Alex's pov
"mamma che prepari oggi?" chiedo sedendomi sullo sgabello troppo alto.
"spaghetti"risponde, prendendomi in braccio, e mi aiuta a sedermi sulla sedia. Mi lascia un bacio sulla guancia al quale ridacchio.
La porta d'entrata sbatte e io urlo per lo spavento mettendomi le mani sulla bocca.
"È tuo padre, corri in camera" mi sussurra all'orecchio. Obbedisco correndo per le scale. Chiudo il più piano possibile la porta e mi fiondo nell'armadio. Era il nascondiglio che usavo quando i miei genitori litigavano.
Dei passi, pesanti sul pavimento.
"Dov'è!" urla l'uomo spalancando la porta. Mi stringo le ginocchia al petto mentre comincio a piangere silenziosamente. Che avevo fatto?
"Lasciala stare Nathan!" urla mia mamma. L'anta dell'armadio si apre con un forte rumore rivelandomi a lui. I miei capelli vengono afferrati con forza mentre io comincio ad urlare. Poi vedo nero, buio. Mia mamma che non ha più forze per piangere, io stesa su un letto enorme per me.
"tesoro" si avvicina a me e mi accarezza la guancia. Slega le mie manine dalle corde e mi aiuta a mettere i vestiti.
"mamma cos'è successo?" domando in preda alle lacrime.
"mamma?" chiamo ancora. La donna scompare sotto i miei occhi e viene rimpiazzata da quel muro sporco di sangue.
La sua voce che mi sussurra 'ci vediamo presto' mi riempie la mente.
"no!" urlo cadendo per terra. "no!" ancora.
"Alex!" una voce, la sua voce. "Svegliati, è solo un sogno" la sua mano che mi accarezza la testa. Spalanco gli occhi in preda al panico, e lo vedo. È piegato su di me mentre mi guarda preoccupato. Allungo il braccio per toccarlo, per sapere se è reale. Mi afferra la mano e me l'appoggia sulla sua guancia.
"era un sogno, tranquilla" ripete con voce più bassa. Con i polpastrelli dell'altra mano, mi asciuga delle lacrime sulle guance.
Gli occhi bruciano, la testa batte continuamente. Ho caldo, troppo caldo anche per respirare.
Mi siedo reggendomi la testa con una mano, ed Harry si sposta.
"dove sono?" le pareti sono bianche. Piene di fotografie e pitture. Le tende rosse impediscono l'entreta alla luce. Un computer è appoggiato sulla scrivania affianco ad un'armadio anch'esso bianco. Sono su un letto matrimoniale, posto in mezzo alla stanza.
"a casa mia" dice sorridendo leggermente.
"no, non voglio disturbare" affermo spostando le coperte per scendere.
"devi riposare" dice fermandomi. "e non disturbi affatto" continua poi. Ho ancora la sua felpa addosso e questo mi fa sorridere. Me la tiro sul naso per assaporare quell'odore confortevole.
"che ore sono?" chiedo guardandomi in giro per cercare un orologio.
"le 11:00" risponde. Prima che potessi parlare alza un dito per fermarmi.
"ho avvertito io la scuola" esatto proprio quello Harry.
"grazie" sussurro guardandolo.
"ben svegliata!" la voce di Niall fa capolino nella stanza, seguita da lui.
"come ti senti?" chiede sedendosi sul materasso.
"meglio" rispondo sorridendo.
"Alex" dice il biondo prendendomi le mani.
"devi stare tranquilla" come ha fatto a capire? sono così orribile in faccia?
Una lacrima scende ancora dalla guancia, non me ne ero neanche accorta. Abbasso lo sguardo sulle coperte e mi asciugo l'umido sul viso.
"Niall, deve riposare" Harry gli lancia uno sguardo minatorio e il biondo si alza dalla sua postazione.
"se hai bisogno di qualcosa, ci sono" dice prima di uscire dalla porta.
Rimaniamo io ed Harry ancora da soli. Mi stendo sul letto con cautela e chiudo gli occhi. Non ho sonno ma ho bisogno di riflettere.
"ti lascio da sola" afferma Harry camminando verso la porta.
"non ... niente" dico girandomi su un fianco.
"cosa c'è?" sento il materasso piegarsi sotto il peso del ragazzo, segno che si è seduto.
"non voglio rimanere da sola" finalmente lo guardo.
"se per te non è un problema" sussurro. Scuote la testa e mi sorride dolcemente. Si toglie le scarpe e si trascina fino allo schienale del letto dove posa la schiena.
Passiamo un'ora così. A parlare come due persone normali. Mi racconta dei frammenti della sua infanzia, scopro che ha una sorella che si chiama Gemma e suo padre Stephan. Sua madre si chiamava Anne, è morta qualche anno fa,come mia mamma. Ho la sensazione che non si sia aperto così tanto con nessuno. Aveva timore a raccontare e si era bloccato più di una volta per prendere dei respiri profondi.
Mi sono sorpresa di me stessa, ho raccontato di mio padre a lui, praticamente uno sconosciuto.
Ho provato a chiedergli come si facevano a conoscere, ma ha sviato il discorso.
"quanti anni avevi quando Nathan ha abusato per la prima volta?" chiede fissando i suoi occhi sui miei. È molto diretto, ed è anche per questo che mi piace parlare con lui.
"undici" rispondo spostando gli occhi da lui. Tiene un braccio dietro la testa ed adesso è steso affianco a me.
"scusa, non volevo" si alza di scatto quando mi vede in imbarazzo.
"non ti preoccupare, non succederà più" mi prende tra le sue braccia e mi bacia i capelli.
"te lo prometto" aggiunge.
Incrocio le braccia dietro la sua schiena e lo stringo. Non volevo che se ne andasse, era la mia ancora di salvezza. Sarei rimasta un'eternità tra le sue braccia se solo avrei potuto.
**
"vuoi farti una doccia?" chiede Harry entrando nella stanza. Era pomeriggio, ero rimasta con lui per tutte quelle ore a parlare.
"si, ma non voglio disturbare"
"Non disturbi" mi assicura di nuovo.
Annuisco alzandomi dalla mia posizione seduta e seguo il riccio che mi indica il bagno.
"grazie" dico timidamente.
Mi sorride per poi sparire nel corridoio poco illuminato.
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The Dark In The Light | |H.S.| |
Fiksi PenggemarE mentre lei festeggiava il suo compleanno e cresceva, io rimanevo sempre uguale. Stesso corpo, stesso aspetto esteriore, stessa voce, ma invecchiando nell'anima. -Harry Styles