Legame indissolubile (parte 3)

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POV REGINA
Come facilmente intuibile Emma non resse il colpo e cadde al suolo priva di sensi. Il medico lì presente, con l'aiuto di due infermiere, provó a rianimarla sul posto ma fu inutile, la spostarono quindi al piano di sotto per stenderla su un letto per farla stare più comoda. Killian non se la passava tanto meglio, non era svenuto ma indietreggiando passo dopo passo sprofondó su una delle panchine di quel tetro corridoio portandosi entrambe le mani alla testa con fare disperato. Non sapevo cosa fare, ero paralizzata dalla paura... possibile che non ci fosse più nulla da fare? Davvero la mia nipotina stava morendo? Chloe... quel piccolo uragano dagli occhi cielo stava per salutarci per sempre e non l'avremmo mai più rivista? No! Non poteva essere vera una cosa del genere, sicuramente i medici avevano sbagliato diagnosi; Emma e Killian morirebbero  se questo accadesse... tutti noi ne moriremmo. Calde e dolorose lacrime scesero dai miei occhi al solo pensiero di quella possibilità ma dovetti cercare di ricompormi almeno un pochino in quanto Killian stava impazzendo in preda al dolore più totale. Mi andai a sedere accanto a lui e delicatamente gli avvolsi le spalle con un braccio come a volergli dare un po' di coraggio. Quel gesto non sarebbe servito a nulla naturalmente ma qualcosa dovevo pur fare per fargli capire che non era da solo ad affrontare questa battaglia. Restai lì in silenzio fin quando un altro medico, che era da poco entrato nella stanza di Chloe, uscì:
- Siete sicuri della vostra diagnosi? - chiesi senza troppi giri di parole
- Purtroppo si. - rispose con fare dispiaciuto - 
- Voi non conosce minimamente quella bambina. È più forte di quanto voi pensiate.
- Lo spero vivamente signora. Da parte nostra purtroppo abbiamo fatto tutto il possibile, non possiamo fare altro, qualsiasi cosa le somministreremmo  adesso porterebbe solamente il suo corpo a peggiorare ancora di più e sinceramente sarebbe la vedo un po' come una crudeltà farla soffrire inutilmente. Se è  così forte come dice lei ce lo dimostrerà: ora tocca a lei.
- Vi state arrendendo quindi? - non potevo credere alle mie orecchie.
- Non ci stiamo attendendo signora, abbiamo fatto tutto il possibile deve credermi, non c'è più altro che possiamo fare... le lasceremo comunque tutte le macchine di cui ha bisogno per respirare e vedremo come reagirà. Come vi ha già  detto il mio collega giorni fa non siamo persone che danno false speranze quindi vi dico chiaramente che ci vorrebbe un miracolo. Un miracolo... in un mondo senza magia? Avrei voluto prenderlo a pugni per ogni singola orrenda parola pronunciata ma non feci nulla di tutto ciò bloccata dall'immagine che mi si presentó davanti: Killian  fece l'unica cosa che non gli avevo mai visto fare da quando lo conoscevo: pregare.
La tragica notizia giunse a Storybrooke in men che non si dica e già poche ore dopo ecco un corteo di persone provenienti proprio dalla nostra piccola cittadina venire fino in ospedale per venir a dare un piccolo ma inutile incoraggiamento ad Emma e Killian e per poter salutare la piccola principessina un'ultima volta. Vennero proprio tutti, Gold compreso, ma la cosa che mi laceró dentro fu vedere tutti i compagni di scuola di Leila e Chloe. Arrivarono anche Alice, la mamma di Killian,  e Henry i quali si precipitarono nella stanza al piano di sotto dove avevano portato Emma qualche ora prima. Due dose di calmanti non le avevano fatto nulla ed era da quando si era svegliata che continuava imperterrita a gridare il nome della sua bambina. La si poteva sentire anche da dove eravamo noi.
"Killian sono sicura che ce la farà"
" sono convinto che presto quel terremoto tornerà a farsi  sentire"
"è una bambina forte"
"fatevi coraggio"
Persi il conto di  quante frasi di quel genere ascoltai quel pomeriggio, nessuna di quelle frasi aiutó Killian, anzi... gli fece l'effetto contrario. Fortunatamente capii dai gesti del suo corpo il suo stato d'animo e chiesi al medico che teneva in cura Chloe di far tornare tutti a casa o almeno di farli uscire da quella sala...  non era ancora arrivato il momento per Emma e Killian di affrontare tutta quella  marmaglia di persone.
A rendere ancora più straziante quella giornata fu l'arrivo di Snow e David con il piccolo Liam e Leila. Leila era in condizioni peggiori di quando l'avevo vista l'ultima volta, era in braccio a suo nonno e gridava di voler vedere sua sorella. Mi faceva una tenerezza inaudita e mi sentii in dovere di fare qualcosa.
- Amore di zia, non si può andare da Chloe adesso... dispiace! - cercai di dirle con più calma possibile nonostante non me ne fosse rimasta più, ma le mie parole non sembrarono interessarle.
- Devo andare da lei zia, mi sta chiamando da ieri! Non posso non andare! È la mia sorellina... io devo...
- Cucciola per favore ascoltami: hai sognato! Tutto quello che hai visto e sentito era solo un sogno ok?
- NOOOOOOOO! NON È VEROOOOOOOOOOO!
-  Shhhhh piccolina non fare così ti prego.
- VOGLIO LA MAMMAAAAAAA! Dov'è la mia mamma? - una richiesta decisamente più fattibile e sensata.
- Leila ascoltami attentamente ok?  Dalla mamma ti ci posso portare tranquillamente però devo dirti una cosa prima di andare
- Cosa?
-  non spaventarti se la mamma sta piangendo ok? Oggi si sente un po' giù di morale.
- Ci penso io alla mia mamma zia ma dobbiamo sbrigarci perché  poi dobbiamo andare anche da Chloe. - niente da fare quel chiodo fisso non decideva ad abbandonarla e con la vista di sua mamma la cosa non cambió perché lei, a differenza di tutti noi, le diede corda. Emma Emma Emma perché dovete farvi più male di quello che state già provando? Cosa speri di ottenere permettendo a Leila di vedere Chloe? So cosa speri... ma purtroppo non succederà.
- Hai sentito papà? - disse Leila a Killian il quale era sceso momentaneamente per controllare le condizioni di sua moglie. Incredibile come nonostante fosse a pezzi riuscisse ad essere forte per lei. - Mamma ha detto che posso vedere Chloe! - neanche lui era molto contento di quel permesso ma non gli sembró il caso di contraddire l'autorità materna in un momento come questo.
- È si tesoro... ho sentito. Ascolta, vai un attimo con nonna Alice e Henry in corridoio io ti raggiungo subito.
- Insieme alla mamma?
- Si tesoro insieme alla tua mamma. - la bambina obbedì immediatamente e non appena fu certo che non li sentisse, Killian tentó di dire qualcosa a sua moglie ma lei lo anticipó.
- Deve vederla... - disse lei sapendo già a cosa voleva andare a parare suo marito.
- Non riusciamo a vederla noi in quello stato, come pensi possa riuscirci lei? -  Killian stava chiaramente piangendo.
- Deve vederla Killian... il suo subconscio le sta dicendo questo. È giusto assecondarla. Potrebbe non... non... sarebbe l'ultima volta che... - sapevamo tutti quello che stava cercando di dire ma come facilmente intuibile non ci riuscì. Neanche  Killian riuscì a restare indifferente: abbandonó i suoi pensieri, strinse in un abbraccio sua moglie e le disse:
- Come vuoi tu amore... se pensi davvero possa essere importante per lei allora va bene.
Rimasero stretti in quell'abbraccio per parecchi minuti tanto che mi sentii di troppo a stare lì. È vero che non stavano amoreggiando o cosa, stavano solamente cercando di farsi forza a vicenda, ma mi sentii comunque di troppo. Provai ad uscire per lasciargli la giusta privacy ma sulla soglia comparve il medico che teneva in cura Chloe insieme a Whale il quale alla notizia della possibile morte della bambina si era precipitato immediatamente.
- scusate l'interruzione - disse quello che era il primario - Abbiamo delle cose da dirvi.
- Whale? - esclamó sorpreso Killian.
- Mi dispiace di avervi lasciato affrontare tutto questo da soli ma non potevo lasciare l'ospedale.
- Capiamo perfettamente è la cosa più importante è  che adesso sei qui!
- Sei il suo medico, dalle  uno sguardo ti prego  e fa capire a quest'uomo che sta sbagliando. Tu sai che Chloe è forte, non può... - continuó Emma.
- Emma sono venuto qui a parlarvi proprio di questo.
- Avevo ragione io? L'hai vista? Si rimetterà? - chiese improvvisamente con gli occhi che le brillavano a quella ipotetica possibilità.
- Ho visitato personalmente la bambina senza visionare la sua cartella clinica o altro...
- E cosa hai scoperto? Parla Whale ti prego!
- Purtroppo  ciò che dice il mio collega è vero... non c'è niente che si possa fare. È arrivato il tempo di lasciarla andare.
- Lascia.... lasciarla andare? Ma che diavolo dici è?  TI RENDI CONTO OPPURE NO CHE È SOLO UNA.... - dovette aggrapparsi a suo marito per non cadere a terra di nuovo, non aveva le forze neanche per arrabbiarsi. - E'  una bambina... lei non può.... non...
- Lo so Emma e credimi se potessi tenterei anche l'impossibile se servisse a qualcosa ma non si può...
- non... non potete... non potete abbandonarla ora... non lo merita! Killian per favore fa qualcosa ti pregoooooo! - il mio cuore si laceró ulteriormente. Non avevo mai visto Emma supplicare qualcuno, la donna forte che avevo conosciuto anni fa aveva appena lasciato il posto ad una mamma in preda alla disperazione più totale. Killian non le rispose... cosa poteva fare lui? Niente se non soffrire insieme a lei. Improvvisamente la porta si aprì e apparve un ragazzetto in camice, un tirocinante credo. Aveva il fiatone quindi molto probabilmente aveva corso.
- Dottore mi scusi... -  entrambi i medici uscirono fuori dalla stanza per parlare di non so che cosa, riuscimmo a sentire solamente un: "ok grazie" prima che rientrassero nella stanza.
Dai loro sguardi capii che la notizia appena ricevuta riguardava Chloe: il primario guardó Whale come a fargli capire che doveva essere lui, in quanto di "famiglia", a dare la notizia...
- Emma... Killian, come immaginavamo i suoi valori vitali si abbassano di ora in ora. Il respiratore non è sufficiente e come avevamo previsto siamo arrivati alla soglia minima. Non so come dirvelo ma... - fece una pausa -Credo sia il caso di salire al piano di sopra per salutarla. - volevo morire... mia nipote stava sul serio per... non ebbi neanche il tempo materiale per realizzare il tutto che fui costretta a correre in soccorso di Emma e Killian i quali diedero letteralmente i numeri. Lei gridava, piangeva, insultava chiunque le andasse vicino... lui era fuori controllo: stese whale con un pugno per poi prendere a calci qualsiasi cosa gli andasse a tiro. Sapevo che non avrei potuto fare nulla per calmare quel dolore ma qualcosa dovevo pur tentare. Chiamai David che era di sopra e gli chiesi di scendere a darmi una mano. Io mi occupai di Emma mette lui di Killian. Per quanto mi riguarda non riuscii a fare nulla: Emma continua imperterrita a gridare il nome di sua figlia come se la stessero torturando mentre per quanto riguarda David, beh... ci volle un po'ma ebbe un risultato diverso dal mio. Dopo una mezz'ora abbondante ecco Killian, con gli occhi rossi e gonfi, venire verso me e sua moglie.
- Emma tesoro... - la chiamó teneramente - Dobbiamo... dobbiamo salire al piano di sopra.
-  No... io... io non... non voglio che.... kill...
- Shhhh.... so quello che stai provando. Credimi! Nessuno meglio di me lo sa. So che sembra assurdo amore mio ma dobbiamo farci forza e salire... per lei. È la nostra bambina tesoro... non merita di essere lasciata sola in questo momonto.
- Andare su significherebbe.... significherebbe dirle... dirle....
- Lo so...
- io non sono pronta... non è ora! Non dovremmo vederla... si insomma, è lei che dovrebbe vedere morire noi non il... non il contrario.
- Neanche io sono pronto... ma dobbiamo farlo: insieme. - le prese la mano - andiamo amore... ci sono io con te. - l'aiutó ad alzarsi e dopo averla stretta a se per paura che cadesse, visto il suo stato, salirono al piano di sopra. Lo seguii insieme a David. I medici avevano aperto le porte per permettere a tutti i familiari di poter salutare la bambina. C'era una fila disumana per quel corridoio, si era sparsa la notizia di una bimba di tre anni in fin di vita e ora tutti i curiosi di quell'ospedale si trovavano li. Avrei voluto incenerirli o prenderli a calci nel sedere uno per uno ma dovevo concentrarmi sui miei amici e su mia nipote, mi limitai a farli mandare via dai medici.
Lasciammo che furono Emma e Killian ad entrare per primi ma mentre Snow e David si misero ad un angolo del corridoio a distrarre Leila io feci lo sbaglio di mettermi accanto alla porta e così ascoltai quelle parole strazianti che uscirono dalle bocche dei miei amici... fu Killian il primo a parlare:

La nostra vita insieme (Raccolta one-shot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora