Dopo l'incontro fugace con lo sconosciuto Jimin si era soffermato a pensare a lui ed al modo in cui per un istante si fosse dimenticato di quello che stava passando di così orribile, ma appena era tornato a casa di nuovo si era messo sul divano, semi-seduto come faceva ultimamente. Diceva di stare più comodo e sdraiato ci stava solamente per dormire poiché altrimenti si sarebbe sentito "troppo malato", cosa che ancora fortunatamente non era.
Era passato qualche giorno dall'ultima volta che era sgattaiolato fuori di casa per andare a rifugiarsi nella sua dimora, come se quella fosse diventata ormai la sua tana, il suo nascondiglio segreto.
Era però tornato in ospedale, nel reparto neurologico dove il dottore gli aveva dato ottime notizie, se così si potevano definire; ottime perché in quell'arco di tempo sembrava ancora tutto sotto controllo e per adesso la malattia non si era portata avanti ma questo, ovviamente, non l'aveva sollevato.
Prima o poi sarebbe arrivato l'inevitabile ed appunto, nessuno poteva far sì che non avvenisse.
Quella mattina quando si era svegliato ed aveva sceso le scale con indosso soltanto un paio di pantaloncini rossi ed una t-shirt dell'ennesimo colore, notò la madre girare velocemente per il salotto e la cucina. Sembrava stesse riordinando un po' le stanze ma per cosa se non aspettavano nessuno? O almeno, era lui che non aspettava nessuno...
"Non dovrebbe essere a lavoro?" si chiese fra sé e sé mentre la guardava vagare con fretta ed uno spolverino in mano, come se non spolverasse da due anni, cosa che invece faceva ogni giorno appena tornava da lavoro.
Prima che Jimin potesse chiederle il motivo per cui si stesse dando così tanto da fare e perché non fosse a lavoro, lei finalmente si accorse della sua presenza e gli rivolse un sorriso caloroso.-Oh Jimin! Che bel look, sembri un diavoletto stamattina, buongiorno!-
L'entusiasmo che aveva usato per parlare non trasmise nessun'emozione al figlio, se non noia e la voglia di roteare gli occhi al cielo più di una volta.
Ignorò il commento sul suo pigiama e scrollò le spalle; aveva deciso che, data la malattia la sua pelle sarebbe diventata più pallida e diafana probabilmente, perciò indossare colori accesi avrebbe contrastato e lo avrebbe reso di miglior aspetto.-Posso sapere come mai tutta questa felicità? Non sei a lavoro? E papà invece?- chiese a raffica mentre si dirigeva verso il frigo per prendere qualcosa da mangiare in modo da cucinarlo veloce ed usarlo come colazione ma subito sua madre lo raggiunse, lo fece mettere seduto e continuò lei dal punto in cui il ragazzo era rimasto. Questa volta gli occhi al cielo li alzò ed al tempo stesso sbuffò; come già detto Jimin odiava non poter essere indipendente. Fin da piccolo preferiva raggiungere i luoghi come la scuola e quella di danza attraverso i mezzi pubblici, e ora la mamma insisteva per fargli la colazione, aiutarlo a cambiarsi, in bagno...
-Perché vuoi affrettare le cose? Ancora riesco ad essere indipendente, perché mi tratti come un idiota?- chiese evidentemente irritato. Quasi non si alzò dalla sedia su cui la madre lo aveva fatto sedere, per raggiungere nuovamente la sua camera e chiudercisi dentro.
Non lo fece per il semplice fatto che il suo stomaco stava brontolando dalle sei del mattino e adesso erano solamente le nove.-Il dottore ha detto che meno sforzi fai e meglio è- rispose dunque la donna, alche Jimin si irritò ancora di più.
-Non mi sembra di aver fatto la lotta greca, mi stavo semplicemente preparando la colazione, santo cielo.-
Silenzio.
Nessuno osò dire più niente finché un piatto - con dentro del kimchi al basilico - gli si presentò davanti, allora sospirò e dopo aver preso le bacchette cominciò a spiluccare quella colazione.
Non osò neanche inchinarsi in segno di gratitudine davanti alla madre che rimase dunque offesa ma decise di non rimproverarlo, almeno per quella mattina; sapeva che si sarebbe arrabbiato ancora di più quando sarebbe venuto a sapere il motivo per cui quando si era alzato l'aveva trovata a casa ed a pulire, ma dicerto non poteva stare ancora senza dirglielo.
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Little world || jikook
Fanfictionjimin è un ragazzo semplice: ama danzare, l'arte ed essere libero. tutto sembra cambiare negativamente da un giorno all'altro e non sarà facile per lui accettarlo ma qualcuno gli farà capire che la vita vale la pena di viverla. *** AAA: questa non...