Gelosia pericolosa

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POV KILLIAN
- Ti dispiace ripetere? - dissi in maniera leggermente alterata verso il mio primo ufficiale.
- Ho solo eseguito gli ordini signore! - rispose con fare innocente, cosa che non era affatto - Ha dato l'ordine di cercare un nuovo membro dell'equipaggio e io...
- E tu non hai svolto il tuo compito! Spugna, come posso continuare a fidarmi di te?
- Ma signore io... ho semplicemente fatto la scelta in base...
- In base ai tuoi ormoni! - finii la sua frase anche se in maniera differente da come l'avrebbe di sicuro fatto lui. - Mi sembra di essere stato abbastanza chiaro in passato. Su questa nave sono solamente tre le donne che hanno il libero consenso di salire a bordo; tre spugna: mia moglie e le mie due figlie. Posso arrivare a contarne cinque se consideriamo Regina e mia suocera, ma finisce li. - come accidenti gli era venuto in mente di assumere una donna? - Licenziala immediatamente mi sono spiegato? - ordinai senza troppi giri di parole.
- Non credo sia possibile signor capitano perchè lei... beh ecco... si è licenziata dal suo vecchio lavoro non appena le ho comunicato la notizia di essere stata assunta. Non credo proprio che la riassumeranno.
- E con questo? Non è di certo un mio problema. Sbarazzati di lei all'istante o ne subirai le conseguenza. Non sto scherzando... fai in modo che quando sarò di ritorno lei sia già andata via. - Mi allontanai a passo sostenuto dalla mia nava e mi recai alla tavola calda di Granny per la seconda colazione della giornata con il mio amore. Non capitava spesso per via del lavoro di riuscire a vedersi anche durante la mattinata e infatti rimasi alquanto stupito che mi avesse chiamato per poterci vedere... che fosse successo qualcosa? Dovevo preoccuparmi? Tutte queste domande smisero di esistere nell'esatto momento in cui entrai nel locale e la vidi: era meravigliosa come al suo solito e per di più aveva un enorme sorriso stampato sul viso; forse non c'era nulla di cui doversi preoccupare, forse era semplicemente desiderosa di vedermi. Mi avvicinai al nostro solito tavolo e dopo aver ricambiato il sorriso la salutai con un bacio che prontamente si prestò a ricambiare.
- Eccoti finalmente! Mi sei mancato terribilmente amore! - mi disse staccandosi con difficoltà dalle mie labbra... ma che le prendeva oggi? Non è mai così sdolcinata...
- Wow!!! Siamo di buon umore questa mattina love! - sorrisi - Come mai tutte queste smancerie?
- Che c'è, deve esserci un motivo specifico se voglio passare del tempo con il mio amoruccio? - no no no... qui c'era sotto qualcosa, ne ero più che sicuro.
- Beh no però solitamente se ti chiamo a quest'ora anche solo per sentire la tua voce mi rispondi sempre a mezza bocca dicendo che stai lavorando e che non vuoi essere disturbata. Sicura che non sia successo nulla? - la guardai negli occhi cercando di scovare la verità.
- Succede che mi mancavi, è così strano da credere? - mi domandò con uno sguardo che la sapeva lunga.
- No, ma mi stai nascondendo qualcosa tesoro e sono sicuro, dai tuoi toni mielosi, che la cosa non sarà di certo di mio gradimento.
- Ma che dici... sei sempre il solito paranoico. - alzò gli occhi in aria giocosamente. - Si è vero, in teoria c'è una cosa che devo dirti, ma non centra nulla con il fatto che mi mancavi. - Lo sapevo! Lo sapevo che mi nascondeva qualcosa.
- Avanti love, spara!
- Beh ecco vedi... sai che il matrimonio di Robin e Regina è dietro l'angolo vero? Qualche giorno fa ne stavo parlando anche con mia madre e ne è venuto fuori che sarebbe carino, come da tradizione, festeggiare i suoi ultimi giorni da nubile con una piccola festicciola tutta al femminile.
- Un addio al nubilato insomma! - specificai.
- Wow! Ti stai modernizzando ogni giorno di più! Prima non sapevi neanche l'esistenza di certe usanza amore. Sono stupita!
- Spiritosa! Comunque credo sia un'ottima idea! - risposi sinceramente.
- Davvero? - chiese stupita di tale risposta.
- Beh si, non vedo dove sia il problema. Conosco sia te che tua madre e non siete certo tipi da organizzare feste all'insegna dell'alcol sfrenato e del sesso! Vai pure e divertiti, ai nostri piccoli terremoti penso io.
- Beh non ti ho ancora detto tutto a dire la verità. Non la sto organizzando io la festa e ne tantomeno mia madre - scrollò le spalle. - In vista del matrimonio è tornata in città Ruby e sai bene anche tu quanto le piace festeggiare a quella donna. L'organizzazione della festa è tutta nelle sue mani.
- In questo caso amore mio scordati di andare! Non mi piacciono le idee della lupacchiotta lo sai... di sicuro la festa sarà a tema di alcol e uomini nudi e l'accoppiata di per se non mi piace per niente. Ce ne staremo belli e tranquilli accoccolati sul divano a coccolarci e a vedere un bel film. - proposi.
- Non mi dire... sei geloso? - rise a crepapelle. - Non ti ho chiamato per chiederti il permesso amore, volevo solamente avvisarti e poi... beh anche voi maschietti dovreste organizzare una festicciola per il vostro amico non credi? Potremmo farle entrambe lo stesso giorno cosicchè non staremo più di una sera separati. - propose
- E tu vorresti farmi credere che non saresti minimamente gelosa? Mi manderesti in un locale pieno di donnine poco vestite senza nessun problema amore? - la presi in giro sapendo quanto fosse gelosa.
- Beh amoruccio caro, non per ricordartelo, ma i migliori amici di Robin siete tu e mio padre quindi posso assicurarti che avendo lui alle tue calcagna non sarò minimamente in pensiero. - piccola furbetta, aveva calcolato tutto.
- Giochi sporco signorina lo sai vero? E a te chi ti controlla?
- Ricordati che c'è mia madre...
- Allora sto proprio tranquillo guarda... - dissi ironico. - Comunque ok! Organizziamo queste feste per i nostri amici ma sappi una cosa dolcezza: come mi terrai d'occhio tu, lo farò anche io quindi sta attenta! - naturalmente lo dissi scherzando; ero geloso marcio della mia donna è vero, ma mi fidavo ciecamente di lei, cosa che speravo fosse reciproca. Lasciammo cadere li la conversazione festa e ci dedicammo finalmente alla nostra colazione. Furono minuti estremamente piacevoli e rilassanti, ma ben presto entrambi dovemmo tornare a lavoro. Le diedi un ulteriore bacio dopodichè mi avviai al porto. Salii sulla Jolly convinto che il mio primo ufficiale avesse eseguito i miei ordini e invece niente da fare, la donna era ancora li. Bene bene bene... spugna avrebbe passato un brutto quarto d'ora per aver disobbedito al suo comandante. Mi avvicinai alla donna in questione, la quale era girata di spalle intenta a pulire il ponte della mia nave, per poterle parlare e spiegare il malinteso dell'assunzione, quando senza neanche chiamarla si voltò verso di me. No! Non era possibile! Non potevo credere ai miei occhi. Ero al corrente che avesse assunto una donna, ma non avevo ancora avuto modo di incontrarla. Quella che avevo davanti non era una semplice donna, quella era una delle mie ex... una delle donne che lavoravano nella locanda ai tempi della foresta incantata... una storiella di pochi mesi a dirla tutta, niente di importante ve l'assicuro, ma era pur sempre una mia ex ed era un vero e proprio pericolo averla li. Non per me sia chiaro, ormai avevo occhi solo per mia moglie e per i miei bambini, ma proprio per mia moglie. Apparentemente davanti ai miei occhi fa sempre finta di nulla, ma io la vedo come fulmina ogni essere umano di sesso femminile che, anche se per sbaglio, posa lo sguardo su di me. Diventerebbe una iena solo all'idea di una donna qualsiasi sulla mia nave, figuriamoci una mia ex.
- Ehi Killian, ciaooo! Da quanto tempo... non ci vediamo da una vita! Ti ricordi di me vero? Sono...
- Si si, so chi sei! - le sorrisi per educazione.
- Volevo vivamente ringraziarti per avermi permesso di lavorare per te su questa nave! Il mare è una delle cose che amo di più ricordi? Era una cosa che ci accomunava ricordi? - ok stava decisamente parlando a sproposito, dovevo fermare subito quel fiume di parole.
- Emmh si però... non so come dirtelo ma credo ci sia stato un errore. Io non ho dato ordini di assumere all'interno dell'equipaggio personale di genere femminile.
- Ma come... il tuo primo ufficiale mi ha detto che sei stato proprio tu ad assumermi dopo aver visto la mia candidatura... dice che mi hai voluto fortemente. - Spugna stava cercando di essere licenziato misà.
- Il mio ufficiale ha un debole per le donne e credo che tu l'abbia colpito parecchio... purtroppo però questo non basta per tenerti qui su questa nave... mi dispiace. - dissi deciso.
- Ma Killian... io... io ho bisogno di questo lavoro!
- Mi dispiace credermi, ma come capitano di questa nave non voglio che mi si manchi di rispetto e mi si disobbedisca. Un mio dipendente ha fatto di testa sua senza la mia autorizzazione e ora purtroppo devo rimediare. Non è per te, sarebbe stato così per qualsiasi altra ragazza, ma come ho già detto non voglio un equipaggio al femminile sulla Jolly Rogers.
- Killian non... non posso perdere anche questo lavoro. Mi sono licenziata dalla locanda per essere qui, se mi sbatterai fuori resterò senza lavoro e non avrò di che vivere.
- Sono sicuro che troverai altro.
- E nel mentre cosa farò? Come crescerò mio figlio? Come lo sfamerò? E' solo un bambino di sette anni... non merita di vivere in una strada. - Aveva un figlio? caspita questo non ci voleva.
- Beh tuo marito non credo sia disoccupato, si prenderà cura lui di voi due nel mentre che troverai altro. - era scontato no? Il compito di un uomo è anche questo dopotutto: prendersi cura della propria famiglia. Emma lavora, ha sempre lavorato, ma non ci sarebbe stato nessun problema per me nel caso non avesse avuto un impiego. Perchè per quest'uomo sarebbe dovuto essere diverso?
- Io non ho un marito! Quel disgraziato mi ha piantata in asso sette anni fa non appena ha scoperto che ero incinta. La mia famiglia è composta da me e mio figlio quindi ho bisogno di questo lavoro. - Di male in peggio insomma.
- Mi dispiace, non lo sapevo... Senti, mi impegnerò personalmente a trovarti un nuovo impiego ok? Mi ci vorrà proprio per dire tanto una settimana, ma fidati, ho ottime conoscenze.
- Va bene però... posso lavorare per te almeno fin quando non avrò ottenuto altro? Ho la baby sitter da pagare e sono anche molto in ritardo...non posso permettermi il lusso di aspettare una settimana. Ti prometto che non ti creerò alcun tipo di problema ma ti prego fammi rimanere. - Per quanto avrei voluto dire di no, mi dispiaceva lasciar una donna così incasinata in mezzo ad una strada. Acconsentii a tenerla come dipendente sulla mia nave ma solo per il tempo necessario prima che riuscissi a trovarle un nuovo impiego.
Non credevo fosse così difficile trovare un lavoro sapete? Pensavo che una settimana sarebbe stata più che sufficiente... e invece? E invece ecco che dopo due settimane tenevo ancora nascosta segretamente una donna sulla mia nave. Solo i miei uomini ne erano a conoscenza ma diedi loro l'ordine di tenere la bocca cucita. Non volevo assolutamente che voci indiscrete giungessero alle orecchie di mia moglie. Lo so... era completamente sbagliato tenerla all'oscuro di una cosa del genere ma è anche vero che la conosco come le mie tasche e sapevo per certo che avrebbe dato di matto se solo lo avesse saputo. Forse se fossi andato da lei il giorno stesso in cui Spugna combinò il casino sarebbe stato diverso, mi avrebbe semplicemente chiesto di mandarla altrove e si sarebbe proposta lei in prima persona di trovarle un impiego pur di tenerla lontana da me, ma ora... sapendo che gliel'ho tenuto nascosto per tutto questo tempo sono sicuro che mi farebbe decapitare all'istante. Mi sentivo uno schifo... avevo la coscienza sporca e tornare a casa ogni sera con la consapevolezza di starle mentendo non faceva altro che farmi sentire ancora più in colpa. Ci furono dei momenti in quei quindici giorni in cui fui sull'orlo di raccontarle tutto, ma poi prontamente mi tirai sempre indietro. Avevo paura... paura di rovinare il nostro meraviglioso rapporto. Come non averne... ci eravamo fatti una promessa molti anni fa... quella di non aver segreti tra di noi. Ricordo che ci rimasi malissimo quando scoprii che mi stava nascondendo di avere delle visioni che preannunciavano la sua morte. Era la mia fidanzata, non accettavo che mi mentisse e così dopo una lunga litigata ci facemmo questa promessa... niente più segreti. Fui io il primo ad insistere su questa cosa e è uno schifo sapere che ero stato io ad aver infranto il tutto. Non volevo che immaginasse cose che non esistevano, non volevo litigare con lei, eppure ero sicuro che se le avessi confessato il tutto saremmo arrivati proprio a quel punto e credetemi è l'ultima cosa che avrei voluto.
Riuscii a convivere con quel segreto per venti giorni in tutto poi una voce dentro di me mi fece capire che mentendole avrei solamente peggiorato la situazione. Se lo avesse scoperto da sola sarebbe stata di sicuro la fine di tutto, quindi arrivai alla conclusione che forse era meglio una litigata furibonda che un divorzio assicurato.
Terminai prima il mio turno di lavoro e corsi a casa ad aspettarla. Di solito il suo turno in stazione terminava intorno alle 19:00 quindi, visto che erano ancora le 17:00, mi rilassai consapevole di avere ancora un paio d'ore per formulare un discorso di senso compiuto... si certo, come no! Non appena tornai a casa ebbi una sorpresa del tutto inaspettata: mia moglie era già li.
- Ehm... Emma, amore... ciao! - esordii sorpreso di vederla - Come mai sei già a casa? - solo in quell'esatto momento riuscii a vedere meglio il suo viso, era cupo, preoccupato... per nulla sorridente.
- Ciao Killian! Mah... nulla di preoccupante in realtà, ho solo preso un giorno di ferie! Tu piuttosto... cosa ci fai a casa così presto?
- Volevo farti una sorpresa ma credo proprio che tu l'abbia fatta a me! - sorrisi cercando di camuffare il mio stato d'agitazione. - Un giorno di ferie hai detto? Che c'è ti senti poco bene per caso? - chiesi in riferimento a ciò che mi aveva appena detto; non era da lei saltare il lavoro senza una motivazione più che valida.
- No affatto, sto bene.... o almeno fisicamente lo sono. - mmh... quella risposta non mi piaceva per niente.
- Che intendi dire?
- Beh ecco... in realtà c'è una cosa che devo dirti e non posso piu aspettare.
- Che coincidenza, anche io volevo parlare un po' con te! - parlai senza pensare... ma che idiota! Quello non era assolutamente il momento buon per affrontare l'argomento, non era la mia Emma quella che avevo davanti, non potevo di certo sputarle addosso la verità quando non era neanche del tutto in se.
- Ah si? E cosa vorresti dirmi? - chiese curiosa
- Beh ecco... io... - iniziai ma fortunatamente mi bloccò.
- No, no, no aspetta! Se non ti dispiace vorrei iniziare io... non è poi così semplice quello che ho da dirti e se non lo faccio ora non credo che avrò mai il coraggio di farlo! - era un sollievo per me non essere il primo a parlare però al tempo stesso stavo iniziando seriamente a preoccuparmi. Cosa accidenti doveva dirmi di così importante?
- Nessun problema tesoro, sono tutto orecchie.
- Bene, vieni a sedersi qui! - mi indicò il divano dove lei stessa era seduta; l'assecondai e una volta accanto a lei, istintivamente, le presi le mani tra le mie come a volerle dare coraggio. -Ieri mattina ho fatto qualcosa che non avrei dovuto fare. - disse tutto d'un fiato - Si, ecco vedi...Sono venuta a conoscenza di una cosa... una cosa che non penso ti piacerà, ma ho bisogno comunque di parlartene o potrei impazzire. - Oddio... che avesse già scoperto qualcosa? Il mio cuore iniziò a martellare all'impazzata tanta era la paura, ma feci finta di nulla e la lasciai continuare. - Avrei dovuto parlartene già ieri ma non ho avuto il coraggio di farlo.
- Mi stai facendo preoccupare tesoro lo sai vero? - più che preoccupato me la stavo facendo addosso.
- Ok, sarò breve... avevo dei dubbi e man mano che i giorni passavano questi dubbi aumentavano sempre di più! Non potevo continuare a far finta che andasse tutto bene Killian così ho preso la palla al balzo e l'ho fatto! Ho fatto il test! - Rimasi sorpreso ma al tempo stesso tirai un sospiro di sollievo. - So che avrei dovuto aspettarti per farlo, so che volevi essere presente anche tu ma...
- Shhhh è tutto ok tesoro, se ti sentivi di farlo in quel momento è giusto che tu lo abbia fatto. - bloccai il suo fiume di parole e contemporaneamente le accarezzai il viso - Allora? Il Responso? Abbiamo una nuova cameretta da pitturare? - dalla sua faccia sconvolta e dai sintomi che in quel periodo avevo avuto modo di vedere ero convintissimo che il risultato del test fosse positivo ma a quanto pare mi sbagliavo.
- No... nessuna cameretta da pitturare, il test ha dato esito negativo... - abbassò lo sguardo.
- Mi dispiace tesoro - l'abbracciai credendo che il suo sguardo cupo e malinconico fosse per questo motivo - Possiamo riprovarci se vuoi! - le dissi con gentilezza sperando di fare tornare il sorriso - Non mi piace vederti così triste.
- Io non voglio provarci Killian... mi bastando i bambini che abbiamo! Sai benissimo come la penso.
- E allora? Cos'è quel visino triste? - Domandai a quel punto non capendo.
- Tra i due eri tu quello più entusiasta della cosa e.... e..... e mi dispiace se ti ho deluso! - la vidi scoppiare in lacrime. Non mi aspettavo minimamente una confessione del genere. Pensava seriamente di avermi deluso?
- Ma scherzi tesoro? Ma cosa dici... non mi hai deluso affatto! Mi sarebbe piaciuto avere un altro bambino è vero ma è comunque vero che amo la mia vita così com'è! Non ho bisogno di un altro bambino per essere felice, nella mia vita ho già cinque tesori preziosi e questo mi basta. - Ero sincero - Ora asciugati le lacrime e stringimi forte, lo sai che odio vederti piangere! - la tenni stretta a me e aspettai che si calmasse. Avevo addirittura per un attimo dimenticato il mio piccolo problemino ma prontamente, quando meno me lo aspettavo, lei me lo ricordò.
- E tu invece? - si asciugò le lacrime e mi guardò negli occhi - Cosa avevi da dirmi? - E ora? Avrei dovuto sputare il rospo, era la cosa più giusta da fare, ma vedendola ancora provata per la sua notizia decisi di prendere la palla al balzo e scappare a gambe levate per l'ennesima volta.
- Ma niente di che amore! Era solamente una sciocchezza. Volevo informarti che abbiamo scelto il locale per l'addio al nubilato di Robin, tutto qui! - la baciai - Ora vado a preparare la cena! Hai avuto una giornata intensa amore mio, sta qui e riposati, penso a tutto io.
Mi ero finalmente deciso a parlarle e invece ho avuto talmente tanta paura della sua reazione che alla fine me la sono fatta addosso e con una stupida scusa sono fuggito. Mi ripromisi di parlarle il giorno seguente e volente o nolente questa volta lo avrei fatto. Dopotutto non stavo facendo nulla di male con quella donna quindi perché mai avrei dovuto avere paura? Andai a dormire con qualche piccolo grattacapo che mi fece riposare poco e niente quella sera, ma poi il mattino seguente arrivò. Portammo i bambini a scuola come di consueto dopodiché ognuno di noi raggiunse il proprio posto di lavoro. Fu una mattinata molto impegnativa e piena di cose da fare, i miei uomini cominciavano a perdere colpi a causa della presenza di quella donna, non lavoravano più come un tempo e di conseguenza toccò a me fare tutto il lavoro pesante. Fortunatamente ci pensò mia moglie a metà mattinata a rallegrarmi un po la giornata mandandomi un sms:

" Ti va di pranzare insieme? Non puoi capire quanto mi manchi...ho bisogno di stringerti a me!"

Quel messaggio fu pura musica e naturalmente le risposi in maniera affermativa. Mi apprestai dunque a finire il lavoro il più velocemente possibile dopodiché presi degli abiti puliti dalla mia cabina e mi chiusi in bagno per una doccia. Non potevo di certo presentarmi in quelle condizioni.
Una doccia rigenerante era proprio quello che mi ci voleva. Sarà stata l'acqua fredda o il semplice pensare a mia moglie e al fatto che presto l'avrei vista, che ogni fatica e ogni sforzo fatto poco prima venne immediatamente dimenticato. Mi asciugai i capelli semplicemente con un asciugamano, misi i pantaloni puliti e solo allora mi resi conto di aver dimenticato la camicia in cabina. Che testa! Andai a prenderla ma non appena entrai in stanza trovai, proprio accanto al mio letto Charlotte, la ragazza che ospitavo sulla mia nave. Non mi aspettavo di vederla li, il suo compito era quello di svolgere le pulizie è vero, ma ero stato molto chiaro al riguardo: alla mia cabina avevo libero accesso solamente io. Nonostante ciò però non fu tanto il fatto di trovarla li che mi sorprese, quanto il fatto che fosse mezza nuda; aveva in dosso una seplice sottana color bordeaux.
- Che... che cosa ci fai qui Charlotte? - chiesi lasciando in secondo piano il suo outfit.
- Beh... se non ricordo male... i compiti di una donna all'interno della nave sono anche altri... oggi ti ho visto particolarmente provato quindi ho pensato che magari avrei potuto aiutarti a scaricare la tensione.
- Hai pensato male! - risposi secco - Sono felicemente sposato e non ho bisogno di te per scaricare la tensione, ci pensa mia moglie a farmi sentire vivo. Non ho bisogno di altro... e ora se vuoi scusarmi vorrei finire di prepararmi. - dissi andando a sedermi sul letto per poter mettere almeno le scarpe.
- Ma dai Killian... in onore dei vecchi tempi! Cosa ti costa è? Ti piaceva il mio corpo un tempo ricordi? - si mosse sinuosa dopodichè si avvicinò maggiormente e arrivò talmente tanto vicina che riuscì a posare senza nessuna fatica una mano sulla mia spalla. Da li fu un attimo.
***
POV EMMA
Mi ero sentita terribilmente in colpa per aver fatto il test senza renderlo partecipe, ci teneva molto ad essere presente, lo sapevo benissimo, eppure nel momento esatto in cui ho deciso di farlo non ho minimamente pensato alla possibilità di chiamarlo. Non che non volessi li con me, mi avrebbe fatto enormemente piacere averlo accanto per sostenermi, ma era a lavoro e sapevo per certo che se lo avessi chiamato avrebbe trovato modo e maniera di convincermi ad aspettare la sera che lui fosse rincasato. Erano solo poche ore penserete voi, avrei potuto aspettare, ma la realtà dei fatti era ben diversa. Erano giorni che rimandavo, settimane per la precisione, dei giorni avevo dei sintomi sospetti, altri niente... " vedrai che sarà solamente un mal di stomaco passeggiero" "ma si dai... magari lo faccio domani" "deve avermi fatto male qualcosa". Ogni giorno avevo una scusa diversa per rimandare e avrei continuato così all'infinito se non si fosse aggiunto un'altro sintomo molto allarmante. Mi resi conto che i giorni di ritardo erano di gran lunga superiori alla norma. Da quando avevo partorito Liam non avevo ancora riacquistato la mia solita regolarità, ma mai ero arrivata a oltre due settimane di ritardo. Fui colta da un'improvviso attacco di panico e nulla mi avrebbe fatto calmare se non scoprire la verità. Non ci pensai due volte: presi il test dal mobiletto del bagno e senza esitazione lo feci... negativo. Per un attimo mi sentii sollevata, un quinto figlio non era esattamente nei miei programmi, Liam aveva a malapena un anno, Chloe era in una fase della sua vita molto delicata e Leila iniziava a essere una signorina ormai, ricominciare da capo per l'ennesima volta non era una cosa che in quel momento ero pronta a fare; ma poi pensai a quello che avevo appena fatto: avevo fatto il test senza mio marito e pensai che non solo avrei dovuto confessargli questa cosa, che lo avrebbe sicuramente fatto dispiacere, ma avrei dovuto anche comunicargli che non vi era nessun bambino in arrivo, cosa che lui in fondo al cuore sperava.
Confessargli il tutto non fu affatto semplice per me, mi sembrò come ammettere di aver tradito in qualche modo la sua fiducia, come se non avessi voluto renderlo partecipe di un momento così importante per la nostra famiglia. Abbassai lo sguardo e piansi, non volevo vedere il suo sguardo ferito, mi avrebbe fatto troppo male. Come ogni volta però lui mi sorprese, mi prese il viso tra le sue mani e mi invitò, con il suo aiuto, ad alzare il mio sguardo verso di lui. Mi regalò sorriso, un sorriso sincero, il sorriso che tanto amavo e come se non bastasse mi strinse a se sussurrandomi dolci parole: improvvisamente mi sentii di nuovo a casa.
Andammo a dormire molto presto quella sera e per tutta la notte lo sentii rigirarsi nel letto. Più volte mi svegliai per controllarlo, avevo paura che si sentisse poco bene, ma il suo girarsi in continuazione non era dovuto ad altro che ad un sonno disturbato. Probabilmente stava avendo un incubo. Mi strinsi a lui e continuai a dormire. Il mattino seguente, dopo aver accompagnato le piccole pesti a scuola, andai in ufficio, mi misi a lavoro ma neanche cinque minuti dopo la mia testa era già altrove. Non riuscivo minimamente a concentrarmi, più ci provavo e più pensavo ad altro. Presi una piccola pausa andando a prendere un caffè alle macchinette in fondo al corridoio dopodiché provai nuovamente a mettermi a lavoro. Niente da fare, era tutto inutile. Scrissi un messaggio a Killian chiedendogli di incontrarci per pranzo e alla sua risposta " Non vedo l'ora di vederti, ho intenzione di regalarti una pausa pranzo con i fiocchi" il mio cervello perse del tutto ogni capacità di concentrazione. Non feci altro che pensare a cosa mi avrebbe riservato il mio maritino da li a poche ore e alla fine, stanca di aspettare, decisi di raggiungerlo con netto anticipo sulla Jolly. Volevo fargli una sorpresa e chissà magari avrei avuto modo di ottenere un piccolo antipasto di quella che poi sarebbe stata la nostra vera pausa pranzo. Purtroppo però fu lui a farmi una sorpresa e a differenza di tutte quelle fatte in passato, quella non fu per nulla piacevole. Arrivai alla nave più entusiasta che mai ma non appena aprii la porta della nostra cabina per poco non morii sul colpo: mio marito era a dorso nudo, in procinto di rivestirsi, davanti ad una donna tutt'altro che vestita. Se in quel momento mi avessero strappato il cuore dal petto e lo avessero stritolato con estrema lentezza molto probabilmente avrei sentito meno dolore.
- Emma amore! - disse lui alzandosi immediatamente dal letto su cui era seduto e venendomi incontro. - Non farti mille film mentali ok? Non è come... - non lo lasciai neanche finire la frase e senza degnarlo neanche di una mezza parola, girai le spalle e cercai a passo sostenuto di uscire da quella nave nel minor tempo possibile. - Ei ei ei! Aspetta un secondo, dove stai andando è? - mi afferrò per un polso strattonandomi verso di lui e costringendomi a farmi girare. - Lo leggo dal tuo sguardo che.... ma non è come pensi... noi non.. lei...
- MI FAI SCHIFO KILLIAN! - fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca e ad essere onesti fu anche la più gentile perchè nella mia testa in quel momento si stavano facendo spazio insulti di ogni tipo.
- Emma... - anche il solo sentire la sua voce mi creava disgusto così, senza esitazione, decisi di mettere fine a tutta quella squallida sceneggiata e con un gesto della mano svanii portandomi lontano da lui.
Mi materializzai dietro il locale di Granny ma non appena misi i piedi a terrà un conato di vomito mi invase e fui costretta a rigettare tutto il contenuto del mio stomaco. Mi sentii privare di ogni forza e proprio mentre credevo di stare per svenire due braccia mi sostennero impedendomi di cadere.
- Emma! Emma ti senti bene! - anche se stordita riconobbi subito quella voce: era Ruby. - Emma mi senti? Oiiii devo chiamare aiuto? Rispondimi cavolo!
- Ru... ruby.... sto... sto bene! - mi sforzai a dire pur di non farla allarmare ulteriormente.
- Non mi pare proprio. Dai, ti porto a casa e poi semmai chiamo Killian per inforarlo così viene a farti compagia, rimarrei io ma purtroppo dovrò tornare qui per continuare il turno. - Un altro conato mi invase ma questa voi riuscii a gestirlo, mi bastava sentir pronunciare il suo nome per sentirmi male.
- La... lascialo lavorare... chiama... chiama Regina, dille di prendere i bambini da scuola e di tenerli per il pomeriggio o portarli da mamma se ha da fare. Non... non dirle niente di tutto questo. Si preoccuperebbe... voglio che stia tranquilla prima del suo matrimonio.
- Emma stai tremando come una foglia, sei bianca cadaverica e a momenti poco fa non collassavi. Se non informo Killian e non dico nulla a Regina, chi resterà a casa con te? Non sei di certo nelle condizioni per poter stare da sola. - disse più preoccupata che mai.
- Sono una donna adulta, non ho bisogno di nessun babysitter! Torno a casa da sola, tu continua a lavorare e fa finta di nulla ok?
- No Emma non... - utilizzai la magia per la seconda volta consecutiva ma questa volta mi teletrasportai direttamente a casa.
Mi buttai sul letto sfinita e piansi tutte le lacrime che avevo in corpo. Non potevo credere a quello che avevo visto. Killian e quella... in cabina... mezzi nudi!ì. Mio marito mi aveva... mi aveva... non riuscivo neanche a dirla quella parola. Pensavo che andasse tutto bene tra di noi e invece...come aveva potuto farmi questo? Come aveva potuto rovinare la mia vita e quella dei nostri figli così, senza nessuna motivazione? Non riusii a darmi nessuna spiegazione logica, continuavo a rivedere davanti ai miei occhi quell'assurda scena e inutile fu ogni tentativo di non pensarci. Mi disperai come forse non avevo mai fatto in vita mia e in un millesimo di secondo tutte le mie difese e i miei muri si rialzarono più forti di prima. Avevo creduto davvero che mi amasse... che fosse cambiato per me, per l'amore che gli avevo dimostrato e per quello che provava nei miei confronti... e invece? E invece mi sbagliavo, un pirata resta sempre un pirata... e chissà, magari quella non era neanche l'unica sgualdrina con cui ha diviso il letto. Sono stata una stupida, ho passato una vita intera a non fidarmi di nessuno e poi con il suo arrivo non ho capito più niente. Davvero pensavo di poter essere finalmente felice? Tze... stupida ingenua. I mie figli sono la mia unica felicità, l'unica cosa che di sensato quel porco ha fatto. E' per loro che non ho ancora dato fuoco all'intera città, è per loro che la Jolly Rogers e tutti quelli che sono al suo interno sono ancora illesi. Killian Jones deve ringraziare i suoi figli se ha ancora tutti gli arti al proprio posto .
Controllai il telefono che stava squillando da diverso tempo, tra chiamate e messaggi, solo per assicurarmi che non fosse nulla riguardante i miei figli. Loro non meritavano di essere ignorati. Come volevasi dimostrare però nessun messaggio da Regina, Henry o la scuola; le 35 chiamate senza risposta e i 12 messaggi ricevuti portavano il nome di una sola e unica persona: Killian Jones.

" Non ti ho tradita se è questo che pensi, sono ore che ti chiamo ti prego rispondimi, sono preoccupato"

La nostra vita insieme (Raccolta one-shot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora