Disneyland Paris

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POV KILLIAN
Io non riesco ancora a capacitarmi di essermi fatto abbindolare in quel modo. Devo smettere di parlare di progetti e organizzazioni con mia moglie mentre siamo in intimità... finisco sempre col rimanere fregato ogni volta. Lei è furba, lei sa che mi fa questo effetto e ne approfitta ogni volta sapendo che poi la mia risposta sarà sempre si. Ecco come riuscì a farmi prendere l'aereo, chiedendomelo in un momento per me troppo delicato per capire qualsiasi altra cosa.
Era fissata per giovedì alle 13 la nostra partenza, avevamo stabilito di partire con un giorno di anticipo rispetto la nostra originale tabella di marcia in quanto il viaggio da sostenere sarebbe stato troppo lungo, otto ore salvo imprevisti, e la nostra piccolina ci avrebbe ripudiato a vita se le avessimo fatto perdere un'intera giornata. Partendo di giovedì quindi avrebbe avuto per godersi il parco divertimenti ben tre giorni: venerdì, sabato e domenica. Saremmo ripartiti domenica sera intorno alle 22:00 in modo da non perdere neanche quella giornata e in modo che la bambina potesse dormire durante il viaggio e stare tranquilla.
- Amore si può sapere che hai? È più di un'ora che sbuffi! - esclamò Emma lasciando momentaneamente il gioco che stava facendo con nostra figlia pur di distrarla dall'incessante attesa.
- Avremmo fatto prima con la mia nave! - mi lamentai - O con la magia... Si può sapere a cosa serve arrivare in aeroporto con due ore in anticipo se poi bisogna restare seduti ad aspettare?
- E' la prassi Killian, non faccio mica io le regole. Andiamo... che sarà mai aspettare un pochettino... - non le risposi e sbuffai per la millesima volta. - A meno che...
- A meno che cosa? - le dissi. Non era mani buon segno quando non terminava le frasi.
- A meno che sbuffi per altro... non è che sotto sotto hai paura dell'aereo?
- Papo no Paula! Papo colaggioso pilata! Lui no paula di niente. Belo papo? - ed eccola la mia principessina venire in mio soccorso. Ma quanto posso amarla?
- Ben detto amore di papà! Menomale che ci sei tu a difendermi!  - feci una linguaccia buffa a mia moglie e tre secondi dopo mia figlia ripetè il mio gesto facendoci ridere a crepapelle terminando così quella buffa discussione.  Giocammo con la piccina per ingannare il tempo e finalmente il nostro volo venne chiamato, stavamo ufficialmente per imbarcarci.
- Mamy è quetto l'aeleo! - chiese Chloe stringendo la mano di Emma
- Si amore, andiamo a sederci dai - andammo alla ricerca dei nostri posti. Che fortuna, eravamo capitati tutti e tre vicini. - Dove ti vuoi sedere amore? In mezzo a me e papà o vicino al finestrino?
- Io pinettrino , tu in mezzo e papo qui - indicò l'altro sedile. Dai, ero stato fortunato dopotutto... se si fosse messa al centro per otto ore non avrei potuto avere un contatto decente con mia moglie. Prendemmo posto e da lì altri minuti interminabili di attesa. Vennero spiegate le tecniche da utilizzare in caso di pericolo, le quali fecero divertire molto mia figlia in quanto, secondo lei, le hostess erano buffe, dopodiché l'aereo finalmente decollò. Se dovessi riassumere in poche parole l'esperienza di questo viaggio  la definirei stancante... non pensavo che viaggiare in aereo con una bambina piccola fosse così complicato. Non appena l'aereo decollò Chloe, spaventata da quello strano movimento, iniziò a piangere disperata gridando di voler scendere.
- Chloe tieniti stretta a me ok? Non è nulla, non devi sentirti spaventata - dissi cercando di farla calmare, si stava disperando poverina ma avevo anche paura che qualche passeggero si potesse lamentare. Non che me ne importasse in realtà molto, stavamo parlando di mia figlia dopotutto, ma volevo comunque sentire meno polemiche e lamentele possibili.
- Fa paula papo! Boglio scendele. - singhiozzò.
- Ascolta papà tesoro: quante volte mamma e papà hanno lasciato che tu fossi in pericolo?
- Mai! Boi difeso me semple semple.
- Esattamente amore mio e  anche adesso sarà così: questo è solo l'aereo che sta salendo su nel cielo per portarci dalle principesse. Vuoi vederle ancora vero?
- Ti!
- Allora cerca di star tranquilla, tra poco quando arriveremo li vicino alle nuvole questa strana sensazione svanirà .
- Me lo plometti papo?
- Te lo prometto principessa.
Smise di piangere rumorosamente ma continuò a singhiozzare abbracciata a me e tenendo stretta la mano della sua mamma. Come promesso il decollo fini e finalmente l'aereo prese la sua stabilità facendo calmare immediatamente la mia bambina. Tirai un sospiro di sollievo pensando che il peggio fosse passato e invece no! Passato il momento panico arrivò il momento entusiasmo. Guardando dal finestrino si potevano intravedere le nuvole ad un palmo dai nostri nasi e questo creò curiosità agli occhi di mia figlia che iniziò una serie di domande a raffica. " ma quelle sono nuvole? Come mai ci sono le nuvole vicino a noi? Siamo su nel cielo? Come mai non si vedono le case? Nonno riesce a vederci da lo giù? E zia! Erik? Lui vive in un castello, lui può vederci?" A queste domande se ne aggiunsero altre del tipo: "ci sono i bagni qui? Devo andare al bagno! Possiamo alzarci o dobbiamo rimanere sempre seduti? Ci sono i tavolini per mangiare? Come si mangia se non ci sono?" Sarebbe complicato pronunciare le domande come lo fece  lei ma questo è in parte il riassunto di ciò che chiese nel giro di dieci minuti. Vedevo Emma sempre di più in difficoltà in quanto la bambina aveva un tono di voce sempre più alto e lei non faceva altro che cercare di dirle di abbassare la voce per non disturbare le altre persone che erano con noi. Stranamente nessuno si lamentò delle urla di gioia della mia piccolina anzi, diventò ben presto la mascotte di quel volo. Tutti sorridevano nel sentirla parlare e qualcuno di loro le diede anche corda facendole domande e giocando con lei. Fui io quello che a metà viaggio si stranì, pensavo ci fosse solamente mia figlia come bambina su quell'aereo e invece sbagliavo. Dopo qualche ora un piccolo marmocchio che poteva avere massimo sei anni si avvicinò ai nostri sedili e guardando mia figlia le disse:
- ciao bambina lo sai che sei bellissima? Io mi chiamo Andrew, tu come ti chiami?
- Chloe con la y!
- Vuoi venire giocare con me Chloe? C'è un posto libero vicino a me e la mia mamma, puoi sederti li!
- Ei piccoletto frena un secondo! Dove vorresti portare mia figlia senza prima chiedermi il permesso? - lo guardai brutto mentre Emma se la rideva sotto sotto. Il bimbo rimase a fissarmi impaurito non sapendo cosa fare. Bene, molto bene... è questo l'effetto che voglio fare ai loro amici maschi... sia adesso che in futuro. Devono avere paura di me cosicché non faranno pazzie con loro.
- Andrew piacere di conoscerti, io mi chiamo Emma e sono la mamma di questa piccolina. Certo che può venire a giocare con te se vuole. Amore vuoi andare?
- Ti mamy! Ma tu bieni con me velo? - nonostante le ore di sedute con Archie la piccola era ancora dipendente da sua madre. Aveva paura ad allontanarsi senza di lei.
- Dove sei seduto Andrew? - gli chiese mia moglie.
- Alla terza fila dopo di voi. Proprio lì - indicò la sua mamma che lo controllava da lontano.
- Amore puoi andare anche da sola se vuoi, saremo comunque vicine e potrai tornare qui quando vorrai! L'aereo non è poi tanto grande.
- Ba bene! Boglio andale! - si fece slacciare la cintura che ancora aveva ancorata a se e andò a sedersi vicino al suo nuovo amico.
- Non guardarmi male! - mi disse Emma riferendosi al fatto che non mi aveva dato ascolto
- Lo sai che se iniziamo così controllarla da grande sarà impossibile vero?  È un maschio quello lì!
- Quello li, come lo chiami tu, è solo un bambino. Dai Killian... tutte queste storie solo perché le ho dato il permesso di andare a giocare mezzo metro lontano da noi? Non esagerare ok? Pensa invece che per un paio d'ore potremo goderci il viaggio come una vera coppia di sposi novelli. - mi baciò facendomi completamente passare tutta la gelosia che fino a pochi istanti prima aveva invaso il mio corpo. Bastava sfiorare le sue labbra per non capirci più nulla. Quella donna aveva un potere su di me allucinante e la cosa in un futuro avrebbe portato a seri guai se l'avesse usata come tattica per aiutare le sue figlie. Continuammo a baciarci incuranti del fatto che non fossimo soli su quell'aereo poi improvvisamente mi venne un'idea geniale.
- Amore, mi allontano un secondo... non mi sento tanto della quale, vado a darmi una rinfrescata in bagno. - le dissi alzandomi improvvisamente.
- Vuoi che ti faccia compagnia? - chiese allarmata - sicuro di sentirti bene?
- No tranquilla vado da solo. Faccio in un attimo...

La nostra vita insieme (Raccolta one-shot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora