'acqua ormai bollente, e io ci aggiungo del sale grosso.
"sei bravo" lo complimento guardando mentre i suoi occhi sfrecciano da una scodella all'altra.
"grazie" sorride.
"aspetta ..." mi piego sulle ginocchia ed apro un cassetto.
"cosa devo aspettare?" domanda guardando i miei movimenti.
Estraggo un cappellino bianco da cuoco e glielo faccio vedere.
"può andare" ridacchia infilandoselo. Il buffetto bianco alla fine del cappello lo rendeva ancora più divertente. Dei riccioli ribelli saltavano d'appertutto, mentre sorrideva ancora. Giro gli spaghetti, e dopo qualche minuto li scolo.
"brava 'aiuto cuoca'" afferma facendomi l'occhiolino. Gli faccio la lingua in modo scherzoso e lui ride a quel gesto.
Versa il pomodoro nella pentola della pasta, mescola e poi ne mette una parte in un piatto.
"non mangi?" chiedo afferrando la forchetta. Scuote la testa per poi sedersi e togliersi il cappellino. I suoi capelli sono ancora più in disordine di quanto possano essere e questo mi fa ridere. Mi guarda con una faccia confusa per poi seguire la mia indicazione. Sorride mentre si passa una mano nei capelli per sistemarli il più possibile, ma senza alcun successo.
Metto la prima spaghettata in bocca per poi masticare ad ingoiare con una faccia studiosa.
"sei promosso" dico poi. Lui sorride, seguito da me. Non ce ne accorgiamo del tempo che passa, finchè non mi accorgo che fuori si è fatto buio.
"sarebbe meglio che andassi a casa" dico lavando il mio piatto.
"emh, si scusami se mi sono trattenuto troppo" dice.
"scherzi? è stata la mia 'cucinata' migliore" dico facendo le virgolette con le dita.
Lui scoppia a ridere per poi infilarsi la giacca e lasciarla aperta come il suo solito.
La porta di casa si apre facendoci scattare tutti e due.
Il sangue mi si congela nelle vene al suono del mio nome urlato da mio padre.
"dove cazzo sei!" urla ancora.
Vedo Harry che agrotta le sopracciglia e mi guarda confuso. Le sue iridi sono più scure quando io non rispondo.
Nathan fa capolino in cucina guardando con occhi sgranati me ed Harry.
"Nathan?!" chiede incredulo il riccio.
"Edward?!" domanda mio padre.
Le mani di Harry si chiudono in due pugni lungo i fianchi e la mascella si tende.
"vi conoscete?" guardo le loro espressioni di sfida. Sembra che per loro io non esista.
"Figlio si puttana!" urla mio padre prima di saltare addosso al riccio. Mollo un urlo e balzo all'indietro sbattendo sullo sgabello della cucina mentre li guardo spaventata.
L'uomo sta sopra ad Harry mentre cerca di tirargli dei pugni sul viso, ma il riccio è più veloce. Con un movimento che non sono neanche riuscita a vederlo, Harry sta sopra a Nathan e gli tira pugni in pieno viso.
"stronzo omicida!" urla il ragazzo sferrandogli l'ennesimo pugno. Poi si alza di scatto e si avvicina a me. Mi alza la manica destra della maglia mostrando la mia fasciatura.
"sei tu?! sei tu che le fai male!" il piede di Harry va in collisione con una costola di Nathan. Il rumore delle ossa che si spezzano mi rimbomba nella testa.
"Rispondi!" urla ancora più forte.
Salve! mi ammazzerete perchè ho interrotto la rissa a metà :3
hahahaa sono cattiva :3
alla prossima :)
-Alex
STAI LEGGENDO
The Dark In The Light | |H.S.| |
FanfictionE mentre lei festeggiava il suo compleanno e cresceva, io rimanevo sempre uguale. Stesso corpo, stesso aspetto esteriore, stessa voce, ma invecchiando nell'anima. -Harry Styles