Che cosa ne sarà di noi ( parte 1 )

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POV EMMA

Lo sapevo! Lo sapevo che la felicità non sarebbe potuta durare in eterno. Ma dico io perché mi sono lasciata coinvolgere così... un pirata è pur sempre un pirata, avrei dovuto immaginarmelo e invece no, mi sono lasciata sedurre come se niente fosse per poi ritrovarmi così: umiliata per la millesima volta nella mia vita. Ormai credevo non sarebbe più stato possibile ma a quanto pare sbagliavo. Devo andare via... è l'unica soluzione per evitare di fare una strage e per quanto possa essere arrabbiata e schifata in questo momento so che non sarebbe una cosa giusta radere l'intera città al suolo! Apro la valigia e senza il ben che minimo ordine iniziò a riempirla con tutte le mie cose. Finito con la mia ne preparo un'altra con tutto l'occorrente per le mie bambine. Porto tutto al maggiolino giallo dopodiché salgo in camera delle bambine per prenderle:
- Mamma... - mi disse assonnata Leila
- Amore mio alzati ok? Dobbiamo andare.
- Dove? -  aprì gli occhietti e vide il mio sguardo. Si mise subito a sedere e posò entrambe le sue manine sul mio viso - Mamma hai pianto? - domandò preoccupata.
- Amore avanti corri a togliere questo pigiamino che siamo in ritardo. - cercai di ignorare la sua domanda ma una lacrima sfuggì al mio controllo facendola preoccupare ancora di più. Era la prima volta che non riuscivo a trattenere le mie emozioni davanti a loro.
- Mammina perché stai piangendo? Che è successo? - continuò a dirmi - Non devi piangere io ti voglio bene lo sai vero? Ci sono io con te - Perfetto... chi delle due era la mamma adesso?
- Amore la mamma sta bene ma dobbiamo andare!
- Dove?
- In un bel posto amore. Corri va!
Le stavo mentendo spudoratamente e non riuscivo a capacitarmi di averlo fatto... non stavamo andando in nessun bel posto... non sapevo neanche io a dire la verità dove saremmo andate ma di sicuro dovevo uscire da questa casa. Presi Chloe , che a differenza di sua sorella non fece domande dopodiché le misi entrambe in macchina. Stavo per mettere in moto quando la voce di mia madre mi fermò:
- Dove vai così mattiniera? - mi girai per guardarla sperando di riuscire ad inventare una balla migliore di quella che avevo appena detto a Leila ma non appena i miei occhi incrociarono i suoi mi tradii e scoppiai a piangere come una bambina. - Emma amore che ti succede? - non riuscivo a parlare tanto stavo piangendo e non riuscivo ad essere lucida. Davanti a me scorrevano solamente quelle orribili immagini che avevo avuto la sfortuna di vedere questa mattina all'alba. - Vieni dai...ti porto in casa, non puoi andare da nessuna parte in queste condizioni.
- No, non viglio entrare in quella casa... non più...
- È successo qualcosa con... - si trattenne a dire il suo nome poiché entrambe le bambine stavano assistendo a quella scena. - Emm perché non venite a casa mia? Ho preparato cioccolata calda per un esercito, non riuscirò mai a finirli da sola.
- Si nonnaaaa!
- Ti toccolata!
- Andiamo allora! Guido io...
- Mamma non è necessario, davvero!
- Non sei in condizioni per guidare e poi dovunque tu stia andando penso che possa aspettare. - mi sorrise - Cedimi il posto coraggio.
***
Una volta arrivate al loft e distribuito cioccolata calda alle bambine, mia madre le fece distrarre con un nuovo cartone animato dopodiché torno in soggiorno da me.
- Allora, ora che le bambine non possono sentirci dimmi: Per cosa avete litigato questa volta?
- Non abbiamo litigato!
- Qualcosa deve pur essere successa per farti stare in questo modo.
- Credimi, non vorresti saperlo! - abbassai lo sguardo
- Amore, succede a tutte le coppie di litigare. Non penserai mica che io e tuo padre andiamo sempre d'amore e d'accordo.  Anche noi abbiamo i nostri alti e bassi.
- Non sono alti e bassi... io pensavo che andasse tutto a gonfie vele tra di noi invece mi sbagliavo...
- Ti va di raccontarmi cosa è successo? Sono sicura che ti aiuterebbe parlare un po'.
Ci pensai su ma poi decisi di raccontare amento a lei tutta la verità. Chi meglio di una madre avrebbe potuto cercare di darmi un po' di forza?
- Ok...allora...
***
Mi svegliai all'alba cosa di per se già molto strana e dopo aver tentanto inutilmente di provare a dormire abbandonai l'idea. Con il viso ancora girato verso la porta della nostra stanza allungai la mano dietro di me per sfiorare la pelle di killian ma trovai solo il gelo dall'altra parte del letto. Mi girai lentamente dato lo stato di dormiveglia e costatai che lui non c'era. Il letto dalla sua parte era completamente intatto cosa che mi fece capire che non aveva affatto dormito qui. Mi alzai per andare a prendere il mio cellulare per chiamarlo ma proprio accanto ad esso trovai un bigliettino con la sua calligrafia:
"Amore mio buongiorno... se starai leggendo questo bigliettino è perché ancora non sono rientrato a casa. Dopo che sei andata a dormire mi ha chiamato spugna per un'emergenza al porto... nulla di così eclatante non preoccuparti: le cime della nave si sono staccate con il temporale. Esco per dargli una mano. In base allora che faremo deciderò se tornare a casa e svegliarti per ... (va beh hai capito), oppure rimanere lì e tornare per la colazione. Ti amo amore mio.
Ps. sono stato poco esplicito perché Leila ha imparato a leggere e non vorrei mai che leggesse certe cose. A tra poco    killian

Non è tornato per svegliarmi e di conseguenza questo significa che la situazione si è portata per le lunghe. Pensai di preparare la colazione ma poi un'idea ben migliore balenò alla mia mente. Decisi di andare a trovarlo. Avrei preso la colazione da Granny e avremmo mangiato a bordo della Jolly godendoci l'alba. Mi aveva promesso un risveglio amoroso? Avevo tutta l'intenzione di averne uno. Prima di andare via andai in camera di Henry dicendogli di dare un'occhiata alle sue sorelline e di portarle da Granny nel caso non fossi tornata prima che lui andasse a scuola. Presi la mia inseparabile giacca dopodiché mi diressi dalla cara nonnina e successivamene al porto. Vedevo la gente guardarmi in modo strano ma non ne capivo il motivo... lo capii qualche metro più in là quando dal ponte della Jolly Rogers lo vidi: Il mio adorato maritino era intento a baciare una donna che sicuramente non ero io. Sentii una forte fitta al petto e mi sentii mancare la terra sotto i piedi ma cercai ugualmente di restare lucida. Non è possibile, pensai, killian non mi tradirebbe mai, sono io il suo vero amore e invece eccolo lì a poggiare le sue labbra e le sue mani sul corpo di quella sgualdrina. Mi avvicinai di qualche metro a passo sostenuto decisa a prenderli a sberle: prima lui e poi lei ma quando la donna in questione si voltò nella direzione dove ero io ebbi una doccia gelata. La donna in questione la conoscevo e non potevo pensare che proprio lei potesse farmi questo affronto. Non so di preciso cosa mi successe, forse la vergogna di essere vista in giro, forse la rabbia, la delusione... non so... so solo che mi ritrovai a correre verso la macchina per poi tornare immediatamente a casa.
***
- Ecco! Questo è quello che è successo... - dissi riprendendo a piangere. Mia madre mi fissava a bocca aperta per lo stupore. La conosco ormai... credo di averla lasciata quasi senza parole.
- Tesoro sei... sei  sicura di quello che hai visto? Sono accuse pesanti queste.
- Più che sicura. Quel cogl..... - presi un respiro per evitare di dire parole poco consone in quanto in casa c'erano dei minori che avrebbero potuto ascoltare - Quel demente ha buttato all'aria la nostra famiglia.
- Sa che lo hai visto?
- No e non ho intenzione di dirglielo! Sono venuta qui solamente perché mi hai incontrata.  Ho deciso di lasciare la citta.
- Hai deciso cosaaaaaaaaa????? Emma non puoi farlo! Ti ricordi come è andata a finire l'ultima volta? Le bimbe stanno bene qui a Storybrooke, non puoi allontanarle di nuovo.
- Si che posso.
- Ragiona! E con il papà che faranno?
- Non lo vedranno semplice. Meglio crescere lontani da certa gente. - constatai con disprezzo.
- Emma per quanto io ti voglia bene e possa darti ragione devo dirti che ora stai esagerando. Leila e Chloe hanno bisogno del loro papà.
- Io sono cresciuta benissimo senza un padre.
- Eri una ladruncola. Per non parlare che eri infelice.
- Quello è perchè  non avevo neanche una madre! Loro ce l'hanno, non devono preoccuparsi.
- Emma...
- No, non mi interessa! Sono figlie mie e decido io della loro vita. Le rivedrà quando il suo avvocato mi chiamerà. Ora scusami ma dobbiamo andare! - feci per alzarmi in modo tale da poter andare a prendere le bambine.
- Puoi per una volta non ragionare d'istino? - continuò imperterrita - Ok non vuoi vederlo e sono d'accordo con te ma non devi scappare. 
- Non ho altra scelta. Non posso tornare a casa mia.
- Potete restare qui. Sai che mi fa piacere.
- Mamma, siamo in tre e  con Henry che ogni tanto ci raggiunge quattro. Non ci staremmo mai tutti insieme in un loft.
- È una soluzione temporanea amore.  Leila ha scuola,  non puoi fargliela saltare così senza un modivo valito.  Devi prima capire cosa fare poi se sarà il caso la iscriversi da un'altra parte. Ora devi solo stare calma... non sei affatto lucida.
Aveva ragione, ma come essere lucidi in una situazione del genere? Come mantenere la calma quando l'uomo della tua vita, o quello che pensavi fosse l'uomo della tua vita,  ti tradisce? Le lacrime sul mio viso continuano a scendere senza controllo. Dico di essere solo arrabbiata ma chi vogliamo prendere in giro; sono triste, devastata... io lo amo cavolo ma come al solito non vengo ricambiata. E' la storia della mia vita. Dovrei esserci abituata e invece no. Pensavo forse diverso questa volta, che lui fosse diverso... ma mi sbagliavo.
- Mammina ancora piangi? - La vocina triste di Leila mi riporta alla realtà
- Amore mio non è nulla è solo una giornata un po' triste. Sto già molto meglio, non preoccuparti per me! Torna a giocare. - tento di rassicurarla.
- Sei sicura? - annuisco - Va bene! - torna nell'altra stanza.
- Hai due vambine che sono un'amore!
- Lo so... - dico orgogliosa per poi ripensare a lui. - l'unica cosa buona che ha fatto quell' imbecille....
***
POV KILLIAN.

La nostra vita insieme (Raccolta one-shot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora